La nuova fobia antisemita

Redazione

Prima di lasciare l’incarico di inviato dell’Onu nei Territori palestinesi, Richard Falk ha incitato la comunità internazionale e le aziende a unirsi al boicottaggio d’Israele. Falk è soltanto una delle tante personalità ebraiche anti israeliane raccontate nel libro di Giulio Meotti “Ebrei contro Israele” (Salomone Belforte Editore). Ne parliamo con l’ambasciatore d’Israele in Italia, Naor Gilon. “Questo nuovo tipo di antisemitismo prende di mira la collettività ebraica d’Israele.

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    Prima di lasciare l’incarico di inviato dell’Onu nei Territori palestinesi, Richard Falk ha incitato la comunità internazionale e le aziende a unirsi al boicottaggio d’Israele. Falk è soltanto una delle tante personalità ebraiche anti israeliane raccontate nel libro di Giulio Meotti “Ebrei contro Israele” (Salomone Belforte Editore). Ne parliamo con l’ambasciatore d’Israele in Italia, Naor Gilon. “Questo nuovo tipo di antisemitismo prende di mira la collettività ebraica d’Israele. Noi ebrei siamo da sempre animati da pluralismo e anche oggi vediamo come in Israele un ex primo ministro sia stato condannato a sette anni per corruzione. Siamo una grande democrazia. Ma quest’odio non riguarda il 1967, ma l’esistenza di Israele. E ne sono responsabili anche degli ebrei, presenti ad esempio sulla flotilla che portava solidarietà ad Hamas”.

    E’ la delegittimazione agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. “Si vogliono convincere gli artisti a non esibirsi in Israele. Si vuole dipingere Israele come illegittimo, immorale, ingiusto. Anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha denunciato questo nuovo odio antisionista”. Un nuovo, incredibile sondaggio di First International Resources, commissionato dall’Anti Defamation League, rivela che un quarto della popolazione mondiale concorda con i peggiori stereotipi antisemiti. Emblematico il caso dell’Olanda, dove soltanto il cinque per cento è d’accordo con i classici stereotipi antisemiti, ma ben il 43 per cento è fortemente anti israeliana. “L’antisemitismo è una fobia, una malattia”, ci spiega l’ambasciatore Gilon. “Non puoi decifrarlo razionalmente. Sicuramente pesa la crisi economica o la presenza islamica in Europa. Ma come spiegare che in Italia estrema destra ed estrema sinistra siano unite da quest’odio per Israele? Oggi in Europa non è politicamente corretto dire ‘io odio gli ebrei’. Ma lo è dire ‘io odio Israele’”. Con il fallimento dei negoziati fra israeliani e palestinesi c’è il rischio che Gerusalemme venga messa sotto accusa negli organismi internazionali, come la Corte dell’Aia. “I palestinesi hanno la maggioranza automatica alle Nazioni Unite, dove le democrazie sono minoranza. I negoziati prevedevano che i palestinesi non aderissero alle agenzie dell’Onu. Eppure hanno violato quell’accordo. Ora però il procuratore dell’Aia, Luis Moreno Ocampo, li ha avvertiti: se vi rivolgete alla Corte sarete accusati dei lanci di missili sui civili israeliani”. I negoziati sono falliti, come in passato, sull’accettazione di Israele come stato ebraico. “E’ questo che significa ‘due stati per due popoli’”, ci dice Gilon. “Non uno stato e mezzo. Israele deve essere riconosciuto come la patria del popolo ebraico”. Teheran resta il cuore dell’instabilità mediorientale. “Il presidente Rohani ha ricoperto numerosi incarichi nella Rivoluzione e nessuno crede che il regime abbia cambiato volto. Tutto è deciso dalla Guida suprema, Ali Khamenei. In occidente si teme di aver messo troppo sul piatto nei colloqui sul nucleare iraniano. Per questo il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che è meglio nessun accordo a un pessimo accordo. L’Iran deve restare lontano anni dalla costruzione della bomba atomica”.
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    Nel commentare il livello di giudeofobia nei paesi europei il direttore dell’Anti Defamation League, Abraham Foxman, ha detto: “Settant’anni dopo l’Olocausto ci saremmo aspettati che l’antisemitismo fosse più basso”. L’ambasciatore Gilon chiude con una nota personale: “La famiglia di mia madre era tedesca da dodici generazioni. Poi, un giorno, gli dissero che non lo erano più. Non possiamo fidarci del resto del mondo. Per questo gran parte degli ebrei sa che Israele è il loro unico paese. Israele è la promessa creata nonostante l’Olocausto, non a causa dell’Olocausto. Eppure, dopo la Shoah, gli ebrei sono più sicuri grazie a Israele”.

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