Beppe Grillo e Nigel Farage si sono incontrati ieri a Strasburgo (Foto La Presse)

Sbalordire il borghese a Strasburgo con Grillo, Farage, kilt e streaming

Marianna Rizzini

“I Cinque stelle si sono dissociati”, era il passaparola su Twitter, solo che poi Beppe Grillo in persona arrivava a Strasburgo, si metteva a parlare in streaming, sorrideva a Farage e diceva “ha ragione lui!”.

Roma. Sbalordire il borghese a Strasburgo, pensa l’euroscettico nel giorno uno della nuova eurolegislatura (ieri). “Sarà un Parlamento emozionante, divertitevi”, dice, già pregustando l’effetto che fa, il leader di Ukip Nigel Farage, felice di dichiararsi ex “mosca bianca”. “Quindici anni fa eravamo pochi, ora gli euroscettici sono il 20-30 per cento”, è la frase con cui si presenta, prima di dire ai critici preventivi che i Cinque stelle si sono divisi sul gemellaggio con lui nell’Edf, sì, ma poi “lo hanno votato a larga maggioranza”, e allora le chiacchiere stanno a zero. E il borghese, sotto forma di portaborse o passante inquadrato dalle telecamere delle più varie televisioni europee, strabuzza gli occhi nel piazzale insolitamente privo di pioggia e pieno di cronisti ubriacati dal situazionismo euroscettico. Nel corso della mattinata, infatti, i parlamentari dell’Ukip si erano girati di spalle durante l’esecuzione dell’Inno alla gioia – “I Cinque stelle no!”, era stata l’immediata smentita dei grillini d’esportazione, colpiti dal titolo del Corriere della Sera che erroneamente li aveva accomunati ai “gemelli” inglesi, gli stessi che volevano dare al M5s la vicepresidenza del Parlamento europeo. “I Cinque stelle si sono dissociati”, era il passaparola su Twitter, solo che poi Beppe Grillo in persona arrivava a Strasburgo, si metteva a parlare in streaming, sorrideva a Farage e diceva “ha ragione lui!”, “l’Inno alla gioia l’hanno usato i più grandi killer della storia”, Hitler compreso – e che fosse una battuta oppure no non importava più a nessuno dei partecipanti alla riunione dell’Edf, a giudicare dalle risate corali da vecchia sit-com: sono un “comedian”, diceva Grillo, “ho dovuto cambiare forma mentis e ora devo venire qui senza neanche fare ridere”, ma poi la battuta gli scappava da tutte le parti, come pure la gag (“ma è lei il camionista svedese?”, diceva a uno; “lei è il lèttone?”, chiedeva all’altro, e poi tirava fuori persino la barzelletta di repertorio, roba che mai sarebbe stata perdonata a un Cav.: “Un inglese fa un lord, due inglesi fanno un team, tre inglesi fanno un club (risate degli astanti, ndr); un francese fa uno chansonnier, due francesi fanno un’équipe, tre francesi fanno una coppia (altre risate); un italiano fa un latin lover, due italiani fanno un casino, tre italiani fanno quattro partiti politici (boato); un tedesco fa un tedesco, due tedeschi fanno due tedeschi, tre tedeschi fanno tre tedeschi”, ed era l’apoteosi comica della giornata da Grillo-serio. “Sono venuto qui per parlare di come rifarla, questa Europa”, aveva detto infatti il “comedian”, sulle prime agli euroscettici riuniti, enumerando tutte le peripezie sue e di Farage – “ci hanno trattati da omofobi, razzisti, a  me da quasi stupratore” – e tirando fuori la corda in casa dell’impiccato: il pezzo forte (tante volte recitato in piazza) sull’Europa inutile e sprecona, dove i soldi della Ue arrivano e poi vanno chissà dove (“alla mafia”), e ancora sulla doppia sede europea che fa raddoppiare i costi, sulle commissioni che nascondono lobby e poteri forti, sulle leggi che sono fatte apposta per non essere capite, sui flussi migratori che sono affare di chi vende le armi (“Finmeccanica vende armi alla Siria?”, dice Grillo, “e allora si accolli” i costi degli sbarchi). Ce n’è per Martin Schulz (“quello che viene a fare campagna elettorale in Italia parlando male di me… stai attento Schulz, ora sono qui”), per i “bocconiani” che “non hanno capito niente” della crisi, per i bassi salari (“era meglio la schiavitù”), per l’alta tassazione (“i paradisi fiscali? Vuol dire che da qualche parte ci sono gli inferni fiscali”, dice un Grillo da nord-est, mentre il leghista vero Gianluca Buonanno si aggira per i corridoi con il burqa in testa, in nome dell’Europa dalle radici cristiane). Nella sala tutti ascoltano quel “comedian” così simpatico, in attesa della cena del gruppo propagandata da un Farage conviviale, e lui, Grillo, molto soddisfatto dalla performance, tutti li lusinga (“è lei la signora che se n’è andata dal Front national? Brava!”).
    Marianna Rizzini

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.