Avraham Bendor Shalom

Addio a Bendor, eroe tragico d'Israele. Spia, giustiziere, pacifista

Giulio Meotti

Prese Eichmann, uccise terroristi sotto interrogatorio, accusò lo stato ebraico. Simbolo e paradosso di un popolo.

Roma. William Safire, in una column per il New York Times del 1987, lo definì “la leggenda dello spionaggio israeliano”. Avraham Bendor Shalom non corrispondeva però allo stereotipo della spia israeliana. Tarchiato e con gli occhiali da intellettuale, Shalom sembrava più un archivista. Gli amici lo descrivono come “una figura ascetica, quieta”, e i compagni di lavoro come “uno scialbo, anonimo”. Avraham Shalom è scomparso a 86 anni, mentre il suo paese aveva ancora il fiato sospeso per la sorte infausta dei tre studenti uccisi dai terroristi palestinesi. Un paese che Shalom ha servito per oltre sessant’anni, dove arrivò con la famiglia di ebrei viennesi prima ancora che ci fosse uno stato d’Israele.

 

Un eroe tragico, paradossale, Shalom. Si chiamava Bendor ed ebraicizzò il cognome in Shalom. Quanto ai nomi, compariva in molti modi: Abe, Abvrum, Avram, li cambiava per sfuggire, spesso, nell’anonimato. Nel commentare la sua morte, il ministro della Scienza, Yaakov Peri, che prese il posto di Shalom come capo dello Shin Bet, il servizio segreto interno, ha detto: “Se c’era uno stadio con diecimila spettatori e un terrorista, Avraham poteva indicartelo”. Shalom è il compianto padre del sistema di sicurezza israeliano. “Ha preso parte a qualsiasi operazione del servizio segreto, sempre sul campo e come uno scout”, diranno i giornali israeliani.

 

Shalom fece parte del commando israeliano di tre agenti che nel 1960 riuscì a catturare il criminale nazista Adolf Eichmann in Argentina. Shalom ebbe l’onore, assieme a Rafi Eitan, di afferrare fisicamente il cervello della “Soluzione finale del problema ebraico” quando scese dall’autobus alla periferia di Buenos Aires. Di Eichmann, austriaco come il suo sequestratore, Bendor diceva: “Pensare che quello era l’uomo che trattava gli esseri umani come le unghie era inspiegabile, è ancora inspiegabile”. “Gentile”, così Shalom definì Eichmann.

 

Shalom ereditò l’amore per la musica dalla madre, viennese e insegnante di pianoforte. La futura spia israeliana visse i giorni di terrore della Kristallnacht, la notte dei cristalli fra il 9 e il 10 novembre 1938, quando 36 ebrei sono uccisi, ventimila arrestati e vengono devastati quasi ottomila loro negozi. Nel 1946 Avraham, arrivati nella Palestina mandataria dieci anni prima, entra nei reparti militari di élite dei pionieri ebraici, il Palmach. Quattro anni dopo lo Shin Bet, gli 007 responsabili della sicurezza interna, reclutano quel giovane ebreo viennese.

 

Una carriera interna all’agenzia senza mai apparire sulla stampa e inanellando un successo dietro l’altro. Fino al 1980, quando Shalom assunse la guida del leggendario servizio di sicurezza. Nel 1984, l’autobus 300 che fa la spola fra Tel Aviv e Ashkelon viene sequestrato da quattro terroristi palestinesi. Chiedono che Israele rilasci centinaia di loro compagni. Le teste di cuoio assaltano l’autobus, liberano gli ostaggi (tranne uno, rimasto ucciso). Dei quattro terroristi, due sono ancora vivi. Gli agenti di Bendor li torchiano, vogliono informazioni per scardinare la rete terroristica pronta a compiere altri attentati. I terroristi sono sfiniti, e Shalom ordina: “Giustiziateli”. Ehud Yatom, uno degli ufficiali coinvolti, due anni dopo spiffera tutto alla stampa. Racconta con dovizia di particolari il modo in cui vennero “fatti sparire” due dei quattro palestinesi. Alla domanda se non abbia avuto problemi di coscienza nell’uccidere i due sequestratori, Yatom ha risposto: “La guerra contro i terroristi ha lo scopo di impedire l’uccisione di innocenti. Sono necessarie azioni che non si uniformano con valori etici assoluti. Non mi pento di nulla. Bendor me lo ordinò”. Era sempre stata questa la difesa di Avraham: “Nella guerra al terrore, scordatevi la morale”. Ma viene costretto a dimettersi, ottenendo in cambio il perdono del presidente Herzog.

 

Quei 150 kg di uranio

 

Torna al suo cognome originario, Bendor, e gira il mondo facendo il “consulente per la sicurezza”. Ma prima di lasciare, Shalom guida il rapimento di Mustafa Dirani, il terrorista sciita libanese che consegnò alle Guardie della rivoluzione iraniane l’aviere israeliano Ron Arad, ancora disperso. Dirani dirà di essere stato sodomizzato dagli uomini di Bendor. Ma il paradosso di questo eroe tragico sta negli ultimi anni della sua vita, quando la spia accuserà Israele di essere “diventato crudele” e che “facciamo come i tedeschi”. Shalom nel 2003 sostiene l’iniziativa di Ginevra, il più radicale dei progetti di pace con i palestinesi, praticamente il disarmo strategico dello stato ebraico.

 

Bendor se ne è andato portandosi nella tomba il suo segreto più importante. Il furto di uranio bellico, per il programma di armi atomiche di Israele, da un impianto di ritrattamento nucleare nella Pennsylvania occidentale. Si dice che Bendor abbia trafugato il prezioso materiale assieme a Rafi Eitan, suo compagno anche per il caso Eichmann, un altro pezzo di storia ebraica, l’uomo che Ariel Sharon chiamava “stinky Rafi”, Rafi il puzzone, perché in un’operazione era finito in una fogna. Dalla Numec di Apollo, un’impresa che ricicla materie nucleari, nei dieci anni fra il 1956 e il 1966 sono scomparsi 150 chili di uranio 235. Gli americani hanno sempre parlato di “perdita tecnica negli impianti”.

 

E sempre Eitan e Bendor giocarono un ruolo decisivo nel caso Jonathan Pollard, che all’epoca in cui spiava a Washington era “gli occhi e le orecchie di Israele in una zona geografica che andava dall’oceano Atlantico all’oceano Indiano”. Eitan era l’agente di collegamento di Pollard al Mossad, Bendor la spia incaricata nel depistare gli americani. Di sé diceva di essere soltanto un ebreo viennese diventato kibbutzim. Contadino.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.