Quel pasticciaccio brutto a Milano

Redazione

Procuratori contro a Milano, nel tempio che fu di Mani pulite. Recentemente il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha cambiato stanza, avvicinandosi a quella del capo della procura, Edmondo Bruti Liberati. Ma i due non sono mai stati così lontani come in questi giorni e il solco sembra destinato ad allargarsi. Se ne occuperanno Csm (che però è in scadenza a giugno), procura generale e Consiglio giudiziario, che esamineranno i fatti rappresentati da Robledo – responsabile del pool reati contro la Pubblica amministrazione – in un esposto in cui ha denunciato presunte irregolarità nell’assegnazione dei fascicoli di inchiesta da parte del suo capo, a vantaggio dei dipartimenti di altri due aggiunti, Francesco Greco (reati societari) e Ilda Boccassini (antimafia).

di Frank Cimini

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Procuratori contro a Milano, nel tempio che fu di Mani pulite. Recentemente il procuratore aggiunto Alfredo Robledo ha cambiato stanza, avvicinandosi a quella del capo della procura, Edmondo Bruti Liberati. Ma i due non sono mai stati così lontani come in questi giorni e il solco sembra destinato ad allargarsi. Se ne occuperanno Csm (che però è in scadenza a giugno), procura generale e Consiglio giudiziario, che esamineranno i fatti rappresentati da Robledo – responsabile del pool reati contro la Pubblica amministrazione – in un esposto in cui ha denunciato presunte irregolarità nell’assegnazione dei fascicoli di inchiesta da parte del suo capo, a vantaggio dei dipartimenti di altri due aggiunti, Francesco Greco (reati societari) e Ilda Boccassini (antimafia). Il terreno d’origine dello scontro è un fascicolo nato dalla trasmissione di atti provenienti da Firenze relativi a una conversazione intercettata tra Vito Gamberale e Mauro Maia, i due manager di F2i, in cui si accennava a una presunta gara su misura per l’acquisizione della aeroportuale milanese Sea. Il fascicolo finisce a ottobre 2011, per decisione di Bruti, sul tavolo di Greco che l’affida al sostituto Eugenio Fusco, il quale avverte che il reato da ipotizzare è turbativa d’asta ed è di competenza di altro dipartimento. Bruti ne prende atto, ma invita Fusco, come direbbero a Napoli, “a tenere in mano”. Ai primi di dicembre esce la notizia su un quotidiano. “Inchiesta su gara Sea”. La pressione mediatica aumenta, Bruti chiama Robledo per comunicargli che gli affiderà il fascicolo. Pochi giorni dopo il fondo F2i di Gamberale vince la gara d’asta per Sea indetta dalla neonata giunta di Giuliano Pisapia. Ma il fascicolo resta dov’è. Fino a marzo del 2012, quando esce un altro articolo destabilizzante sull’argomento. Il circo mediatico stavolta mette sotto pressione la magistratura. Ai cronisti che chiedono spiegazioni, Bruti racconta che le carte erano andate perse, non si trovavano più. C’è chi fa notare che la procura di Milano non può permettersi di perdere atti di indagine che coinvolgono il centrosinistra dopo la serie sterminata di inchieste su Berlusconi. “Voi fate la critica, io faccio il procuratore”, replica Bruti. L’indagine a quel punto viene affidata a Robledo e il 23 marzo il capo della procura, in una lettera al suo aggiunto, assume l’esclusiva responsabilità della dimenticanza e si mostra preoccupato per l’immagine esterna dell’ufficio da lui diretto. Partono gli accertamenti, dopo sei mesi in cui non era stato compiuto un solo atto di indagine, e con i diretti interessati consapevoli di essere sotto inchiesta. Robledo anche di questo si lamenta nel suo esposto, oltre a far osservare di essere stato escluso a suo dire irregolarmente da altre indagini – dal San Raffaele al caso Ruby, con riferimento sia al processo già concluso in primo grado sia al cosiddetto Ruby-ter. La concussione e la corruzione, afferma Robledo, sono reati di competenza del suo dipartimento e in relazione al Ruby-ter Bruti avrebbe dovuto almeno motivare la mancata assegnazione. Il Ruby-ter (le presunte false testimonianze delle olgettine) è stato affidato all’aggiunto Pietro Forno, che era co-assegnatario del Ruby-uno. Al di là dell’esposto di Robledo, in procura a Milano, dove vent’anni di rito ambrosiano hanno lasciato incrostazioni, non mancano i critici della gestione di Bruti Liberati. C’è ad esempio chi trova strano che non siano stati ancora sequestrati i conti correnti di Silvio Berlusconi e delle ragazze, spiegando il tutto con una valutazione di opportunità politica da parte del capo della procura “per non disturbare Berlusconi nel ruolo di padre delle riforme”. “Insomma – chiosa un magistrato – finiscono per dare ragione al Cav. sia quando si accaniscono sia quando lo favoriscono”.

Bruti, va ricordato, era stato nominato capo della procura di Milano dal Csm all’unanimità con l’appoggio di tutte le correnti che sono in pratica dei partitini. Nelle settimane immediatamente precedenti la nomina avevano fatto visita a Bruti, allora procuratore aggiunto, più volte l’avvocato Michele Saponara (al Csm per il Pdl) e Michele Vietti. Nei corridoi del quarto piano ci fu chi interpretò il fatto, in pratica, come una trattativa in diretta. Bruti è un politico che deve garantire un po’ tutti. Robledo formalmente non aderisce a nessuna corrente, è capace e ambizioso, aveva indagato su Berlusconi (casi Mediaset e Mills) avviando anche una causa civile contro il fondatore di Fininvest a Brescia per una polemica sulle rogatorie internazionali. Greco, come Bruti, è di Magistratura democratica e di recente ha avuto un incidente di percorso, perché la procura generale ha avocato una decina di inchieste tributarie fiscali “per inazione”. Greco aveva sollecitato l’archiviazione negata poi dal gip. La procura generale in tre casi ha già ottenuto il rinvio a giudizio. I nomi dei presunti evasori non erano altisonanti. Martedì prossimo sarà il Consiglio giudiziario a occuparsi del caso sollevato da Robledo. Il Csm in scadenza non sembra in grado di mosse repentine, la procura generale fa sapere che sta leggendo le carte. Il ministro della Giustizia potrebbe anche decidere di mettere gli ispettori sul Frecciarossa e mandarli a Milano per capire che cosa succede nella procura che tanto tempo fa voleva rivoltare l’Italia come un calzino.

di Frank Cimini

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