Successione bancaria

Tocca a Yellen. La Fed è più rosa, ma continua a stampare moneta

Alberto Brambilla

Il presidente americano Barack Obama ha deciso di nominare Janet Yellen a capo della Federal Reserve. E’ la prima donna nella storia a guidare la Banca centrale più influente del pianeta. La decisione arriva dopo mesi di dibattito pubblico sulla successione di Ben Bernanke che lascerà l’incarico di governatore a fine gennaio 2014, dopo due mandati consecutivi (“più di quanto volessi”, disse a giugno).

Peduzzi Casa Yellen

    Il presidente americano Barack Obama ha deciso di nominare Janet Yellen a capo della Federal Reserve. E’ la prima donna nella storia a guidare la Banca centrale più influente del pianeta. La decisione arriva dopo mesi di dibattito pubblico sulla successione di Ben Bernanke che lascerà l’incarico di governatore a fine gennaio 2014, dopo due mandati consecutivi (“più di quanto volessi”, disse a giugno).

    L’Amministrazione Obama è nel mezzo di una diatriba tra democratici e repubblicani che ha portato al nono giorno di parziale chiusura di alcune funzioni della Pubblica amministrazione e che mette in dubbio anche l’innalzamento del tetto del debito pubblico, cioè il limite stabilito per legge fino al quale lo stato può finanziarsi. Al di là della rottura d’immagine, Obama ha voluto garantire continuità con le politiche monetarie iper espansive inaugurate da Bernanke che Yellen stessa ha chiesto, in quanto vicepresidente dell’Istituto centrale, ed è riluttante a frenare. E’ infatti considerata una “colomba tra le colombe” all’interno della Fed, dov’è entrata nel 1994 per poi scalarla fino al vertice. I mercati, al netto di un rafforzamento del dollaro, hanno reagito con sostanziale indifferenza a una nomina prevista. Il principale avversario alla corsa, l’ex consigliere economico di Obama, Lawrence Summers, aveva infatti ritirato la sua candidatura per evitare una spaccatura dopo che alcuni senatori democratici l’avevano pubblicamente osteggiato. Yellen, elogiata dai democratici, apprezzata dai liberal e gradita a Wall Street, dovrà affrontare qualche resistenza in Senato, dove i repubblicani, contrari alla prolungata immissione di liquidità, “guarderanno da vicino” le sue credenziali. La sua nomina dovrebbe passare con oltre 60 voti favorevoli, secondo le previsioni del Cato Institute, un think tank libertario. I media hanno enfatizzato la svolta rosa a Washington, ma di Yellen d’ora in poi conterà soprattutto la sua capacità di creare consenso all’interno della Banca centrale, così da poter gestire al meglio il timing della riduzione degli stimoli e comunicarlo con chiarezza ai mercati per evitare choc.

    Il lavoro accademico di Yellen (già docente all’università californiana di Berkeley e consigliere economico dell’ex presidente democratico Bill Clinton) si è concentrato sui costi e sulle cause della disoccupazione. Per questo, molti osservatori ritengono che si concentrerà sull’uso della Fed come strumento per dare fiato al mercato del lavoro. “Non sono solo statistiche – disse Yellen a febbraio – sappiamo che la perdita di impiego per lungo periodo devasta lavoratori e famiglie”. L’obiettivo della Banca centrale è portare il tasso di disoccupazione dal 7,3 per cento odierno al 6,5, soglia decisiva per cominciare a ridurre gli stimoli (85 miliardi di dollari mensili di acquisti di asset) ed eventualmente ad aumentare i tassi d’interesse. Le stime sull’ipotetico raggiungimento del target oscillano da fine 2014 a 2015 inoltrato, ergo l’exit strategy della Fed dovrà essere flessibile. E certo, come sostiene Michael Hewson, analista di Cmc Markets, parlando con il Foglio, “potrebbe aumentare in maniera decisa” la pressione sulla Banca centrale europea di Mario Draghi.

    E’ in questa “èra d’incertezza” per le Banche centrali che la comunicazione diventerà un altro strumento fondamentale per la stabilità finanziaria. Bernanke, ad esempio, ha scioccato i mercati globali quando a settembre non ha accennato al “tapering”, cioè alla riduzione degli stimoli monetari, come invece si aspettavano gli investitori. Errori che Yellen riuscirà forse a evitare: è a capo del comitato interno per la comunicazione della Fed, istituito da Bernanke, ed è l’artefice della cosiddetta “forward guidance”, cioè il modo (innovativo) con cui le Banche centrali indicano le future decisioni in merito a tassi d’interesse e Quantitative easing. “Gli effetti della politica monetaria dipendono sensibilmente dal messaggio sulle politiche da intraprendere nei prossimi mesi o anni – disse in aprile – spero che siano finiti per sempre i giorni del ‘never explain, never excuse’”, che caratterizzarono ad esempio la presidenza di Alan Greenspan. Un’altra capacità che tornerà utile in questi anni di “navigazione a vista” per i banchieri centrali è quella di indovinare le previsioni economiche. Secondo il Wall Street Journal, le stime di Yellen su inflazione, lavoro e crescita si sono rivelate le più precise a confronto di quelle degli altri 13 dirigenti della Fed. “Sa leggere con pragmatismo le foglie di tè, eviterà gli errori dei suoi colleghi che sono limitati dalle teorie”, ha detto ieri Justin Wolfers, professore dell’Università del Michigan. Insomma, una Cassandra come banchiere.

    Peduzzi Casa Yellen

    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.