Ippolita di Majo e Mario Martone sul red carpet del Festival del Cinema di Venezia (foto LaPresse)

Hungry Leopardi

Mariarosa Mancuso

Orridi Martone e Costanzo, assai meglio quando “pilastravano la gente”. Pranzetti “very lucky” e weekend buono per i divi, tra cui Owen Wilson, Andrew Garfield, Viggo Mortenson e la star nascente Adam Driver. Per tutti, quando si reclamano divi, s’intendono quelli Usa.

IL GIOVANE FAVOLOSO di Mario Martone (concorso)
Il gobbo di Recanati. Studio matto nonché disperatissimo e “prove tecniche di siepe”: seduto sul pratino, Giacomo alza e abbassa lo sguardo, ora il panorama si vede, ora no. Vabbè, andiamo avanti. C’è la luna? Datemi un pezzo di carta che devo verseggiare sulla notte chiara e senza vento. La natura è matrigna? Ecco una statua di sabbia con i lineamenti di mammà. E’ stata dura ma siamo arrivati alla fine, ai gelati e a “La ginestra”. Anche questa costruita – sostiene Martone – come un album di figurine collezionate durante il soggiorno napoletano.

 

HUNGRY HEARTS di Saverio Costanzo (concorso)
Alba Rohrwacher – “l’attrice dalle intense interpretazioni”: questa sarebbe la sua definizione in un cruciverba – non vuole dare la carne al piccino avuto da Adam Driver (poveretto, gli fanno cantare “Tu si ’na cosa grande”, in una scena già di culto). Abbiamo passato in rassegna i film sulla follia. Solo gli horror usano grandangoli e specchi deformanti, come fa qui Saverio Costanzo. Potrebbe essere un indizio.

 

BELLUSCONE - UNA STORIA SICILIANA di Franco Maresco (Orizzonti)
Ha più idee e grinta di tutti gli altri italiani al Lido (non sarà “La trattativa” di Sabina Guzzanti a risollevare il patrio cine). “Io dico no alla violenza e no alla droga”, si vanta un cantante neomelodico con la cresta. “E no alla mafia?”, incalza la voce di Cinico TV. Mutismo, imbarazzo, si scopre che in materia esiste libertà di coscienza. L’impresario Francesco Mira detto Ciccio ha nostalgia per quando “pilastravano la gente che meritava di essere pilastrata”. E non prende neanche il Prozac come Tony Soprano.

 

THE CUT di Fatih Akin (concorso)
Polpettone in costume tra l’Armenia e gli Stati Uniti, passando per Cuba (devono avere una Film Commission che attira gli investimenti pure lì). Lo sterminio è una faccenda seria, a vedere certe divise da marinaretto scappa la risata. Il regista – nato ad Amburgo da genitori turchi – era bravo in “La sposa turca” a raccontare l’oggi e dovrebbe continuare a farlo.

 

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Weekend buono per i divi, tra cui Owen Wilson, Andrew Garfield, Viggo Mortenson e la star nascente Adam Driver. Per tutti, quando si reclamano divi, s’intendono quelli Usa. Con tutto l’amore per Al Pacino, generoso, spiritoso e disponibile, il look tamarro al cubo è sconcertante: spiky, punkish hair – come l’amica bassottina Monkey – ma con i ciocchi lunghi e unti sulla nuca; really icky. In un remake, Al è pronto per il ruolo del vecchio guitto che nei “Vitelloni” cerca di rimorchiare Alberto Sordi sulla spiaggia di notte. Per completare la tamarraggine, Pacino porta occhiali a specchio blu e fidanzata con 40 anni di meno e la di lei figlia, due strafighe argentine. Scena cult di “Trois coeurs” di Benoit Jacquot: Catherine Deneuve in pigiamotto da massaia. Una buona stella ci ha fatto incontrare Savina Confaloni, la responsabile Biennale per il rapporto con gli sponsor, una fata buona, bionda e bella. Ci ha fatto avere subito il pass per lo Studio Persol, rifugio per accreditati con salottini, wi-fi, e Moët & Chandon ghiacciato a gogò dalle 15 alle 19: comfortable, cool e con patio esterno. Domenica a gustarsi champagne e vista mare c’erano Paolo Mereghetti (Corsera) e l’inseparabile Alessandra De Luca (Avvenire). Thanks to Savina, per la prima volta in dieci anni abbiamo messo le zampe da Tino, ottimo ristorante sul mare di fronte al Casinò, assai meglio di quelli all’Excelsior in every way. Lo chef trevigiano Tino Vetturello (Ristorante Villa Tre Panoce di Conegliano Veneto) regista enogastronomico della Mostra, ci accoglie con uno squisito aperitivo, poi yummy branzino con verdure. Al momento del conto l’ufficio stampa più chic Nicoletta Billi (qui per “Tsili” di Amos Gitai e per “The Golden Era” della giurata Ann Hui), l’accattivante Sara Recordati (Gente) e il bau-bau si scoprono ospiti di Tino, a really cute guy, too. Are we lucky or what? Un solo appunto: il servizio non è veloce. Ressa sgomitante per la diva italiana Maria Grazia Cucinotta, tacco 18 con peek-a-boo toes e fasciante abito blu scollato a pois giganti bianchi, trucco e capelli anni 40. Fabiana Giacomotti, always perfectly groomed, presentava il libro a scopo benefico “Come una pin-up”, foto di Douglas Kirkland, testi di Vincenzo Mollica, editore RaiEri. In 50 pose d’epoca rifatte in studio, la formosa attrice-produttrice è sexy e innocente nella tradizione del cheesecake Usa: la sensualità femminile sdoganata, spiritosa, fun.

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