Cesare Prandelli, allenatore dell'Italia (foto LaPresse)

Vinceremo soltanto se saremo cattivi, anzi cattivissimi

Lanfranco Pace

L’Italia di Prandelli tra tramonto e notte. Vinceremo soltanto se saremo cattivi, anzi cattivissimi. Stiamo vivendo l’ora che i francesi chiamano tra cane e lupo, quando non è più giorno ma non è ancora notte e delle cose si distinguono i contorni ma non la sostanza

Stiamo vivendo l’ora che i francesi chiamano tra cane e lupo, quando non è più giorno ma non è ancora notte e delle cose si distinguono i contorni ma non la sostanza. E’ il tempo di attesa che la luce, una qualsiasi, venga a restituirci certezza su di noi, su chi siamo e su chi abbiamo di fronte. E’ un tempo di ombre e di inquietudine, in cui per tenere gli occhi aperti ed evitare lo schianto ci si aggrappa a tutto. Anche alla definizione d’autore che secondo la Gazzetta dello Sport Cesare Prandelli ha consegnato al dizionario di italiano Zanichelli 2015. La voce: “Generosità”, il piacere di condividere con gli altri qualcosa che ti appartiene, un’emozione, una passione, un oggetto e l’atleta, essere speciale nel quale ciascuno può identificarsi per proiettare i propri sogni e talvolta la voglia di riscatto, è chiamato al dovere della generosità verso i propri compagni e chi lo sostiene. Per rendere virtuoso un contesto emotivo fatto di aspettative, ambizione e tanta passione.

 

Brava persona Prandelli. Mi ricorda un po’ Michel Hidalgo, allenatore della Francia champagne del Mondiale di Spagna, 1982: ai suoi teneva discorsi sulla lealtà sportiva e sulla grandeur di patria e a Michel Platini che di quel gruppo era l’anima e il faro giravano le palle, lui pensava calcio, voleva che gli si parlasse di calcio, che lo si aiutasse a migliorare quel poco che nel calcio aveva da migliorare, tant’è che quando finì alla Juventus di Giovannino Trapattoni disse finalmente ecco qualcuno che mi aiuta a calciare meglio le punizioni. Nella bontà e nella bellezza, la semifinale di quel Mondiale finì male per i francesi: in vantaggio 3 a 1 ai supplementari, furono raggiunti e poi sconfitti ai calci di rigore dalla solita tosta Germania, ulteriormente incattivita da un portiere baffuto, minaccioso e perfido, tal Schumacher che atterrò sul francese Patrick Battiston come nemmeno uno che fa arti marziali. Se l’alternativa è tra vincere o morire, i buoni sentimenti fiaccano. Non aiutano. Le considerazioni lapalissiane del nostro portiere e capitano nemmeno: ha detto che se usciamo sarebbe gravissimo, sembra la classica mano avanti. Non deve cercare scuse, non deve parare il colpo che verrà, deve dire che saremo cattivi. Non vincerà il più bravo, non vincerà chi soffre di meno il clima, Natal è vicino a Recife, sono entrambe sul mare, giochiamo sempre alle 13, è logico supporre che non ci saranno grandi variazioni di sauna: Pirlo gocciolerà ancora da ogni capello e da ogni pelo di barba. Il tifo in maggioranza sarà per loro, uruguagio, si rassegnino coloro che sperano nello spirito vindice del Maracanazo, lontano ormai anni luce da queste generazioni di brasiliani.

 

Non vinceremo perché siamo bravi a misurare reticoli, linee di distanze, non vinceremo perché qualcuno ha scoperto che loro stanno indietro, hanno il baricentro basso, espressione equivoca che non ho mai capito esattamente cosa voglia dire e come venga misurata, che contro l’Inghilterra hanno tenuto palla un terzo del tempo: già solo che gli è bastato quel terzo di tempo per creare due occasioni e mettere dentro due pallini, d’altronde se il capitalismo ha un senso ci sarà pure qualche ragione se i loro due attaccanti valgono sul mercato tre volte i nostri.

 

Vinceremo solo se saremo cattivi, anzi cattivissimi. Quando prendono palla leviamogliela, meglio fare un fallo che vederli partire. E se non riusciamo a levargliela, azzoppiamoli. Con calcolato mestiere, con intelligenza,un calcetto ogni tanto, irreprensibile, ma azzoppiamoli. La cosiddetta lealtà sportiva, lasciamola ai propalatori di buoni sentimenti. Non basteranno cuore caldo e mente fredda, ci vorranno anche polmoni come mantici e lo sguardo assassino di Apollo Creed, perché loro saranno così e noi dovremmo batterli su questo stesso terreno. Dovremo gridare a noi stessi da bravi marines che se gli inglesi hanno inventato il calcio come si peritano di ricordarcelo ogni volta che vengono rispediti a casa e l’Uruguay il calcio l’ha insegnato, noi abbiamo fatto da soli e modestamente abbiamo vinto due Mondiali nell’epoca moderna e i maestri appena una coppa del nonno sud americano. Che Oscar Washington Tabárez non è nessuno, una meteora che allenò per un po’ il Milan di cui il Cav. chiese in giro se fosse un cantante di cabaret. Che Edinson Cavani è stato cacciato dal Napoli per scarso rendimento. E che Luis Suárez non lo vorremmo nemmeno incartato in regalo perché piange ogni due per tre, ha le orecchie incollate. E mozzica.

  • Lanfranco Pace
  • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.