Pifferi e tromboni

Guido Vitiello

Chi ben comincia è già a metà dell’opera. Gran bella frottola, e che sia attestata in Orazio non la rende meno frottola. Soprattutto, un alibi formidabile per noi pigri. Io, per esempio, ho un carnet di titoli eccellenti per libri che non scriverò mai. Due riguardano gli intellettuali italiani nell’ultimo ventennio. Il primo si riallaccia a Julien Benda: “Il rodimento dei chierici”. Si tratterebbe di mostrare come le passioni politiche, via via degenerate in accanimenti, poi in ossessioni, infine in ripicchi e capricci puerili abbiano portato all’accartocciarsi su di sé, se non all’incarognirsi, di scrittori un tempo stimabili.

    Chi ben comincia è già a metà dell’opera. Gran bella frottola, e che sia attestata in Orazio non la rende meno frottola. Soprattutto, un alibi formidabile per noi pigri. Io, per esempio, ho un carnet di titoli eccellenti per libri che non scriverò mai. Due riguardano gli intellettuali italiani nell’ultimo ventennio. Il primo si riallaccia a Julien Benda: “Il rodimento dei chierici”. Si tratterebbe di mostrare come le passioni politiche, via via degenerate in accanimenti, poi in ossessioni, infine in ripicchi e capricci puerili abbiano portato all’accartocciarsi su di sé, se non all’incarognirsi, di scrittori un tempo stimabili (l’esempio più doloroso è la prosa ormai ideologicamente e stilisticamente rattrappita di un Cordero). L’altro libro congetturale, “Compagni che sballano”, dovrebbe invece descrivere l’effetto blackjack per cui molti intellettuali di persuasioni un tempo robuste, nel vano tentativo di battere il banco, hanno giocato a vanvera tante di quelle carte da perdere la posta; la posta, s’intende, del loro senno e di quel che restava della loro credibilità (vedi Asor Rosa che chiama il 112).

    Si può dire che i due libri Luca Mastrantonio li ha scritti entrambi in uno, “Intellettuali del piffero”, appena pubblicato da Marsilio. Il titolo, che suona quasi a sberleffo, nasce dalla concrezione di due metafore: il Pifferaio magico di Hamelin, che incanta i bambini e li porta alla rovina; il maiale Piffero della “Fattoria degli animali” di Orwell, teorico della superiorità antropologica (correggo: suinologica) della propria specie sulle altre, che richiama a sua volta l’intellettuale che “suona il piffero per la rivoluzione”, come scrisse nel 1947 Vittorini a Togliatti. E’ un libro enciclopedico, ma di un enciclopedismo ironico e collerico, da “Giudizio Universale” papiniano. Molti i chiamati in questa valle di Giosafat, pochissimi gli eletti, e per ciascuno dei dannati è approntato un girone. I peccati capitali sono quelli che Mastrantonio chiama “disturbi del sistema bipolare”, i guasti cioè di un bipolarismo che da politico si è fatto psichiatrico, e che ha portato alle più surreali contraddizioni, elencate come in un manuale diagnostico.

    C’è la Schizofrenia Cognitiva, illustrata dalle sedute di autocoscienza degli scrittori antiberlusconiani che pubblicano con Mondadori, o da Camilleri che, a seconda che a proporlo sia Prodi o Berlusconi, è favorevole o contrario al ponte sullo Stretto; c’è l’Escapismo Elettorale di quanti, da Consolo a Tabucchi, alla vigilia di ogni nuovo voto hanno ripescato il “Fuitevenne” di Eduardo De Filippo o minacciato di esiliarsi a Parigi; c’è la Cassandropausa Profetica, patologia del club del “Ve l’avevo detto”, che va da Eco a Moretti a Saviano, e che ha intonato tutte le modulazioni, anche le più jettatorie, dell’“Io so” pasoliniano; c’è il Ninfomoralismo Ipocrita (qui i bersagli sono, tra gli altri, Lidia Ravera e Melissa P.) che ha preteso di distinguere buone e cattive liberazioni sessuali a seconda dei loro quarti di nobiltà culturale e politica; e c’è il suo rovescio, il Cattolibertinaggio Isterico in chiave antipuritana, che su queste colonne è perfino superfluo illustrare; c’è poi (ma l’elenco non è completo) la Satiriasi Comicronistica, quella riduzione del mondo a caricatura da Vernacoliere che rende così indistinguibili Travaglio e il Gabibbo.

    Non si salva quasi nessuno, da destra a sinistra, tra i fautori di questo sacrificio volontario dell’intelligenza alle ossessioni partigiane. E soprattutto non si intravede uno sbocco. Perché – è questa la parte più profonda del saggio – le generazioni sembrano intrappolate in un chiasmo, tra “vecchie trombette” e “giovani tromboni”. I giovani fanno l’impossibile per sembrare la copia iperrealista dei padri e dei nonni (vedi esperimenti di automummificazione come Alfabeta2); e i vecchi sono invasi da una scalpitante rabbia giovanile, barattano la saggezza della canizie con uno stile bisbetico e stridulo. Il parricidio è impossibile, disinnescato da una perversa alleanza. Toccherà ad Ascanio abbattere in un colpo Enea e Anchise? “Ascanio Unchained”: altro ottimo titolo per un libro che non scriverò. Speriamo che lo scriva Mastrantonio.