La sai l'ultima M5s?

Marianna Rizzini

Un tempo erano i carabinieri, protagonisti di barzellette in cui “l’appuntato Esposito” dava prova di sonora tontaggine, tipo andare al cinema e comprare più volte due biglietti per lui e per sua moglie, perché appena si avvicinava all’ingresso della sala, chissà come mai, la maschera glieli strappava (variante: le barzellette internazionali in cui il francese, il tedesco e l’inglese facevano una gran bella figura, a differenza dell’italiano maldestro e credulone).

    Un tempo erano i carabinieri, protagonisti di barzellette in cui “l’appuntato Esposito” dava prova di sonora tontaggine, tipo andare al cinema e comprare più volte due biglietti per lui e per sua moglie, perché appena si avvicinava all’ingresso della sala, chissà come mai, la maschera glieli strappava (variante: le barzellette internazionali in cui il francese, il tedesco e l’inglese facevano una gran bella figura, a differenza dell’italiano maldestro e credulone). Poi, complice la rete, il carabiniere buffo è via via scomparso dall’immaginario collettivo, soppiantato da altre figure di comicità volontaria e non (i primi leghisti con canottiera bianca, berretto con corna e modi da Obelix, l’Antonio Di Pietro con i suoi trattori e il suo linguaggio tutto “che c’azzecca?” e “senti ammé”). Ma mai nessuno era diventato fonte inesauribile di “strano ma vero” e prese in giro internettiane come oggi il cosiddetto “populista” (per l’Italia: cosiddetto populista grillino) in libera uscita su Facebook, Twitter e aule parlamentari. “Che ha detto?, che ha detto?”, si chiedono l’un l’altro cronisti, curiosi e spettatori televisivi, ansiosi di sentire l’ultima di colui che credeva ai microchip impiantati nel cervello (Paolo Bernini, deputato a cinque stelle anche convinto che l’11 settembre sia un “lavoro interno”) o di colui che propugnava l’eventuale fattibilità legislativa dei matrimoni tra “specie diverse, purché consenzienti” (Carlo Sibilia, deputato a cinque stelle anche ossessionato dalle riunioni del Bilderberg, covo oscuro di potenti che osano tenerlo fuori dalla porta).

    E dire che uno, a sentir parlare di cosiddetti populisti non più tardi di un anno fa, quasi quasi sentiva il brivido lungo la schiena, immaginandosi foschi scenari e atmosfere cupissime dietro l’angolo. Ma come si fa a tremare, oggi che l’appuntato Esposito perde così tanti colpi di fronte alla vena comica (anche autoriconosciuta) del deputato grillino Filippo Gallinella, quello che alla Camera ha fatto fare al povero “grano saraceno” la figura dell’invasore asiatico che minaccia le italiche coltivazioni?

    “Era un refuso”, dice ora a Repubblica Gallinella, raccontandosi in allegra libertà dai congiuntivi (“speriamo che non se n’è accorto nessuno”): aveva sbagliato copia-incolla. Voleva scrivere “grano straniero” ma, prendendo pari-pari un pezzo di un’altra relazione, ha incollato il “grano saraceno”. E vabbè, dice oggi, almeno vi siete fatti quattro risate con le battute di chi, su Twitter, temeva l’assalto della zuppa inglese e del fico d’india (e a quel punto tale Pinuccio non ha resistito e ha scritto: “Attenti al grano saraceno, entra nelle vostre città, vi violenta le mogli e uccide i bambini. Poi non dite che gli onorevoli del M5s non vi mettono in guardia”). Doveva essere l’arma letale, la rete che s’è fatta moltiplicatore di risate che seppelliscono (capitò alla senatrice grillina Sara Paglini, colei che aveva citato “i regimi violenti” come quello di tal “Pino-Chet”, scritto col trattino). E capita ora che susciti battute, più che contromisure, la proposta di legge a cinque stelle sulle vaccinazioni ai neonati (presentata a gennaio): ieri il Post la scandagliava, soffermandosi sulla chicca: “Recenti studi hanno messo in luce”, si leggeva, “collegamenti” tra le suddette vaccinazioni e le “mutazioni genetiche trasmissibili”.

    La risata generale del web aveva sommerso, tempo fa, pure il deputato di M5s Riccardo Fraccaro, uno che, come nemmeno il Cav. che spazzolava la sedia di Marco Travaglio, si era pulito con gesto scrupoloso la manica inavvertitamente sfiorata dal vicino di talk-show e deputato dissidente pd Pippo Civati (a “Coffee break”, su La7). Ma non è solo sfilza di tipi (populisti?) da barzelletta: è proprio destino cinico e baro, quello che tocca al Beppe Grillo sconfitto nell’urna, costretto a mettere ordine, sul suo blog, tra quelli che fino a ieri non lesinavano in populismi misti da dispensare sui social network e che oggi vorrebbero allearsi con gente più presentabile in società del populista inglese Nigel Farage (e bisogna calmare gli animi con un pezzo del comunicatore Claudio Messora, atto a stabilire che no, non ha ragione neppure il Fatto: non siamo noi a schifare i Verdi europei – è il concetto – sono loro che ci “rimbalzano”; e bisogna pure mettere online una lettera esplorativa ai Verdi medesimi). Poi succede che, a Modena, il candidato sindaco grillino Marco Bortolotti si chieda se Carlo Giovanardi, che gli ha dichiarato appoggio al ballottaggio, lo faccia per “aiutarlo” oppure per “danneggiarlo”, e a quel punto la barzelletta dei populisti mannari annega in un corto circuito di surrealtà.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.