Francesco prega per la pace ma non si fa illusioni

Matteo Matzuzzi

"Spero che questo incontro sia un cammino alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide". A dirlo è il Papa, all'inizio dell'intervento pronunciato al termine dei momenti di preghiera che hanno visto riuniti per la prima volta in Vaticano i tre credo abramitici. Francesco non si fa illusioni.

"Spero che questo incontro sia un cammino alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide". A dirlo è il Papa, all'inizio dell'intervento pronunciato al termine dei momenti di preghiera che hanno visto riuniti per la prima volta in Vaticano i tre credo abramitici. Francesco non si fa illusioni, sa che la pace non è dietro l'angolo, e poco prima di piantare un albero d'ulivo – albero che non a caso darà i suoi frutti tra diversi anni – aveva sottolineato che "il mondo è sì un'eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, ma è anche un prestito dei nostri figli: figli che sono stanchi e sfiniti dai conflitti e desiderosi di raggiungere l'alba della pace". Spazio anche per un riferimento ai "muri dell'inimicizia" che "i figli ci chiedono di abbattare". E per fare la pace, ha aggiunto il Pontefice, "ci vuole coraggio, molto di più che per fare la guerra. Ci vuole coraggio per dire sì all'incontro e no allo scontro; sì al dialogo e no alla violenza; sì al negoziato e no alle ostilità; sì al rispetto dei patti e no alle provocazioni; sì alla sincerità e no alla doppiezza". E la storia, ha chiarito ancora Francesco, "ci insegna che le nostre forze non bastano. Più di una volta siamo stati vicini alla pace, ma il maligno, con diversi mezzi, è riuscito a impedirla". La chiamata cui si deve rispondere è a "spezzare la spirale dell'odio e della violenza, a spezzarla con una sola parola: 'fratello'. Ma per dire questa parola – ha scandito il Papa – dobbiamo alzare tutti lo sguardo al Cielo, e riconoscerci figli di un solo padre". Netta e dura la richiesta di perdono per le colpe dei cristiani letta dal cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, mentre più sfumati sono stati i toni nelle preghiere lette dalle altre due comunità presenti.  “Preghiamo che contemplando Gesù i cristiani siano capaci di pentirsi delle parole e degli atteggiamenti causati dall’orgoglio, dall’odio, dal desiderio di dominare gli altri, dall’inimicizia verso i membri di altre religioni e verso i gruppi più deboli della società, come i migranti e gli zingari”, ha detto Turkson nel suo breve intervento.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.