Basta l'annuncio del calendario di Venezia per farci calare la palpebra

Mariarosa Mancuso

Giacomo Leopardi, Pier Paolo Pasolini, la trattativa stato-mafia. Peggio della cartolina da Napoli con il Vesuvio, il pino e il mandolino. Questi i film che occuperanno le pagine dei giornali, cascami da liceo classico saldamente intrecciati con l’impegno civile.

Giacomo Leopardi, Pier Paolo Pasolini, la trattativa stato-mafia. Peggio della cartolina da Napoli con il Vesuvio, il pino e il mandolino. Lo scrittore gobbo che morì mangiando troppi gelati, l’intellettuale che “sapeva ma non aveva le prove”, l’orrenda trama che sta dietro ogni turpitudine: sarà questa l’Italia schierata alla prossima Mostra di Venezia (dal 27 agosto al 6 settembre). Questi i film che occuperanno le pagine dei giornali, e pazienza se già cala la palpebra, al cospetto dei cascami da liceo classico saldamente intrecciati con l’impegno civile.

 

A prendersi cura del poeta gobbo che un tempo toccava il cuore degli adolescenti con la sua nerditudine (mai nessuno che ne ricordasse invece i pensieri sulla natura matrigna) è il regista Mario Martone con Il giovane favoloso. Abel Ferrara, dopo lo sgangheratissimo film su DSK che assalta “cameriere e cittadine”, si dedica a Pier Paolo Pasolini e alle sue partite di calcio in borgata. “La trattativa” – nel concorso Orizzonti a differenza degli altri due titoli che gareggiano per il Leone d’oro – verrà illustrata da Sabina Guzzanti. Sul manifesto, un picciotto con coppola, lupara, tricolore con la scritta Repubblica Italiana. “Il suo film più bello e più ambizioso”, si è sbilanciato il direttore Alberto Barbera (anche se, insomma, non si dovrebbe fare, alla conferenza stampa di un festival internazionale). Qualche titolo ghiotto è volato via verso il Toronto Film Festival - vale per “Inherent Vice” di Paul Thomas Anderson, tratto dal romanzo di Thomas Pynchon “Vizio di forma”, e per “The Imitation Game”, il film sulla vita del matematico Alan Turing con Benedict Cumberbatch. Un altro titolo allettante – “Gone Girl” di David Fincher, con Ben Affleck e Rosamund Pike – aprirà invece il New York Film Festival. A Venezia resta un assortimento di registi dal nome poco spendibile per portare pubblico al cinema.

 

I capolavori se ci sono si vedranno, ma è difficile acquistare punti nel circuito dei festival internazionali con un Al Pacino Day. Grande rispetto per la carriera del venerato attore, s’intende. Ma il suo film da regista – “Wilde Salome”, presentato qualche anno fa al Festival di Roma – era confuso e piuttosto imbarazzante. Al Lido, lo vedremo in “The Humbling” di Barry Levinson (tratto dal romanzo di Philip Roth “L’umiliazione”: anziano attore teatrale che ha perso la magia e si consola con un’amante lesbica) e in “Manglehorn” di David Gordon Green (ex carcerato che ricomincia come fabbro in una cittadina).

 

Per fortuna c’è qualche commedia, a partire dal film d’apertura: “Birdman or The Unexpected Virtue of Ignorance” di Alejandro Gonzales Inarritu (con l’adorabile Zach Galifianakis, oltre a Edward Norton). Commedia nera, come si conviene al regista messicano di “21 grammi”, tanti ne pesa l’anima quando si separa dal corpo. Peter Bodganovich, di nuovo in pista dopo varie tragedie familiari, prende a modello Ernst Lubitsch per il suo “She’s Funny That Way”, con Owen Wilson e Jennifer Aniston (produce Wes Anderson, che continua così l’innamoramento mitteleuropeo iniziato con “Grand Budapest Hotel”).

 

Per fortuna ci sono le bizzarrie, sparse nelle varie sezioni. “Im Keller”, il documentario di Ulrich Seidl – regista di “Canicola” – sulle cantine dei concittadini austriaci. Il film di Franco Maresco (ormai lavora da solo) “Belluscone - Una storia siciliana”. Benoît Delépine e Gustav Kervern – che stanno alla Francia come “Cinico tv” di Ciprì & Maresco stava a Palermo – portano “Near Death Experience”. Protagonista assoluto, Michel Houellebecq: abbiamo visto il trailer, e capito che lo scrittore più depresso e deprimente di Francia ha trovato la sua strada come attore comico.

 

Lo svedese Roy Andersson completa la sua trilogia dell’assurdo con “Un piccione sul ramo riflette sull’esistenza”. Fuori tempo massimo, Lars von Trier porta il secondo volume di “Nymphomaniac” versione hardcore. Meglio “Olive Kitteridge”, la miniserie tv che Lisa Chlodolenko ha tratto dal romanzo di Elizabeth Strout, con Frances McDormand e Bill Murray.

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