Parola all'Antimafia

A chi giova provocare Riina e rimestare nel torbido della “trattativa”

Salvatore Merlo

Quale magistrato ha autorizzato le intercettazioni dei colloqui di Totò Riina in carcere? Qualcuno ha imbeccato il detenuto Alberto Lorusso, che sa rivolgersi a Riina come se volesse pilotare le sue risposte? Possibile che nessuno si attivi per difendere la presidenza della Repubblica mostrificata nelle parole del capomafia? Il ministero della Giustizia tace.

Ferrara Riina, lo stato come agente provocatore. Subito un’inchiesta

    Quale magistrato ha autorizzato le intercettazioni dei colloqui di Totò Riina in carcere? Qualcuno ha imbeccato il detenuto Alberto Lorusso, che sa rivolgersi a Riina come se volesse pilotare le sue risposte? Possibile che nessuno si attivi per difendere la presidenza della Repubblica mostrificata nelle parole del capomafia? Il ministero della Giustizia tace. “Se davvero questo Lorusso, il detenuto che parlava con Riina nelle intercettazioni pubblicate sui quotidiani, fosse un agente provocatore, un uomo che lavora per gli apparati di polizia, la cosa sarebbe gravissima”. E Claudio Fava, vicepresidente della commissione Antimafia, esprime incredulità e preoccupazione per il messaggio che Riina ha trasmesso attraverso le conversazioni registrate e allegate agli atti del processo sulla trattativa stato-mafia. “Si tratta di gravi allusioni alle stragi, minacce e strani farfugliamenti. Agli atti Lorusso risulta gravato dal 41 bis, è un criminale pericoloso. La commissione Antimafia ha ascoltato i vertici dell’amministrazione penitenziaria (Dap) e dei servizi per capire meglio.

    Perché se dovesse risultare che esistono contatti diretti tra il Dap e i servizi, rapporti che non coinvolgono la magistratura, la cosa sarebbe ancora più grave. Se Lorusso è un agente provocatore, allora io vorrei capire a chi serve questa provocazione. Cui prodest? Domanda facile, ma risposta complicata”. Ed Enrico Buemi, senatore socialista, membro della commissione Antimafia e solido garantista, introduce qualche sospetto, e timore: “Stiamo parlando di ambienti paludosi. Non solo perché si parla di mafia, ma perché i servizi segreti si muovono sul liminare, in una zona grigia. Le parole di Riina vengono pubblicate sui giornali, che diventano un megafono dei messaggi del capo della cupola. In un momento storico e politico in cui le istituzioni sono deboli. La presidenza della Repubblica è continuamente messa in mezzo. C’è persino chi dà a Napolitano del golpista. Allora un sottile sospetto a me viene: il sospetto di un tentativo di delegittimazione”.

    Dice Fava: “Se Lorusso è stato pilotato si aprirebbe un file gigantesco. La commissione di cui sono vicepresidente dovrebbe sentire il capo della procura Antimafia, i vertici del Dap e anche dei servizi. Tuttavia, a domanda, hanno già risposto che non esistono rapporti diretti tra Dap e servizi. Non ho motivo di dubitarne. Tuttavia mi preoccupa che qualcuno possa aver voluto provocare l’incontro tra Lorusso e Riina per arrivare alla diffusione dei messaggi mafiosi del capo della cupola. Ed è preoccupante che Riina prefiguri una volontà stragista. A Trapani, Caltanissetta e a Palermo i magistrati sono già sottoposti a minacce. Perché passa questo messaggio?” (Claudio Fava spiega: i detenuti al 41 bis è prassi che siano sottoposti a videosorveglianza, e che talvolta vengano anche registrati. Dunque Riina sapeva, o poteva fortemente sospettare, d’essere ascoltato). C’è chi pensa si tratti di una spaventosa messa in scena il cui obiettivo è sporcare il Quirinale, calunniare Berlusconi e monumentalizzare la tesi palermitana sulla trattativa stato-mafia. L’estate scorsa due parlamentari, Giuseppe Lumia e Sonia Alfano, hanno fatto un tour nelle celle dei più importanti e sanguinari boss della mafia, detenuti in regime di 41 bis. Hanno trattato con loro un possibile pentimento e hanno anche affrontato questioni relative alla presunta trattativa. I colloqui con i boss, da Bernardo Provenzano a Filippo Graviano e Nino Cinà, avvenivano in siciliano stretto e, a conclusione dell’ultimo incontro, Cinà salutò la dipietrista Alfano con queste parole: “Sono a sua disposizione, a 360 gradi”.

    Oggi Riina tira in ballo Napolitano, cui è stata richiesta una testimonianza nel processo sulla trattativa a Palermo. E si sospetta che Lorusso sia un agente provocatore. Non è strano? Risponde Fava: “E’ una tesi dietrologica. Gli incontri dei parlamentari con i detenuti rientrano nel loro diritto e avvengono alla luce del sole. Questa vicenda non è sovrapponibile alla storia di Lorusso. Qui ci troviamo di fronte ad alcune minacce di strage. La domanda è: a cosa e a chi servono?”. Risponde Buemi: “Riina, o chi per lui, forse ottiene tre risultati. Delegittima l’istituzione Quirinale, invia oscure minacce e si rivolge a quelli che stanno fuori dal carcere. Noi non sappiamo esattamente decrittare il senso di questo torbido pasticcio. Ma in Italia si sta sviluppando un clima di linciaggio nei confronti delle istituzioni”. Sulla vicenda Alfano-Lumia ha indagato la procura di Bologna e anche il ministero della Giustizia. Tutto è sfumato.

    Ferrara Riina, lo stato come agente provocatore. Subito un’inchiesta

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.