Marchisio espulso. La gara con l'Uruguay cambia in questo momento (foto LaPresse)

Prandelli e l'arbitro sbagliano tutto. Italia eliminata

Piero Vietti

L'Italia finisce la sua avventura ai Mondiali e l'unica parola calzante per definire questi giorni è "fallimento". L'Italia non alza mai il ritmo, né prova a vincere davvero. Punita su un episoldio, torna a casa in anticipo.

Prandelli e l’arbitro sbagliano tutto. L'Italia finisce la sua avventura ai Mondiali e l'unica parola calzante per definire questi giorni è "fallimento".

 

Il direttore di gara, il messicano Rodriguez, espelle Marchisio per un’entrata sì fallosa, ma non violenta né pericolosa; ma soprattutto non vede un morso di Luis Suarez sulla spalla di Chiellini su un calcio d’angolo per l’Uruguay.

 

Questo non toglie però gli errori di Prandelli, né gli fornisce alibi sufficienti a giustificare l'eliminazione. Confuso sulla formazione e lo schema di gioco fin dalla prima partita, si era presentato alla partita decisiva per arrivare agli ottavi con un3-5-2 inedito in Brasile, schierando Immobile e Balotelli in attacco. Peccato che durante la partita abbia dimostrato di non credere neppure lui troppo alle sue idee, sostituendo prima Super Mario per Parolo (lasciando Immobile isolato in avanti) e poi lo stesso Immobile per Cassano, in verità più vivace degli altri due. Primo tempo lento e noioso, quello tra Italia e Uruguay. Azzurri che tengono il centrocampo grazie alla verve di Verratti, rischiano davvero una sola volta in difesa (Buffon neutralizza i tentativi avversari prima con un’uscita bassa al limite dell’area piccola e poi con una parata alta. L’attacco non punge, però, e dalle fasce arrivano pochi cross effettivamente giocabili. Come previsto, Balotelli e Immobile si pestano spesso i piedi, si copiano i movimenti a vicenda e non incidono. Super Mario è nervoso, si becca un’ammonizione evitabile (che gli farà saltare l’eventuale ottavo di finale) e finisce spesso a terra. Immobile ha un paio d’occasioni in più, ma non riesce a concludere in porta. Al solito, l’azione più pericolosa è una punizione di Pirlo, respinta sopra la traversa da Muslera. Troppo poco, il rischio è che nel secondo tempo gli Azzurri, complice la stanchezza, comincino ad avere paura. All’Uruguay, fermo e attendista nei primi 45’, serve la vittoria.

 

Nel secondo tempo Prandelli va oltre il suo maestro Trapattoni e inserisce Parolo per Balotelli. Immobile, isolato là davanti a una squadra che pensa soprattutto a difendere, combina poco. L’Uruguay col passare dei minuti prende coraggio, forse meriterebbe un rigore per un fallo su Cavani e sfiora il gol con Suarez. La svolta al 60 minuto, quando Marchisio si becca un rosso diretto per un’entrata che, anche rivista, non sembra così grave. All’Uruguay non pare vero, e complice il lento ritiro in difesa degli Azzurri, comincia a salire. Si gioca con lanci tanto lunghi quanto innocui per Immobile, non troppo in vena, e Buffon salva la porta su un tiro di Suarez. Prandelli non smette di stupire, e nel momento in cui gli Azzurri dovrebbero provare a colpire in contropiede, toglie Immobile e inserisce Cassano. E’ il 70’, e dopo pochi minuti Verratti si infortuna al polpaccio. Dentro Thiago Motta. Il Ct sembra in confusione, ma fino a quel momento l’Italia regge. E' molle, svogliata, ma regge.

 

Al 78’ Suarez morde sulla spalla Chiellini in area. L’arbitro però, così solerte a espellere Marchisio, non vede. All’81’ Godin colpisce di testa su calcio d’angolo e segna il gol del vantaggio uruguagio. Minuti finali senza punte alla ricerca del pareggio. L’unica speranza è colpire su palla ferma, ma gli Azzurri non riescono mai a tirare in porta.

 

Non si è mai cercato di vincere, né di alzare il ritmo. Il fatto che Cassano fosse quello che correva di più la dice lunga sulla stato psicofisico degli altri nove.

 

Il forcing degli ultimi 10 minuti è troppo poco. L’Italia torna a casa in modo inaspettato rispetto alle previsioni. Poco coraggio e idee confuse non potevano portare lontano.

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.