Neymar ha chiesto di poter giocare la finale ma i medici lo hanno sconsigliato. Rischierebbe la carriera (Foto La Presse)

Vincerà il Brasile perché per fortuna Neymar non c'è

Lanfranco Pace

In uno scontro in cui si dovranno fare largo a colpi di spadone e ascia, uno che recita versi in punta di fioretto è uno in meno.

Vincerà il Brasile. Perché Neymar non gioca. In uno scontro in cui si dovranno fare largo a colpi di spadone e ascia, uno che recita versi in punta di fioretto è uno in meno. Per quanto mattacchione Scolari non l’avrebbe lasciato fuori da sano, mai dunque infortunio fu più provvidenziale, la rottura della sacra vertebra rimetterà ordine in campo, nelle menti, nei cuori. Per la prima volta il Brasile non giocherà con mezzo uomo in meno per tre quarti del tempo solo perché la diva è in terra per falli veri e il più delle volte presunti. Abbiamo trattato Neymar da stella perché ne ha la posa, la storia e la disinvoltura e perché di stelle in firmamento abbiamo tutti bisogno, senza sarebbe notte fonda. In questo Mondiale però non è mai stato determinante, qualche serpentina, un paio di dribbling appariscenti, qualche colpo di tacco scenografico. Ha fatto il dovuto contro Croazia e Camerun, sa come sbloccare il risultato solo quando il Brasile è manifestamente superiore e la superiorità si traduce nello spazio che gli lasciano. Ma se la partita è in bilico, il risultato incerto, se viene marcato stretto, da vicino, messo in garde-à-vue, allora sparisce. Non ricordo una sola azione degna del nome contro la Colombia. Yepes che potrebbe quasi essere suo padre non gli ha praticamente fatto toccare palla. Quando avrebbe dovuto mettersi i compagni sulle spalle, ha fallito, vero leader virtuale per tempi virtuali. A differenza di Messi che non sarà ancora Maradona ma almeno si batte, è tignoso, mai si lascia andare, non cerca di cadere a terra e fa pure fallo se serve: i suoi li ha tirati fuori dagli impicci, ha risolto da solo la partita complicata con l’Iran e servito l’assist decisivo a Di Maria contro la Svizzera, anche se a dire il vero è stato un confetto rosa offerto da Lichtsteiner che si fa rubare banalmente palla e per la disperazione rimane aggrappato immobile alla rete della propria porta per un tempo che sembra infinito.

 

Nel caso del Brasile c’è voluta non tanto la psicologa che chissà come sarà fatta visto che quando ne parlano, tutti ammiccano e sorridono. Ma una difesa di acciaio: Cile e Colombia li hanno piegati loro, i due centrali, David Luiz e Thiago Silva. Non è una sorpresa,  hanno sempre avuto difensori da sballo, per tutti Nilton e Djalma Santos: solo che un tempo erano terzini d’ala, ora sono difensori centrali. Per dirla tutta terrei a casa anche Oscar, esile, diafano. E disseminerei il centrocampo di frombolieri dalla distanza e manganellatori di complemento: non esiterei a fare catenaccio e contropiede. Puntando non tanto su Fred che abbandonato in mezzo all’area sembra abbastanza inutile, che abbia i baffi o meno. Ma su quell’incredibile Hulk, faccia da freak e fisico straripante, quadricipiti femorali da sessanta, settanta centimetri, una roba demenziale con cui stantuffa su e giù tutto il tempo e non vede l’ora di scaraventare in rete anche il portiere avversario.

 

Vincerà il Brasile perché i figli male amati sanno sempre come riscattarsi agli occhi di genitori egoisti e ingenerosi. Si stringeranno a corte, come direbbero i nostri “giovenotti”. Sputeranno denti e polmoni come mai in passato, più europei degli europei. Trasuderanno agonismo e cattiveria, il mozzicatore uruguagio sembrerà un chierichetto al confronto.

 

Vincerà il Brasile. La Germania, che pure è abituata alla guerra, in quel continente lontano non ha mai vinto, ci perse anzi qualche nave ammiraglia. Soccomberà sul piano fisico e psicologico, lascerà sul campo le sue belle penne, a centrocampo non ha divisioni corazzate e la difesa è assai lenta, voglio vedere Lahm quanto potrà resistere al randello di Fernandinho. Dalla sua la Germania ha solo il fatto che è davvero strano essere sempre, o comunque molto spesso, in semifinale e non vincere da così tanto tempo: ma anche la statistica dovrà inchinarsi.

 

Perché vincerà il Brasile. Che ha imparato a non essere più, come diceva Gianni Brera, cicala sbruffona, non balla calcio, inebriato di sé e della propria bravura, anche se il più ciocco di loro ha sempre piedi molto più raffinati della media dei nostri. Ha imparato a soffrire, a smoccolare e se serve a lanciare la palla in tribuna, senza esitazione né vergogna. Quando tutti sognano di fare i brasiliani, il Brasile riscopre l’Italia, quella arcigna, scorbutica e gloriosa di tanti anni fa. Anche per questo vincerà.

Di più su questi argomenti:
  • Lanfranco Pace
  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.