Dettaglio de "Arlecchino seduto" di Pablo Picasso

Ridere dei comportamenti obbligati è diritto non negoziabile

Giuliano Ferrara

I comportamenti degli uomini, specie quelli prevalenti e socialmente obbligati, sono buffi, e qualcuno che li castighi ridendo ci vorrà pure, dice una saggezza secolare.

Castigat ridendo mores è l’iscrizione apposta da Santolius, poeta neolatino del Seicento, sul busto di un Arlecchino introdotto in Francia con i suoi commedianti italiani dal cardinal Mazarino. Il Modus Ridanciano o Zeitgeist Lepido ha dunque i suoi lombi, il suo quarto di nobiltà. I comportamenti degli uomini, specie quelli prevalenti e socialmente obbligati, sono buffi, e qualcuno che li castighi ridendo ci vorrà pure, dice una saggezza secolare.

 

Ho molestato con garbo il nostro amico Manconi, ma invano. Gli avevo chiesto conto in due righe della sua opinione su un comportamento, più che buffo, grottesco. Il Senato della Repubblica, istituzione in via di ristrutturazione alla quale Manconi appartiene, era stato sollecitato da Carlo Giovanardi, collega di laticlavio del Manconi, a discutere i passaggi buffi (o si dice scabrosi?) di un romanzo di Melania Mazzucco dato in pasto ai liceali del Giulio Cesare di Roma. Sono storie d’amore e di pompini fra compagni di scuola, niente di così scandaloso in sé, siamo uomini di mondo, connotate però da un sentimentalismo educativo particolarmente insinuante. Titolo del romanzo è: Sei come sei, insomma dilige et quod vis fac, ama e fa’ ciò che vuoi, secondo la lectio facilior di un agostinismo da balera o da discoteca. I pompini vanno anche bene, è l’amore familiare consortile espresso da quella letteratura della disinibizione che ha qualcosa di ripugnante, almeno nella scuola dei Promessi sposi. Ripugnante forse è troppo, ma grottesco o buffo ci sta tutto. Fatto si è che il presidente del Senato, il dottore Piero Grasso, impedì all’atto di sindacato ispettivo del parlamentare Giovanardi di essere letto e accettato in Aula: le espressioni erano troppo grevi per essere scrutinate da attempati senatori e da gentili senatrici, laddove fanno testo, anzi libro di testo, fra i ragazzi e le ragazze del liceo. Benedetto Giovanardi che fu galeotto e fece lo scandalo opportuno, mi dissi, e perché Manconi non interviene in suo sostegno con atto di liberalità, castigando in modo inevitabilmente ridanciano i costumi dei suoi colleghi senatori? Sarebbe tra l’altro stato politicamente correttissimo.

 

Ma niente, come il lettore vede non ottengo risposta. La divagazione di Manconi sul tema, evitato come la peste, è purtuttavia interessante, come sempre le cose da lui scritte. Vede la decadenza dello stile, dalle maschere al macchiettismo. Non vede stranamente la nobiltà del riso quando espressione di critica della società e degli obblighi sociali più affettati. Segnala una mescolanza di indulgenza, di autoassoluzione e di sordida torvaggine nello sguardo sugli esseri umani da parte di Giovanardi e di Travaglio. Li espelle dal consesso sociale, non sono “one of us”, celebre ritornello elitario riproposto dalla Thatcher  quando dominò la Gran Bretagna e passò da figlia del droghiere a donna di stato insigne, e baroness.

 

Manconi è tutt’altro che stupido, e anche callido. Sicché finge di considerare sé stesso e tutti noi dentro una commedia “all’italiana”, o meglio dentro un B movie che non dà scampo. Se vuoi stare fuori dalla sceneggiatura devi trovare un confine e non valicarlo mai, a costo di rifiutare un dialogo diretto, un confronto che non sarebbe degno di essere chiamato civile. Non devi sentirti antropologicamente superiore, ma distante, intrattabile, indisponibile, questo sì.

 

Considero con rispetto la solitudine del senatore Manconi, ma Giovanardi e Travaglio sono dei nostri, questa è la mia opinione. Travaglio è magari un po’ uruguagio, è un Suárez senza sorriso, che fa botteghino ma non sa calciare in porta, ma per il resto è la solita sbobba delatoria che appartiene al più vile carattere nazionale. Giovanardi è un bravo italiano, coraggioso, isolato dovunque militi, donchisciottesco o sanchopanzesco e dunque buffo ma verace e dalla triste facies, che ha una concezione della famiglia, dell’ordine pubblico, del diritto al rispetto degli esseri umani, anche quelli in divisa, lontana e opposta alle preoccupazioni di Manconi in materia di diritti civili. C’è spazio per il conflitto, anche per la reciproca ripugnanza. Ma nel caso in ispecie il Senato affetto da pruderie istituzionale fu più buffo assai del suo membro Giovanardi, e Manconi doveva riconoscerlo.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.