Rupert Murdoch (foto LaPresse)

Ma quanta fame ha lo squalo Murdoch che assalta Time Warner

Si è appena visto rifiutare un’offerta da 80 miliardi di dollari per l’acquisto di Time Warner, faccenda che sa di sconfitta soltanto per chi sottovaluta l'appetito del predatore più spericolato in circolazione

New York. L’appetito dello squalo è inesauribile, bastano poche gocce di sangue per riattivarne l’istinto predatorio. E se la preda si divincola dalle fauci, lo squalo certo non la lascia fuggire via senza provare a riacciuffarla. Lo squalo in questione, Rupert Murdoch, si è appena visto rifiutare un’offerta da 80 miliardi di dollari per l’acquisto di Time Warner – il più grande agglomerato mediatico del mondo, che ha in pancia una piattaforma via cavo, decine di network, case di produzione e il canale Hbo, gioiello che da solo vale 20 miliardi – faccenda che sa di sconfitta soltanto per chi sottovaluta la fame del predatore più spericolato in circolazione: “E’ improbabile, se non inimmaginabile che permetta che una manovra di questo calibro diventi di dominio pubblico senza avere un alto livello di fiducia nel successo finale dell’operazione”, scrive Michael Wolff, murdochologo non senza pregiudizi ma in grado di decrittare i meccanismi psicologici e commerciali del magnate. Probabilmente Murdoch sapeva dall’inizio delle trattative che Time Warner avrebbe rifiutato l’offerta, così come lo sapeva quando per la prima volta ha tentato di fagocitare il Wall Street Journal. Gli avevano sbattuto la porta in faccia, allora, salvo riaprirla con tanto di inchino qualche tempo dopo. Murdoch ha preso d’assalto Time Warner attraverso la sua 21st Century Fox, che ha offerto al gruppo guidato da Jeff Bewkes una combinazione di azioni classe A (senza diritto di voto, dettaglio fondamentale) e soldi, per un totale di circa 86 dollari per ogni azione di Time Warner, oltre il 22 per cento in più del valore del titolo prima che il New York Times diffondesse la notizia della trattativa naufragata. Dall’accordo era esclusa però la Cnn, asset che avrebbe causato un conflitto di interessi con la Fox News di Murdoch.

 

[**Video_box_2**]Il consiglio di amministrazione di Time Warner ha spiegato che l’operazione non è andata in porto per diversi ordini di motivi, fra cui “l’incertezza intorno alla valutazione delle azioni di 21st Century Fox e la sua capacità di dirigere e gestire una proprietà di queste dimensioni; poi ci sono considerevoli rischi strategici, operativi e di regolamentazione”. Il timore, insomma, è che un colosso del genere, stretto fra l’antitrust e le difficoltà gestionali, finisca  per non rendere, cosa che legittimamente preoccupa i consiglieri di Time Warner, che avrebbero ricevuto oltre metà degli 80 miliardi dello squalo in titoli. Titoli che non danno diritto di voto, si diceva, e questo è un altro classico della strategia Murdoch, sul quale difficilmente il vecchio tycoon sarà disposto a cedere. Nella logica di Murdoch l’impero è un affare di famiglia, e nella sala comandi entrano solo famigliari e collaboratori di specchiata fiducia. La 21st Century Fox ha ammesso che una trattativa c’è stata e che ora tutti i negoziati sono fermi; alcuni dicono che è soltanto un gioco delle parti, e secondo Bloomberg News il magnate è disposto ad alzare l’offerta oltre gli 86 dollari ad azione, cifra già considerevole rispetto alle quotazioni di Time Warner, un gigante che ha avuto le sue cadute. I nodi rimangono la qualità dei titoli che Murdoch può mettere sul tavolo e le garanzie sulla resistenza dell’operazione alle leggi antitrust. Comunque vada a finire, la trattativa è la prova che gli scandali, le intercettazioni, le inchieste, i divorzi, i litigi, le commissioni speciali e tutto il resto sono alle spalle. Lo squalo è di nuovo affamato. E non può lasciarsi sfuggire la preda proprio ora che sulla scena sta entrando un altro predatore di nome Google.

 

Di più su questi argomenti: