Al Bar Sport del Foglio si punta sull'Olanda (Foto La Presse)

Al Foglio va forte l'Olanda (più per le canne che per Spinoza) ma anche il culo argentino non scherza

Piero Vietti

Lungotevere Raffaello Sanzio. E’ il giorno della prima semifinale, e il Bar Sport fogliante si ritrova con qualche defezione ma la solita chiarezza di idee.

Lungotevere Raffaello Sanzio. E’ il giorno della prima semifinale, e il Bar Sport fogliante si ritrova con qualche defezione ma la solita chiarezza di idee. Si discute di Prandelli che va ad allenare in Turchia, di chi andrà in finale e delle mosse da folle del portiere olandese durante i rigori della Costa Rica. Appena finito di lucidare i bicchieri, il barman alza la testa in tempo per vedere entrare da Parigi Marina Valensise, che nonostante i suoi molteplici impegni riesce a trovare il tempo per dire telegraficamente la sua: “Prandelli? Che tristezza. Nemmeno l’eleganza di un periodo di silenzio stampa per elaborare il lutto, per spiegarsi, e per spiegare. E poi la balla che due giorni dopo il ritorno in Italia è riuscito a convincere i sei collaboratori a trasferirsi sul Bosforo? Ma scherziamo? Triste storia, tristissimo capitano (è l’allenatore, ndr) incapace e mentitore. Invece viva l’allenatore degli Orange, un vero uomo, uno tutto di un pezzo, uno che tace sul cambiamento in porta per non destabilizzare il titolare e intanto tiene in caldo lo spilungone Krul, barriera umana molto più simpatica del tedesco Neuer, mi sembra, e più fair play. Ha detto subito che il posto in porta è dell’altro. Bravo, campione serio non sgomitante, così mi piace. Brasile senza O Ney la vedo dura, ma lui CI SARA’ anche se in sedia a rotelle e per un paese di macumbe l’onda positiva che emanerà è fondamentale. Per l’Argentina bisogna capire se con l’Olonda (alla francese? ndr) giocheranno, danzeranno o si metteranno a menare le mani. Il sogno, più che la previsione, sarebbe BRA-OLA, unica perplessità l’accozzaglia di colori e poi quelle scarpette bicolore che confondono noi telespettatori, figuriamoci chi deve tirare in rete… Ma perché non se le tolgono?”. Solo Matzuzzi ha la forza di replicare: “Faranno di tutto per sbattere il Brasile in finale (meglio se contro l’Argentina). Useranno ogni mezzo, dalle macumbe degli stregoni locali alle macumbe pseudo istituzionali di Blatter, che già discetta di togliere squadre europee ai prossimi mondiali per promuovere folcloristiche quanto scarse formazioni africane e asiatiche. Quanto a Prandelli, forse è la volta buona che riuscirà a mettere qualcosa nel suo palmares, fermo sempre a zero. Nonostante le lodi e le esaltazioni che per quattro anni ce l’hanno descritto come un misto tra Herrera, Rocco, Bearzot e Pozzo. Sul portiere dell’Olanda e più in generale sull’orrida semifinale contro la Costa Rica c’è poco da dire. La mia attenzione è stata rapita per almeno 60-67 minuti dal naso piallato di Van Gaal. Sembra una specie di moai dell’Isola di Pasqua”.

 

Battistuzzi, che vorrebbe essere in Francia con Valensise, alza il calice: “L’unica cosa da dire sul portiere dell’Olanda è che è brutto, ma brutto, brutto, brutto. Io sono per la Germania in finale perché l’unica vera squadra alla vecchia maniera, ovvero che prima mena alla grande e poi cerca di segnare. E poi stravedo per Schweinsteiger, ovvero capo squadra dei maiali (letteralmente). Il Mondiale però lo vince Nibali”. Pompili fulminea: “Per maiali intendi i siluri a lenta corsa?”. Dopo questa Giuli brinda in suo onore, e lei chiede: “Tifiamo Germania, no?”. Matzuzzi, che apprezza un solo tedesco: “Tifare i tedeschi? Noi?”. Pompili: “Beh, escludo le squadre latinoamericane, quantomeno per campanilismo”. Giuli, pastorale: “Dopo la morte di Ernst Jünger non si può più tifare Germania, mi spiace”. Matzuzzi spiega a Pompili: “E’ come se a kendo i giapponesi tifassero per i coreani”. Pompili capisce, e lascia spazio al bancone per Tiliacos, che sul calcio non ci sente: “Mi piacerebbe (parlare di tifo sarebbe davvero sproporzionato), una bella finale Germania-Olanda. Anche per finirla con questa retorica latinoamericana noiosissima e molto rumorosa, ma soprattutto per ovviare allo stridìo di colori paventato da Marina Valensise nel caso di una finale Brasile-Argentina. Per quanto riguarda Prandelli, nuovo allenatore del Galatasaray Spor Kulübü (questo è infatti il nome completo del club), cioè il club del quartiere costantinopolitano di Galata, vorrei far notare che in origine quel quartiere si chiamava Pera. Un allenatore a Pera”. Giuli, un po’ più a destra: “Prandelli chi?”. Lo Prete pragmatico: “Tifo Brasile nella prima semifinale, perché tifare Germania ai quarti è già stata dura. E poi tifo Olanda fino alla fine, perché sono piccoli ed europei”. Poi hanno droga libera, prostituzione, eutanasia e matrimoni gay, fa notare il barman, il paradiso per i radicali. Valensise fa valere la cultura e aggiunge: “… e anche Spinoza e la pittura fiamminga, don’t forget”. Lo Prete sbuffa: “Legalizzare, non liberalizzare. Questa la banale differenza. #restiamoliberali”. Giuli lo appoggia: “Lasciatemi un posto (con filtro e cartina) fra i radicali pro Olanda. Merci”. Cau ha studiato, e ha un’opinione: “Dopo che Vietti mi ha spiegato cosa ha fatto il portiere dell’Olanda tifo per loro fisso”. Riecco Valensise: “Ma tra Bra e Ola per chi tifate, Lo Prete e Pompili?”. Lo Prete:” Tra Brasile e Olanda tifo Francia. Sono istituzionale, io”. Valensise è già oltre: “Tifi Olanda anche se sai già che vincerà l’Argentina contro il BRA?”. Pompili: “Eh, Marina, qui mi dicono tutti che devo tifare Olanda. Non ho scelta. Subisco il bullismo dei maschietti in redazione”. Valensise va per conto suo: “Ma il BRA ha perso O Ney, un po’ di solidarietà per BRICS no eh?”. Per fortuna arriva Crippa, che sul Mondiale ha grandi idee: “Il Brasile da Antipatico Favorito è ora diventato Il Grande Sventurato (a proposito: perché quel killer della camorra di Zuniga non lo arrestano? Attivare Saviano), dunque può implorare il Divino Risarcimento. Germania e Olanda sono le più belle, dunque devono guardarsi dalla Beffa degli Dei. L’Argentina fa vomitare, quel buongustaio del calcio di Videla li avrebbe gettati tutti a mare, al largo di Fortaleza. Ma hanno il Grande Culo (astenersi perditempo e battutisti bergogliani). Il loro sarebbe l’unico risultato ingiusto, secondo soltanto al fatto che Prandelli sia ancora a piede libero, per quanto fuori dai confini della Ue”. Brambilla, destato dal discorso di poco prima, si butta nella discussione: “Gli olandesi sono stati talmente ri-creativi che la sostituzione del portiere è stata solo un bluff di Van Gaal per intimidire il/la Costa Rica: il nuovo entrato, Krul, aveva track record da pianto (2 rigori parati su 34 in carriera, dice l’autorevole Messaggero). A maggiore ragione, per la scaltrezza del gioco di prestigio, io tiferò arancione e radicale, checché ne dica il nostro barista. Comunque Mvlp ha ragione da vendere: liberalizzare o depenalizzare non serve, o ci fai pagare le tasse o vince il crimine (cit. Economist)”. Dall’America, sconfitta ma orgogliosa, ecco Ferraresi: “Per uno strano gioco di esclusioni sono costretto a turare il mio naso anti radicale ed euroscettico e tifare Olanda, anche se ammetto che un golazo de el Trenza in finale contro gli amichetti di Blatter deneymarizzati mi tenta come suggestione. Poi sarei costretto a bere una pinta di cicuta quando Messi alza la coppa”. Valensise non ci sta: “Ferraresi parla come magni che stai a di’? A Parigi non capiscono”. Ferraresi: “Posso chiedere l’intervento della Mogherini?”. Ormai la discussione è senza controllo (“Ma quanto bevete in ’sto Bar Sport”, chiede Merlo affacciandosi dalla strada), e Crippa entra in takle come neppure Zuniga: “Messi è un bambino autistico della PlayStation. Nel caso, io tutta la vita col mio Bambino di Dio, anche solo per come prima ha purgato e poi consolato quello scherzo della geografia che si chiama Colombia”. Prima che chiudano il Foglio, il barman dichiara chiuso il Bar Sport. Prima che si abbassi la saracinesca, però, si ode ancora la voce di Crippa: “Più mojito per tutti”. (pv)

  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.