Chi aizza l'odio per gli ebrei

Daniele Raineri

Joseph Zissels è il presidente delle comunità ebraiche in Ucraina e racconta al Foglio come prima il governo del presidente Viktor Yanukovich e poi il governo russo stanno sfruttando la carta dell’antisemitismo per i loro obiettivi – nel primo caso era restare al potere, ma è già fallito. “Yanukovich non era una minaccia per noi, prima della rivolta al Maidan. Non era antisemita, ha accumulato una quantità sufficiente di peccati senza che sia necessario aggiungere anche quello. Però, nella sua relazione con gli ebrei, è stato peggio che antisemita perché non ha esitato a giocarsi la carta dell’odio contro gli ebrei nella lotta per restare al potere e abbiamo le prove. Per esempio, su molti siti legati alle autorità c’era molto materiale antisemita, molto più di quello che è circolato in tutti gli anni precedenti sui siti della destra ucraina.

    Joseph Zissels è il presidente delle comunità ebraiche in Ucraina e racconta al Foglio come prima il governo del presidente Viktor Yanukovich e poi il governo russo stanno sfruttando la carta dell’antisemitismo per i loro obiettivi – nel primo caso era restare al potere, ma è già fallito. “Yanukovich non era una minaccia per noi, prima della rivolta al Maidan. Non era antisemita, ha accumulato una quantità sufficiente di peccati senza che sia necessario aggiungere anche quello. Però, nella sua relazione con gli ebrei, è stato peggio che antisemita perché non ha esitato a giocarsi la carta dell’odio contro gli ebrei nella lotta per restare al potere e abbiamo le prove. Per esempio, su molti siti legati alle autorità c’era molto materiale antisemita, molto più di quello che è circolato in tutti gli anni precedenti sui siti della destra ucraina. In sintesi, dicevano che la rivolta contro il governo era tutta una cospirazione degli ebrei. Questo materiale antisemita è cominciato a circolare quando sono iniziati gli scontri a Maidan. Abbiamo gli screenshot di quei siti e in alcuni casi il materiale c’è ancora, per esempio sul sito delle forze speciali antisommossa Berkut. Oppure, per fare un altro esempio, c’è materiale simile sul sito di Viktor Medvedchuk, che ha un legame così stretto con il potere di Mosca che Putin stesso è stato il padrino di una delle figlie. Sul sito di Natalya Vitrenko, leader del Partito progressista socialista ucraino, un partito molto filorusso. E anche sui siti di altre, innumerevoli organizzazioni ucraine pro russe. Queste informazioni sono state sparse sui siti per attivare un codice antisemita dormiente nelle forze speciali Berkut e nella popolazione e per instillare odio per gli ebrei nella popolazione”. Zissels tornerà spesso nella conversazione su questo concetto: l’antisemitismo è un codice dormiente iscritto nella testa della gente, una presenza latente.

    Il primo a sollevare la questione dell’uso spregiudicato dell’antisemitismo da parte del governo Yanukovich in occidente è stato Timothy Snyder, uno storico specializzato sull’Ucraina, che sulla New York Review of Books ha scritto che Kiev contemporaneamente chiede al mondo di schierarsi contro i rivoltosi antisemiti del Maidan e chiede alla polizia di sventare il complotto ebraico.

    Nei mesi scorsi ci sono stati atti antisemiti in Ucraina. Ebrei attaccati, sinagoghe imbrattate con svastiche. “Qualcuno ha dipinto svastiche su una sinagoga a Sinferopoli, in Crimea, lo stesso giorno dell’inizio dell’occupazione russa. Per vent’anni non era mai successo nulla – risponde Zissels – In Crimea i nazionalisti ucraini sono praticamente assenti e gli ebrei di Crimea hanno relazioni cordiali con i tatari musulmani. Il rabbino di quella sinagoga pensa che questa sia stata una provocazione e io sono d’accordo perché le uniche forze interessate a destabilizzare la situazione in Crimea sono quelle filorusse. Il rabbino di quella sinagoga imbrattata con le svastiche ha poi firmato un messaggio aperto al mondo chiedendo protezione contro l’invasione russa. Non abbiamo prove concrete su quanto è successo, perché laggiù non ci sono state indagini, hanno altre cose a cui badare ora. Ma ci siamo fatti un’opinione al riguardo e corrisponde con l’opinione del rabbino, a proposito di questi atti d’aggressione”.

    A Kiev dall’inizio dell’anno ci sono stati quattro attacchi. L’11 gennaio contro il maestro di una yeshiva, una scuola tradizionale ebraica. Il 17 gennaio contro uno studente di una yeshiva, più grave, perché la vittima ha perso molto sangue. Il 13 marzo il terzo attacco è stato contro un rabbino e non ha quasi provocato danni. E poi ne è arrivato un altro il 15. “I primi tre sono stati molto simili, non possiamo escludere che siano stati compiuti dalla stessa mano. Questa per ora è soltanto speculazione, non abbiamo prove. Il quarto e ultimo è molto differente, contro una donna e non sembra antisemitismo, ma soltanto teppismo”.

    Zissels spiega che non c’è alcuna prova che questi attacchi siano opera di partiti di destra e delle loro frange estremiste che definisce con il termine “radikal”, al posto di “fasciste” o “naziste”. “Sono passati due mesi dal primo attacco e le indagini non sono ancora arrivate a nulla. Una persona è stata presa e consegnata alla polizia dagli studenti della yeshiva. Si sono accorti che seguiva le persone religiose e si annotava il loro percorso. L’uomo è stato consegnato alla polizia il 20 gennaio, ma ora non risulta che sia mai successo: non c’è alcun documento, alcuna fotografia, le note che stava scrivendo sugli spostamenti degli ebrei non sono state tenute. Non esiste più traccia del suo passaggio al dipartimento di polizia. Questo è accaduto prima del cambio di potere a Kiev. Ci sono state richieste di chiarimenti, per sapere cosa era successo, ma quell’incidente è passato senza nessuna registrazione ufficiale. E’ come se questa persona non fosse mai esistita. La sinagoga ha anche provato a ‘motivare la polizia’, offrendo soldi, ma nemmeno questo ha funzionato”.

    Kiev ha una buona presenza di ebrei, circa cinquantamila, con tre sinagoghe tradizionali e cinque-sei luoghi di culto che non hanno lo status ufficiale. Ci sono due yeshiva e sei scuole ebraiche, considerando la divisione tra studenti e studentesse. Nell’est del paese che potrebbe finire al centro di una contesa tra il governo di Kiev e Putin la presenza di ebrei è buona: trentamila per ciascuna città a Kharkiv, Donetsk e Dnipropetrovsk. In Crimea sono meno.

    Ci sono gruppi ideologicamente molto di destra nel Maidan, come Praviy Sektor e Svoboda. Ne avete paura? “Seguiamo molto attentamente cosa fanno questi gruppi. Abbiamo un’attività costante di monitoraggio. Analizziamo le loro attività. Sorvegliamo quello che dicono. Ora dopo il cambio di governo interagiamo con i partiti che sono al governo, con l’ufficio del procuratore, con la polizia, con i servizi di sicurezza. Abbiamo più possibilità di fare cose di quanto ne avessimo prima, quando c’era Yanukovich. Non ci aspettiamo attacchi. Ma presumiamo che potrebbero accadere. E siccome abbiamo identificato gli ultimi incidenti come provocazioni, stiamo aspettando le prossime. Perché vediamo che tra tutti i tipi di pericoli, quello maggiore viene dalle provocazioni. Il rischio che arriva dalle folle o dagli estremisti è molto minore di quello che arriva dalle provocazioni”. Zissels intende provocazioni filorusse, per preparare il terreno a un intervento dall’esterno? “Intervento dall’esterno? Abbiamo appena avuto un’invasione. La Crimea già non appartiene più all’Ucraina, Putin ha firmato un accordo. E’ possibile che i russi intraprendano azioni simili in altre regioni, non possiamo vedere dentro la sua mente, ma lui non parla soltanto di Crimea, parla anche di regioni del sud-est ucraino, quindi non possiamo escludere che lo faccia. Naturalmente, per far muovere le truppe ha bisogno di qualche tipo di disordine, di sommosse, e gli incidenti antisemiti sono necessari, perché Putin ha detto nel suo discorso che l’antisemitismo sta crescendo qui. Questo non è vero. Così, se non ci sono incidenti antisemiti, li dovrà organizzare”.

    Il presidente delle comunità ebraiche ucraine dice che il partito più temuto, il Settore di destra, “non ci ha mai dato segnali sul proprio antisemitismo, abbiamo avuto alcune segnalazioni sulla sua natura neonazista, ma non di natura antisemita. E da parte di Svoboda non abbiamo visto dichiarazioni antisemite da anni. Alcuni dei leader, in discorsi privati e sui loro blog, a volte si permettono di fare alcune dichiarazioni antisemite”.

    A questo punto la conversazione si allarga. Tutta questa attenzione sull’antisemitismo ucraino come se si fosse trasformato in un’emergenza nazionale è separata dalla storia recente del paese. “Negli ultimi vent’anni, da quando l’Ucraina per la prima volta nella sua storia è diventata indipendente, almeno nella sua storia recente, abbiamo visto una riduzione dell’antisemitismo. Per esempio nel 2006 e nel 2007 abbiamo contato il numero più alto di atti di antisemitismo: 700. Poi c’è stata una grande riduzione. Nel 2013 sono stati 13. E in Italia? Quanti sono stati in Italia? Per esempio, sappiamo che in Francia ci sono stati 560 incidenti l’anno scorso e fonti francesi dicono che un altro 40 per cento di incidenti non è denunciato perché la gente ha paura di raccontarli. Sapete quanti sono stati in Germania lo scorso anno? 1.300. E in Gran Bretagna circa 600. C’è un ente, si chiama Agenzia dei diritti fondamentali, che fa ricerche sui numeri degli atti e degli attacchi antisemiti, raccolgono i numeri dati dai vari paesi europei e li rendono statisticamente omogenei, lo fanno da dieci anni e alla fine ottengono una tendenza credibile sull’innalzamento o sulla diminuzione dell’antisemitismo – e quindi possono stabilire correlazioni con le eventuali cause, per esempio vedono mutamenti quando c’è un’operazione militare di Israele, una guerra contro i vicini. Si possono fare dei grafici. Ecco, in generale la tendenza nei paesi dell’Europa dell’est è che hanno meno incidenti rispetto all’Europa occidentale. Uno dei fattori a ovest che spiega questa differenza è la presenza di islamisti e c’è anche la tendenza a posizioni anti israeliane tra gli intellettuali di sinistra. Nell’Europa orientale invece non c’è questo fattore islamista e, considerato che siamo passati attraverso l’esperienza comunista, non ci sono così tanti intellettuali di sinistra. Forse, in futuro, anche noi avremo gli stessi problemi, ma per il momento non è così. Tutti i cristiani qui hanno un lontano background antisemita. Penso che questo codice antisemita sia in condizione dormiente – c’è ma non è attivo – e che potrebbe essere risvegliato con attività di propaganda, con campagne mirate di informazione”.

    E potrebbe accadere qui in Ucraina? Una campagna mirata per risvegliare l’antisemitismo? “E’ proprio quello che le autorità sotto il comando del presidente Yanukovich hanno tentato di fare. Risvegliare questo codice antisemita. Anche Putin ha parlato dell’antisemitismo in Ucraina. Questo vuol dire che potremmo dover affrontare tentativi del genere”.

    L’antisemitismo era più minaccioso ai tempi dell’Unione sovietica? “Allora l’Ucraina non era indipendente e l’antisemitismo era una linea politica di stato. E l’antisemitismo di base, dal basso, era attivato, lo stato rafforzava quell’antisemitismo. A quale scopo? Gli imperi vivono grazie a stereotipi imperialistici prefissati. Devi sempre avere nemici esterni e interni per tenere assieme un impero. Nei paesi con radici cristiane è molto più facile manipolare il codice antisemita della popolazione, specialmente se si considera che in Ucraina c’era una storia di antisemitismo pregressa. Quando ero uno studente, cinquant’anni fa, una persona ebrea non poteva andare all’università. Non era esattamente impossibile, era molto difficile. Per esempio, dalla mia classe molti sono andati in università russe, dove era molto più facile iscriversi. E quando l’Unione sovietica è collassata, l’Ucraina ha ricevuto un nuovo modello d’ispirazione per il futuro. Quando divenne uno stato indipendente, la linea imperialista (sovietica) divenne sempre più debole all’esterno e all’interno. Anzi, proprio perché era una cosa imposta dall’Unione sovietica, questi stereotipi furono proibiti. Li esclusero dal discorso generale. E c’è da notare che ai tempi sovietici c’era cooperazione tra i dissidenti ucraini e gli ebrei. Ho fatto parte di quella cooperazione. Ho passato sei anni in carcere, come prigioniero politico, e ho preso parte a quell’interazione. Non c’era però un’equivalenza automatica, c’erano anche ebrei comunisti, ebrei antisionisti. C’era un gran numero di ebrei tra i dissidenti, perché gli ebrei sono sempre molto attivi”. C’era un clima di sospetto contro gli ebrei? “Sotto l’Unione sovietica c’era un elemento di sfiducia da parte delle autorità perché gli ebrei potevano lasciare il paese per andare in Israele. E il fatto che gli ebrei potessero andarsene risvegliava ancor di più il codice antisemita”. E ora? “In Russia non c’è un alto livello di antisemitismo, anche se comunque superiore all’Ucraina. L’anno scorso ci sono stati 50 incidenti. Putin non è antisemita e nemmeno i suoi fedelissimi e le autorità apprezzano l’antisemitismo. Ci sono oligarchi russi ebrei – come in Ucraina, dove sono anche nel governo, ora e prima. Ma penso che in Russia siano pronti a giocare ‘la carta ebrea’ dopo la caduta di Yanukovich. Per ora non vedono il motivo di farlo dentro la Russia. Ma abbiamo visto come l’hanno fatto, come l’hanno giocata in Ucraina. Nell’ultima settimana Putin ha parlato due volte dell’antisemitismo in Ucraina”.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)