Tra meno d'un mese si vota in Sardegna, ma di Renzi nemmeno l'ombra

Diana Zuncheddu

Pur riconoscendogli grandi capacità mediatiche e organizzative, così come ha dimostrato nella sua Firenze, non sono tra i fan di Renzi. Mi piacciono i tipi alla D’Alema, che posso farci?, e il caso sardo conferma la mia sensazione: Renzi è un uomo nuovo, giovane, padre di tre figli (avrei volentieri votato per sua moglie a occhi chiusi), ambiziosissimo e, se posso, con qualche leggerezza nei contenuti. Tutto qui, anche se nel panorama degli uomini (politici) nuovi può sembrare chissà come eclatante.

    Al direttore - Pur riconoscendogli grandi capacità mediatiche e organizzative, così come ha dimostrato nella sua Firenze, non sono tra i fan di Renzi. Mi piacciono i tipi alla D’Alema, che posso farci?, e il caso sardo conferma la mia sensazione: Renzi è un uomo nuovo, giovane, padre di tre figli (avrei volentieri votato per sua moglie a occhi chiusi), ambiziosissimo e, se posso, con qualche leggerezza nei contenuti. Tutto qui, anche se nel panorama degli uomini (politici) nuovi può sembrare chissà come eclatante.
    In Sardegna si vota tra meno di un mese, il 16 febbraio. I magistrati hanno deciso anche lì, con canonico rituale, di indagare, a ridosso delle decisioni partitiche sui candidati, su mezzo Consiglio regionale per uso improprio dei fondi pubblici (qualche ragione l’avevano, a dire il vero). La vincitrice delle primarie per il Pd, Francesca Barracciu, indagata anche lei per pochi spiccioli, pare, è stata fatta ritirare via telefono da Renzi, collegato da Roma. Al posto della mora dai capelli corvini è stato candidato un professore di Sassari già nella giunta Soru, Francesco Pigliaru, che alle prime uscite pubbliche non ha esattamente arringato le folle (non ultima: ha proposto che i turisti arrivino in Sardegna senza auto. Ahah. Lei ha mai provato a usare un treno o un autobus o una corriera, come la chiamano lì?). In tutto ciò, alla prima prova elettorale, per quanto regionalissima, con Renzi segretario del Pd, lui, il segretario, che fa? Manovra da lontano, via cavo, defilato: in Sardegna non si è mai visto. C’è chi dice abbia paura di sbilanciarsi. I sondaggi, a dispetto delle previsioni, non sono pessimi per il presidente della regione uscente, Ugo Cappellacci (FI), che ha intanto sposato qualunque proposta populista sia stata mai inventata nella storia politica sarda dal nuragico in poi. Lei dirà: Renzi dimostra così di essere un grande politico, quasi uno statista, perché se vince si dirà che comunque il candidato di Sassari lo ha imposto lui al posto della indagata, viva la superiorità morale, se perde si dirà invece che era talmente poco convinto del candidato scovato all’ultimo secondo da non aver messo nemmeno mai la sua faccia, o la sua voce, su quel nome. Io però le rispondo: la Sardegna, una terra meravigliosa e sfortunata insieme, è prostrata, dalla crisi, dalla natura (via inondazione), in una parola: dalla povertà. Abbandonarla al suo destino non è una scelta coraggiosa, né nuova, né all’altezza della Grande politica che ci si aspetterebbe dal primo partito italiano, primo per storia, organizzazione, probabilmente consenso, in questo momento, in Italia. Se la massima produzione politica possibile, da quelle parti, è ora la tattica spiccia mirata alla costruzione del brand Renzi, allora, davvero, aridatece il rottamato Baffino.