Matteo Renzi (foto LaPresse)

Renzi vola a Baghdad

Redazione

Per il generale americano David Petraeus, l’unico che a rimettere a posto l’Iraq c’era riuscito, il punto fondamentale della counterinsurgency è “esserci”. Stare a Baghdad, esserci nelle strade, fare sentire la propria presenza fisica. Il premier italiano Matteo Renzi oggi sarà in Iraq.

Per il generale americano David Petraeus, l’unico che a rimettere a posto l’Iraq c’era riuscito, il punto fondamentale della counterinsurgency è “esserci”. Stare a Baghdad, esserci nelle strade, fare sentire la propria presenza fisica. Il premier italiano Matteo Renzi, lo ha scritto ieri per primo l’Huffington Post, oggi sarà in Iraq, a Baghdad e nella capitale curda Erbil, per una visita a sorpresa, ma il suo “esserci” è rivolto a un pubblico diverso. Renzi vedrà il presidente iracheno Fuad Masum e il premier uscente Nouri al Maliki, che questa settimana ha annunciato la sua rinuncia a un nuovo incarico e ha sbloccato la transizione politica nella capitale (con le sue strategie settarie, Maliki è uno dei responsabili dei nuovi conflitti nel paese e dell’avanzata dei miliziani dello Stato islamico; il regime change a Baghdad era una delle condizioni poste dall’America per sbloccare gli aiuti).

 

Renzi incontrerà anche il nuovo uomo-chiave, il premier incaricato Haider al Abadi, e sarà uno dei primi leader occidentali a parlargli dopo la nomina. Poi si sposterà a Erbil, nel Kurdistan, dove incontrerà l’altro protagonista della campagna per salvare il paese dallo Stato islamico, il presidente dell’Autorità regionale curda Masud Barzani, e infine visiterà un campo profughi. Nelle stesse ore i ministri degli Esteri e della Difesa Mogherini e Pinotti riuniranno in seduta straordinaria le commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato per chiedere al Parlamento il sostegno all’invio di armi e aiuti umanitari all’esercito curdo che sta combattendo contro i soldati del califfo Al Baghdadi. In Iraq Renzi va di persona, con una mossa che lo fa passare per il centro della questione più urgente del medio oriente –  mentre il presidente americano Barack Obama per ora ha mandato solo il segretario di stato, John Kerry, e il premier inglese David Cameron si limita a passare in rassegna gli aiuti umanitari prima della partenza. Per l’Italia, che è entrata nel semestre europeo con la sua capacità di influenza internazionale al minimo dopo il nodo ancora non risolto della candidatura di Federica Mogherini ad Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue e i tentennamenti sulla questione ucraina (ancora lunedì Mogherini era esclusa da un vertice tra ministri degli Esteri) questo è un segno positivo. Se il Parlamento approverà gli aiuti ai curdi lo sarà ancora di più.

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