La Maskirovka di Putin

Daniele Raineri

“L’Amministrazione Obama è molto nervosa”, dice una fonte al Wall Street Journal, perché l’intelligence americana non è riuscita a prevedere che i russi stavano per prendersi la Crimea, la penisola dell’Ucraina passata al governo di Mosca grazie a un’occupazione militare e a un referendum-lampo. Ieri il Wall Street Journal ha pubblicato un pezzo titolato sulla rincorsa tardiva degli Stati Uniti, che tentano precipitosamente di colmare il vuoto d’informazioni e dispiegano la copertura dei satelliti-spia e la sorveglianza delle comunicazioni su Russia, Ucraina e paesi baltici.

    “L’Amministrazione Obama è molto nervosa”, dice una fonte al Wall Street Journal, perché l’intelligence americana non è riuscita a prevedere che i russi stavano per prendersi la Crimea, la penisola dell’Ucraina passata al governo di Mosca grazie a un’occupazione militare e a un referendum-lampo. Ieri il Wall Street Journal ha pubblicato un pezzo titolato sulla rincorsa tardiva degli Stati Uniti, che tentano precipitosamente di colmare il vuoto d’informazioni e dispiegano la copertura dei satelliti-spia e la sorveglianza delle comunicazioni su Russia, Ucraina e paesi baltici. Un’accelerazione considerata importante perché il timore è che Mosca – ieri esclusa dal vertice del G8 – non si fermi alla Crimea e possa allargare l’intervento militare anche alle province sudorientali del paese (dove i servizi di sicurezza di Kiev, Sbu, sostengono di avere arrestato sabotatori russi) e anche alla Transnistria, una regione tra Ucraina e Moldavia.

    Il pezzo del Wsj cita anche fonti militari e dei servizi che spiegano che nella crisi ucraina c’è stato un fallimento dell’intelligence: Washington ha “visto” grazie ai satelliti le truppe di Mosca ammassarsi al confine – con la giustificazione di un’esercitazione, già usata prima della guerra in Georgia nel 2008 – ma non ha “sentito” nulla: non ha ascoltato l’ordine di intervento militare nelle comunicazioni interne dei russi.

    Questo potrebbe spiegare perché il Daily Beast scrisse che l’intelligence americana era sicura che Putin non avrebbe invaso la Crimea appena ventiquattr’ore prima che le truppe in divisa anonima cominciassero a circondare gli aeroporti e le basi militari ucraine. Mercoledì 26 febbraio il direttore dell’intelligence nazionale, James Clapper, assieme ad altri capi dei servizi non meglio specificati avvertì il presidente Obama “e altri membri dell’Amministrazione” che la Crimea era un punto di crisi. Il rapporto diceva che l’esercito russo probabilmente si preparava a potenziali operazioni nella penisola ucraina e che avrebbe potuto lanciarle con pochissimo preavviso. Il problema è che non c’erano altri tipi di conferme. Il presidente russo Vladimir Putin e gli altri leader russi non rivelavano quasi nulla nelle comunicazioni interne intercettate dagli americani. “Non abbiamo sentito nessuno dire: ‘Procediamo’”, dice un funzionario americano al Wall Street Journal.

    Nel pezzo è spiegato che è come se i russi si fossero adattati alle tecniche di sorveglianza americane – quelle della Nsa, capaci di ascoltare cosa dice il cancelliere tedesco Angela Merkel al telefonino. Non è detto in modo esplicito, ma il sospetto è che possa entrarci il caso del contractor Edward Snowden, che per primo ha rivelato la profondità delle intercettazioni americane nel mondo e ora è protetto da Mosca. La crisi in Crimea per adesso si è rivelata come una lotta di intercettazioni, vinta per ora dai russi. Ieri è stata fatta uscire una telefonata compromettente dell’ex primo ministro Yulia Tymoshenko che dice al telefono “è il momento di tirare fuori le armi e uccidere i russi”. Il 5 marzo era uscita una telefonata tra il ministro degli Esteri estone e l’Alto rappresentante degli Affari esteri dell’Ue, Catherine Ashton, che gettava il sospetto che i cecchini stragisti di Maidan non appartenessero al governo ma fossero stati assoldati dall’opposizione (cosa che è stata smentita anche da questo giornale). E anche la diplomatica americana Victoria Nuland era stata intercettata mentre diceva “Si fotta l’Unione europea”.
    Il silenzio dei russi e l’incertezza sulle loro intenzioni militari ha anche un nome codificato da tempo nella strategia militare: maskirovka. Non fare trapelare nulla e far credere all’avversario il contrario di quello che sta per accadere.

    Una delle previsioni più drastiche viene da un ex del Cremlino. Sabato il quotidiano austriaco Wiener Zeitung ha pubblicato un’intervista con Andrei Illarionov, ex consigliere di Putin fino al 2004, quando il presidente ordinò di attaccare i terroristi asserragliati nella scuola di Beslan con i carri armati – allora invece Illarionov aveva suggerito cautela. L’ex consigliere dice che “il referendum ha dato una base legale a Putin per mandare le truppe in Ucraina. La Crimea è soltanto il primo passo, la Russia non risparmierà il sud e l’est del paese. Putin vuole destabilizzare quelle regioni orientali e possibilmente scatenare una guerra civile. A quel punto, potrebbe anche invadere. I consiglieri prudenti gli diranno di non farlo, ma lui non ascolta”.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)