“Non si spara a una zanzara col bazooka”. Travaglio e Ovadia su Dieudonné

Cristina Giudici

“La satira può anche diventare satura, ossia un cestino pieno di spazzatura, ma non è un valido motivo per censurarla con un editto bulgaro”. Parola magica, parola evocativa, “editto bulgaro”. Ma questa volta Marco Travaglio, in versione liberal-volterriana, la usa con un filo d’ironia e per giusta causa di libertà intellettuale. Lui penna tagliente, lui che apprezza il contundente e satirico Beppe Grillo, non può esimersi dal difendere dall’“editto bulgaro” che ha colpito persino un personaggio discusso come l’attore comico francese Dieudonné M’Bala M’Bala.

Giuli Dieudò, giullare maledetto - Tiliacos Matraquage démocratique

    “La satira può anche diventare satura, ossia un cestino pieno di spazzatura, ma non è un valido motivo per censurarla con un editto bulgaro”. Parola magica, parola evocativa, “editto bulgaro”. Ma questa volta Marco Travaglio, in versione liberal-volterriana, la usa con un filo d’ironia e per giusta causa di libertà intellettuale. Lui penna tagliente, lui che apprezza il contundente e satirico Beppe Grillo, non può esimersi dal difendere dall’“editto bulgaro” che ha colpito persino un personaggio discusso come l’attore comico francese Dieudonné M’Bala M’Bala, quello che si affida all’antisemitismo per riempire teatri e far ridere i suoi fan con battute razziste contro gli ebrei. Il ministro dell’Interno, Manuel Valls, ha fatto ricorso allo strumento burocratico-legale di una circolare rivolta a sindaci e prefetti per proibire la tournèe dello sgradito show “Le Mur”, che sta creando imbarazzo al governo francese. E così ha trasformato una provocazione di natura (e di deriva) politico-culturale in una questione di censura ideologica vestita di ordine pubblico. Dopo che il saluto romano all’inverso inventato dal comico – braccio teso verso il basso e mano sulla spalla, la “quenelle” (letteralmente polpetta) – è diventato un video che spopola su YouTube, e il calciatore Nicolas Anelka lo ha emulato su un campo di calcio. Dopo che ha messo sulla sua lista di proscrizione un giornalista di Radio France con parole che assomigliano più a un comizio intriso di razzismo che a una gag, seppur di pessimo gusto: “Quando lo sento parlare, Patrick Cohen, mi dico, sapete le camere a gas, sapete…”, ha esordito recentemente sul palco. Dieudonné si difende, evocando le sue origini africane, ma la vicenda suscita molti dubbi su temi complessi, come lo sono la libertà di opinione e di satira in un paese democratico e i loro limiti. Ma anche i limiti della censura e del controllo politico. Travaglio non ha dubbi: “Sebbene il crinale fra la satira e l’istigazione razziale possa rivelarsi molto sottile, sono contrario a una legge che proibisca a Dieudonné di esprimersi – osserva.  – Lo dico da filo-israeliano; ritengo che non si debbano mai reprimere le idee, per quanto sgradevoli e ripugnanti. E penso la stessa cosa nei confronti dei negazionisti”.  Insomma, “se le gag di Dieudonné vengono vietate per legge, trasformate in una questione di ordine pubblico, lui potrà immolarsi, diventare un martire, amplificare il suo messaggio, riuscire a legittimarlo. Che senso ha uccidere una zanzara con un bazooka?”. Travaglio-Voltaire ritiene dunque che a Dieudonné vada consentita la libertà di espressione e debba essere piuttosto trattato come un vecchio reperto: “Non si può rispondere con la gogna, l’ostracismo, il divieto di dimora, il proibizionismo, affidando alle istituzioni il ruolo dei doganieri culturali”, chiosa.

    E mentre il presidente François Hollande dà il nulla osta al divieto di espressione a Dieudonné, che ha messo sulla sua black list un altro giornalista (se vi ricorda qualche comico italiano, è sicuramente casuale), anche l’attore di origine ebraica Moni Ovadia boccia ogni tentativo di chetare la febbre che cresce in Francia sulla cifra imbarazzante dell’attore francese con atti burocratici, “decisi d’imperio”, spiega al Foglio. “L’antisemitismo è una piaga della società occidentale e il successo di Dieudonné rivela un sintomo culturale di una patologia cronica, ma non me la sento di condannare neanche gli spettatori, che ridono per superficialità o ignoranza. Non vieterei neanche ai negazionisti di poter esprimere le loro astruse teorie sul nazismo. Se Dieudonné istiga al razzismo, le associazioni ebraiche possono far valere i propri diritti con una denuncia in tribunale; ma la censura viola l’essenza della democrazia che, per quanto fragile, va difesa, poiché è  difficile decidere dove inizia la sua provocazione e dove comincia la sua istigazione razziale”, aggiunge l’attore-autore. Ma c’è un passo ulteriore: “Il divieto prefettizio è rischioso perché può costituire un precedente per estendere la censura verso ogni tipo di manifestazione verbale, per quanto cruenta, di un’opinione. Fra l’altro le gag di Dieudonné sono paradossali, se si considera che vengono espresse da un meticcio”. Il tema è complesso perché attraversa sfere sociali, individuali, culturali, politiche e storiche, ma si può sintetizzare così: davanti ad azioni di disturbo, la democrazia deve continuare a usare gli strumenti della democrazia, che non può alienare il diritto di opinione e di satira.

    Giuli Dieudò, giullare maledetto - Tiliacos Matraquage démocratique