La nazionale brasiliana saluta il proprio pubblico dopo il pareggio con il Messico (foto LaPresse)

Il Mondiale d'oro della Federazione calcistica brasiliana

Francesco Caremani

Mentre continuano le proteste per l'esborso di soldi pubblici per ospitare la Coppa del Mondo che potrebbero non essere coperti dall'aumento di turismo e dalla vendita dei biglietti, la CBF è riuscita ad ottenere 14 sponsorizzazioni per questo mondiale incassando 324,5 milioni di real

Ritardi, proteste, il gioco poco brasiliano dei padroni di casa, la sicurezza del Maracanà che fa acqua, hanno messo e stanno mettendo a dura prova l’organizzazione e la riuscita del Mondiale dei Mondiali, com’è stato entusiasticamente presentato e viene quotidianamente raccontato (come se non ce ne fossero altri dopo). Un risultato sportivo, economico e sociale che s’incrocia con le prossime elezioni presidenziali, nelle quali gli avversari di Dilma Rousseff cercheranno di rinfacciarle i soldi pubblici spesi per ospitare i campionati del mondo di calcio. In Brasile arrivano circa 6 milioni di turisti l’anno, il Carnevale di Rio de Janeiro è capace di generare entrate per poco più di 2 miliardi di real e una stima approssimativa parla di 3,7 milioni di visitatori in più grazie al torneo iridato, capaci di spendere 5.697 real a testa durante la loro permanenza.

 

Troppo presto per fare i conti, in Sudafrica si stanno ancora leccando le ferite dell’organizzazione di quattro anni fa, ma un vincitore c’è già. La CBF, Confederaçao Brasileira de Futebol, grazie ai Mondiali ha incassato 324,5 milioni di real, con quattordici sponsor partner: soldi che da qui alla fine dell’anno possono solo aumentare. D’altra parte sono poche le manifestazioni sportive capaci di dare tanta visibilità come una Coppa del Mondo. La corsa per accaparrarsi più spazio inizia in anticipo e l’occasione di essere accostati al Brasile durante quella di calcio più seguita, per giunta giocata in casa, è particolarmente ghiotta. Quello tecnico, Nike (che veste i brasiliani dal 1996) è anche il più munifico di tutti verso la CBF con 83,9 milioni di real, al secondo posto c’è la banca Itaù con 39,5 e al terzo l’azienda di telecomunicazioni Vivo con 36. Lontanissimo il 2006, quando la Seleçao arrivò in Germania da campione in carica con solo quattro sponsor. Salirono a dieci in Sudafrica, aumentando l’esposizione mediatica del torneo con più spettatori televisivi di sempre: il target dei target.

 

[**Video_box_2**]MasterCard ha investito 12 milioni di real, 15,8 Samsung, 14,4, Nestlé, 12 Gillette, 9 Volkswagen. Ma ci sono pure assicurazioni (Unimed Seguros 12 milioni), produttori di birra, bevande, cibo e supermercati (AmBev 36 milioni, Sadia 24, Pao de Açucar 9,5). Non manca una compagnia aerea locale (Gol 16,8 milioni, un nome che sembra fatto apposta per sponsorizzare una nazionale di futebol) e una società specializzata in corsi di business english (EF English 3,6). La CBF ha dovuto rinunciare a un ulteriore contratto con Chevrolet per il precedente con Volkswagen che vale sì 9 milioni di real, ma un’eventuale rescissione ne costerebbe 30 ai dirigenti brasiliani. Quasi 2 milioni di real arrivano da Tenis Pé Baruel (deodorante), 1,8 invece da Parmigiani (orologi), anche se solo come sponsor sostenitori. Senza dimenticare i diritti televisivi, la torta più ricca dei Mondiali, e il valore del brand verdeoro che è stato quantificato in circa un miliardo e 656 mila real.

 

Si sarà sfregato le mani Jose Maria Marin, presidente della CBF dal 12 marzo 2012, che ha preso forzatamente il posto di Ricardo Teixeira (travolto dagli scandali presenti e passati), di fronte a tanta ricchezza, che dovrà dimostrare di saper gestire con saggezza e parsimonia. Ex calciatore, uomo politico, ex governatore dello stato di San Paolo, adesso presiede una delle federazioni più famose e potenti del mondo ma gli scheletri nell’armadio lo hanno preceduto. Il 25 gennaio 2012, da vice presidente CBF, durante la premiazione di un torneo si è messo in tasca una medaglia destinata a uno dei calciatori, fatto ripreso da un’emittente: Marin ha archiviato tutto sostenendo fosse solamente un banale scherzo. Altro scenario, altra polemica: per il giornalista Juca Kfouri avrebbe rubato l’elettricità del vicino di casa. Ma le accuse peggiori riguardano l’omicidio attraverso la tortura del giornalista Vladimir Herzog durante la dittatura, omicidio del quale Jose Maria Marin sarebbe, secondo alcuni giornali locali, considerato il mandante morale.

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