Chi sta manipolando Riina e Lorusso? I dubbi e le domande di Violante

Salvatore Merlo

“Il buon senso e la dignità richiedono che sulle parole di Totò Riina, e sul meccanismo con il quale sono state acquisite si faccia chiarezza”, dice Luciano Violante. Alberto Lorusso, il boss della Sacra corona unita, detenuto al 41 bis, l’uomo che parla (e sembra imbeccare) Riina, l’agente provocatore, per conto di quale apparato dello stato ha avvicinato il vecchio capo della cupola? Qual era la missione di Lorusso? “Mafia e potere pubblico”, dice Violante, “si sono sempre reciprocamente manipolate nella storia. Ma oggi chi manipola chi? Si è usato Riina per lanciare un messaggio o Riina per la stessa ragione ha usato se stesso?”.

    “Il buon senso e la dignità richiedono che sulle parole di Totò Riina, e sul meccanismo con il quale sono state acquisite si faccia chiarezza”, dice Luciano Violante. Alberto Lorusso, il boss della Sacra corona unita, detenuto al 41 bis, l’uomo che parla (e sembra imbeccare) Riina, l’agente provocatore, per conto di quale apparato dello stato ha avvicinato il vecchio capo della cupola? Qual era la missione di Lorusso? “Mafia e potere pubblico”, dice Violante, “si sono sempre reciprocamente manipolate nella storia. Ma oggi chi manipola chi? Si è usato Riina per lanciare un messaggio o Riina per la stessa ragione ha usato se stesso?”. La domanda fa tremare le vene dei polsi, perché Riina allude al sangue, parla di omicidi, si esprime in termini elogiativi nei confronti del presidente della Repubblica, ovviamente sporcandolo. Le sue parole, rilanciate sui giornali, precipitano all’esterno e hanno un effetto sulla vita pubblica. Inevitabilmente. “Il significato di carattere generale di tutta questa faccenda ancora mi sfugge”, dice l’ex presidente della Camera ed ex magistrato. “Ma è una faccenda singolare sotto parecchi profili. E farsi delle domande è doveroso, oltre che giusto, se non altro per non passare da cretini. Forse la commissione Antimafia potrebbe ritenere che ci siano parecchi aspetti da chiarire, cose da spiegare, dubbi da sciogliere. Il vecchio capo stragista della mafia, agli arresti dal 1993, parla e lo fa in circostanze da illuminare. La moglie di Riina si sarebbe recata a fare visita alla moglie di un boss della Sacra corona unita. E Lorusso è a sua volta un capo di quell’organizzazione criminale in difficoltà. C’è un tentativo di riassetto di relazioni tra sconfitti? E’ per capire cosa succede che a parlare con Riina qualcuno ha mandato Lorusso? E come è stato scelto Lorusso, da chi è stato scelto, e con quali regole d’ingaggio? Il boss della Sacra corona unita, mentre parla con Riina, non solo è a conoscenza di fatti e circostanze di cui non dovrebbe sapere nulla, considerata la sua condizione di detenuto al 41 bis. Ma Lorusso dimostra anche di avere informazioni riservate, e nella disponibilità di poche persone. Sa per esempio che i magistrati di Palermo avrebbero voluto manifestare pubblica solidarietà al dottor Nino Di Matteo presentandosi tutti in aula nel corso di un’udienza. L’informazione era circolata nelle mail private dei magistrati. Lorusso come lo sa?”.

    E Violante, da ex giudice istruttore, fa notare un dettaglio: le telecamere e i microfoni che hanno registrato le immagini e la voce di Riina e Lorusso nel cortile del carcere di massima sicurezza di Opera. I giornalisti con forti relazioni all’interno della procura di Palermo spiegano che telecamere e microfoni erano in cortile, e non nella saletta ricreativa dell’istituto penitenziario, perché il cortile è il luogo – chissà perché – in cui i detenuti non s’aspettano d’essere controllati. Dice Violante: “Riina e Lorusso, nei video trasmessi dai siti internet, e nelle foto sui giornali, andavano sempre a parlare precisamente in quell’angolo del cortile coperto dai microfoni. E gli altri lati del cortile? E’ possibile che ci fosse una zona scoperta, e che Lorusso alternasse momenti in cui sapeva (lo sapeva?) d’essere registrato, ad altri in cui aveva la certezza di poter comunicare liberamente con Riina?”. Per istruirlo? E insomma finché qualcuno non spiegherà per chi lavorava Lorusso e quale fosse il suo mandato, il sospetto di una messinscena rimane. Tremendo. Come ha detto ieri al Foglio Emanuele Macaluso, “una cosa è andare a parlare con Riina pensando, ‘vediamo se dice qualcosa’. Un’altra storia è interrogarlo pensando, ‘vediamo cosa si può far dire a Riina’”. Riprende Violante: “Riina confessa a Lorusso di voler uccidere un magistrato. E Lorusso, che collabora con lo stato, che fa? Lo ha comunicato alla polizia? Se non lo ha comunicato vuol dire che è inaffidabile, che sta giocando un altro gioco. O forse, invece, sapeva di essere registrato”. E allora la domanda è sempre la stessa: chi ha mandato Lorusso da Riina, qual era la sua missione e chi è questo Lorusso?

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.