Lo stato è apparso al rione Traiano

Redazione

Sensibilità e responsabilità dei carabinieri, lì dove altri cercano il caos. Il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, Marco Minicucci, accerchiato da un centinaio di persone davanti alla caserma Pastrengo, si è tolto il cappello, in segno di rispetto e di cordoglio per la giovane vittima.

In un quartiere napoletano che da giorni è in agitazione per protestare per l’uccisione di un ragazzo che non si era fermato a un posto di blocco, il rione Traiano, in mezzo a una folla di ragazzi eccitati è apparso, improvvisamente, lo stato. Il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, Marco Minicucci, accerchiato da un centinaio di persone davanti alla caserma Pastrengo, si è tolto il cappello, in segno di rispetto e di cordoglio per la giovane vittima. Un gesto semplice, dignitoso, insieme umile e potente, il gesto di un uomo vero che rappresenta lo stato in un territorio difficile – in cui ora si protesta volentieri contro l’Arma, ma mai lo si fa contro la camorra, come ha ben ricordato un sacerdote napoletano impegnato nel contrasto alla criminalità organizzata. Il comandante Minicucci, naturalmente, non ha ceduto alle pressioni di chi vorrebbe vedere marcire in galera il carabiniere che – per quanto appurato fino a ora nei fatti – ha fatto fuoco per errore nel corso di una operazione confusa e finita tragicamente, e ancora meno ha voluto dare ragione a chi sta eccitando la piazza non per sincero dolore umano, ma per intimidire le forze dell’ordine e indurle a ridurre o rinunciare a quei posti di blocco che, a quanto pare, infastidiscono assai i malavitosi abituati a girare indisturbati. Lo stato non può e non deve cedere, ha il diritto e il dovere di presidiare la legalità anche in quartieri in cui sembra sia stata bandita ed è sempre violata e disprezzata. Questo non significa estraniarsi dal dolore comune per la morte di un ragazzo, appunto perché lo stato non è il nemico della popolazione ma rappresenta la sua unica protezione nei confronti della prepotenza, della violenza e dei crimini della criminalità organizzata.

 

Con un gesto semplice e dignitoso, privo di retorica e verbosità, il comandante Minicucci ha saputo trasmettere proprio questo messaggio e lo ha fatto arrivare a quei giovani che si erano radunati per contestare le forze dell’ordine, magari inconsapevolmente manovrati da chi trama a favore della camorra. Naturalmente un gesto non basta, resta ardua l’azione delle forze dell’ordine in una zona di frontiera, dove la prima vittima della violenza criminale, il popolo minuto, sembra invece strumentalizzabile. Impedire che un sentimento umano di dolore diventi il confine tra stato e anti-stato, mostrando che il cordoglio sincero può essere sentito anche e soprattutto da chi difende la legalità, far capire che anche quel ragazzo sarebbe ancora in vita se non si fosse fatto prendere dall’insofferenza diffusa per le leggi, è comunque importante. Anche questa volta un carabiniere ha trovato il modo sobrio ma efficace per farlo capire a chi lo vuole capire, senza cedimenti e senza arroganza.   

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