Di quanto vince Modi

Redazione

Narendra Modi sa che deve aspettare prima di dichiarare vittoria. Ieri si sono chiusi i seggi delle lunghissime elezioni indiane, che sono iniziate oltre un mese fa, il 7 aprile, e tutti gli exit poll sono eccellenti per il candidato del Bjp. L’affluenza è stata del 66,3 per cento, era dal 1984 che non era così alta, e questo è considerato un sintomo di un voto favorevole al cambiamento – dunque a Modi. Tutti i principali istituti di statistica dicono che il Bjp e la sua coalizione, la National Democratic Alliance, vincerà con ampio scarto, secondo C-Voter l’opposizione otterrà 289 seggi al Parlamento indiano, per India Today-Cicero l’opposizione otterrà tra i 261 e i 283 seggi.

    Narendra Modi sa che deve aspettare prima di dichiarare vittoria. Ieri si sono chiusi i seggi delle lunghissime elezioni indiane, che sono iniziate oltre un mese fa, il 7 aprile, e tutti gli exit poll sono eccellenti per il candidato del Bjp. L’affluenza è stata del 66,3 per cento, era dal 1984 che non era così alta, e questo è considerato un sintomo di un voto favorevole al cambiamento – dunque a Modi. Tutti i principali istituti di statistica dicono che il Bjp e la sua coalizione, la National Democratic Alliance, vincerà con ampio scarto, secondo C-Voter l’opposizione otterrà 289 seggi al Parlamento indiano (questo significherebbe per il Partito del Congresso la peggiore sconfitta di sempre), per India Today-Cicero l’opposizione otterrà tra i 261 e i 283 seggi. Servono 272 seggi per formare un governo, e se tutto va come previsto dagli exit poll Modi potrebbe evitare la fase difficile di negoziazione con i molti partiti locali che siedono nell’Assemblea indiana e che spesso determinano i governi. Ma degli exit poll indiani non ci si può fidare: sono troppe le reticenze legate alle differenze di casta e religione in molti stati (come [**Video_box_2**]il fondamentale Uttar Pradesh, dove si è finito di votare ieri: a Varanasi, città sacra, si scontravano Modi e Arvind Kejriwal, il capo di un movimento di protesta chiamato Partito dell’Uomo Comune che potrebbe essere determinante nella formazione del governo) perché le dichiarazioni all’uscita delle urne possano essere attendibili. Soprattutto Modi non può fidarsi: nelle ultime due elezioni gli exit poll hanno sovrastimato grandemente proprio il Bjp.

    Nel frattempo lo scontro politico è andato polarizzandosi, la settimana scorsa nello stato di Assam sono stati trovati i corpi di 43 musulmani uccisi per ragioni legate alle elezioni (ma estranee ai due grandi partiti), e ieri le autorità di Nuova Delhi hanno sequestrato 55 milioni di dollari destinati a comprare voti, un record. L’India aspetta Modi, con la sua storia di successi economici nello stato del Gujarat e la sua fama di decisionista aperto al mercato, e ha voglia di cambiamento nonostante le tante incognite, la prima delle quali riguarda le accuse (alcune sanguinose) sul suo settarismo contro i musulmani. Ieri il Wall Street Journal raccontava che i gruppi ultranazionalisti indù non hanno mai appoggiato un candidato con così tanto entusiasmo.