Il premier Matteo Renzi (Foto Ap)

Sulle riforme Renzi continua a mediare per superare lo stallo

Redazione

Immunità, composizione del Senato ed elezione del Presidente della Repubblica i punti nevralgici. 

Prosegue la trattativa sulle riforme istituzionali tra il governo e gli altri partiti con il premier Matteo Renzi indotto a mediare con più parti per tentare di velocizzare l'iter insieme con i relatori della riforma Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli. Gli aspetti più delicati sono senza dubbio quelli sull'immunità, l'elezione del presidente della Repubblica e la composizione del Senato. Il pacchetto di proposte su cui concordare le modifiche alla Carta costituzionale in Senato è ormai definito: il ministro Boschi ha attivato i contatti con tutti i partiti, della maggioranza e dell'opposizione, per evitare che il contingentamento dei tempi porti a un braccio di ferro senza vie di uscita. Fermo restando il "no" al Senato elettivo, la maggioranza punta a coinvolgere l'opposizione su alcune modifiche. E nelle trattative in corso c'è anche una riscrittura dell'Italicum che potrebbe piacere a Sel e a M5s. La maggioranza e il governo sperano che le modifiche su cui si sta trattando siano sufficienti ad allentare la tensione.

 

Il punto su cui Renzi non può cedere, è la trasformazione del Senato da Camera politica eletta a suffragio diretto in una Camera eletta dai Consigli regionali. Tenendo fermo questo principio, il governo è però pronto a concedere all'opposizione e ai dissidenti alcune modifiche, anche per venire incontro alle indicazioni del presidente Napolitano sulle garanzie e i contrappesi. Il primo tema è proprio la modalità di elezione del Capo dello Stato: un Senato di 100 membri consegnerebbe alla maggioranza che vince le elezioni alla Camera la possibilità di eleggersi un proprio presidente della Repubblica. Per evitare il rischio, si sta pensando di allargare la platea dei "grandi elettori" ai 73 deputati europei. Per ora Forza Italia resiste, ma a Romani e Verdini è stato fatto notare che quattro delle ultime cinque elezioni europee hanno visto gli azzurri e il Pdl sopravanzare il centrosinistra.

 

Altro tema oggetto della trattativa è la diminuzione delle firme, sia per i referendum che per le proposte di legge di iniziativa popolare: per i primi si parla di farle scendere da 800 a 700 mila e per le seconde da 250 a 150 mila, mantenendo le altre innovazioni (quorum mobile per i referendum e obbligo per la Camera di esaminare i ddl di iniziativa popolare entro sei mesi). Poi c'è l'immunità, con il governo favorevole a mantenere la sola insindacabilità (che protegge i parlamentari dai processi per le opinioni espresse nell'esercizio delle loro funzioni): su questo ci potrebbe essere il voto favorevole di Sel e M5s.

 

Altre norme sono più "tecniche" ma altrettanto importanti: una miglior definizione delle competenze legislative delle regioni, come chiede la Lega, e i poteri del Senato sul bilancio dello Stato. Ma oltre al ddl sulle riforme, nei colloqui tra maggioranza e opposizione è l'Italicum a tener banco. L'abbassamento delle tre soglie (quella interna alla coalizione, quella per i partiti che corrono da soli e quella per le coalizioni) è argomento al quale Sel è sensibile e che piace anche ai partiti piccoli della maggioranza. La grande novità in arrivo riguarda però le preferenze. Berlusconi starebbe valutando la proposta di un sistema in cui queste varrebbero per i candidati dalla seconda posizione in giù. In Senato qualcuno parla di una presenza di Renzi in Aula per dare il parere favorevole del governo agli emendamenti di modifica presentati dai relatori. Ma per il momento palazzo Chigi non conferma questo scenario.