Speciale online 19:30

Fine del modello Rai. Quanta politica c'è nelle nomine di Renzi

Claudio Cerasa

Marta Dassù. Fabrizio Pagani. Roberto Rao. Alberto Pera. Antonio Campo Dall’Orto. Fabrizio Landi. Alberto Bianchi. Luigi Zingales. Alessandro De Nicola. Patrizia Todini. C’è una chiave ulteriore che si legge in controluce dietro le nomine realizzate dal governo all’interno dei consigli d’amministrazione delle società partecipate. Ciò che risulta significativo nella selezione dei nomi di Renzi riguarda il tentativo da parte dell’esecutivo di tracciare un percorso che lega sia le scelte fatte dal presidente del Consiglio all’interno del governo, sia le scelte fatte dal presidente del Consiglio all’interno delle liste elettorali per le Europee sia, adesso, all’interno della lista dei nomi voluti per rinnovare i cda di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Terna. Il criterio sembra essere sempre lo stesso: primato della politica, rottamazione dei tecnici e della società civile.

    Marta Dassù. Fabrizio Pagani. Roberto Rao. Alberto Pera. Antonio Campo Dall’Orto. Fabrizio Landi. Alberto Bianchi. Luigi Zingales. Alessandro De Nicola. Patrizia Todini. C’è una chiave ulteriore che si legge in controluce dietro le nomine realizzate dal governo all’interno dei consigli d’amministrazione delle società partecipate. Ciò che risulta significativo nella selezione dei nomi di Renzi riguarda il tentativo da parte dell’esecutivo di tracciare un percorso che lega sia le scelte fatte dal presidente del Consiglio all’interno del governo, sia le scelte fatte dal presidente del Consiglio all’interno delle liste elettorali per le Europee sia, adesso, all’interno della lista dei nomi voluti per rinnovare i cda di Eni, Enel, Finmeccanica, Poste, Terna. Il criterio sembra essere sempre lo stesso: primato della politica, rottamazione dei tecnici e della società civile. Per quanto riguarda il governo, il punto è evidente e la natura ultra politica del governo Renzi è testimoniata anche dal fatto che nella rosa dei sedici ministri renziani solo tre sono quelli che arrivano dalla società civile. Per quanto riguarda le liste europee il discorso è simile e in fondo anche qui si contano sulle dita di una mano i volti scelti dal Pd dal mondo della società civile. Stesso discorso per le nomine delle aziende pubbliche.

    [**Video_box_2**]I nomi potranno piacere o non piacere ma Renzi ha scelto di adottare un criterio in cui il primato della politica lo si legge sia nella scelta di adottare il Cencelli per accontentare i vari politici interessati alla partita. Sia nella scelta di certificare l’alleanza con Berlusconi affidando a Luisa Todini la guida delle poste. Sia nella scelta di trascinare nei cda più pesanti del nostro paese alcuni protagonisti della Leopolda. In altre parole, Renzi ha rottamato il modello Rai, ovvero il modello che nel 2012 Pier Luigi Bersani scelse di adottare per rinnovare i vertici della tv pubblica. In quell’occasione il Pd, per il cda della Rai, scelse di offrire il posto da consiglieri d’amministrazione a Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi e avallò la scelta di Monti di offrire a un tecnico come Anna Maria Tarantola la presidenza della Rai. L’idea di oggi era quella che solo attraverso la società civile la politica avrebbe potuto rigenerarsi a auto purificarsi. L’idea di oggi è che solo attraverso un primato tosto della politica la politica possa rigenerarsi e auto purificarsi. Punti di vista, vedremo chi avrà ragione.

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.