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La “loi famille” farà piangere la gauche?

Redazione

Doveva essere, dopo il Mariage pour tous, il trionfo della nuova idea francese di famiglia “comune e pluralista”.

Doveva essere, dopo il Mariage pour tous, il trionfo della nuova idea francese di famiglia “comune e pluralista”, nella quale conta solo “l’impegno genitoriale verso un figlio che la coppia di genitori non pretende in alcun modo di aver procreato insieme”, come da rapporto preparatorio. Ma la “loi famille” era stata accantonata in tutta fretta, a febbraio, dopo le proteste guidate dalla Manif pour tous. E anche una versione molto ridimensionata (priva, per esempio, dell’aspetto della fecondazione in vitro per le coppie lesbiche) non aveva resistito alla prova parlamentare. Meno di un mese fa era stato infatti ritirato dalla discussione in Aula il provvedimento che avrebbe dovuto attribuire al “beau-parent” (il partner convivente del genitore divorziato) una porzione di autorità genitoriale nei confronti del figlio non suo, con diritti e doveri codificati. Ma il cosiddetto “mandato di educazione quotidiana”, sostiene l’Ump, “è un nido di futuri contenziosi”, destinato a complicare ulteriormente i rapporti tra genitori separati.

 

[**Video_box_2**]Ieri il provvedimento è tornato all’Assemblea nazionale, dove lo attendevano 367 emendamenti da affrontare in un giorno, ed è probabile che anche stavolta non se ne faccia nulla. Ma il segretario di stato alla Famiglia, Laurence Rossignol, non solo annuncia sul Figaro che il tema della fecondazione in vitro per le coppie lesbiche non è affatto chiuso, ma promette che la legge sui beaux-parents arriverà in porto. Anche dopo un divorzio, i figli dovrebbero contare sulla chiarezza dei ruoli. Ma tutto ciò che serve a diluire l’idea di famiglia (come la moltiplicazione delle figure genitoriali) fa troppa gola ai socialisti francesi.

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