L'emergenza obiezione in Italia non c'è

Redazione

I dati dell’Istituto superiore di sanità lo confermano. Lorenzin: “La legge 194 ha avuto complessivamente una applicazione efficace”

La Relazione annuale sull’attuazione della legge 194, trasmessa ieri dal ministro della Salute al Parlamento, dimostra che non esiste alcuna “emergenza nazionale” legata all’obiezione di coscienza, come sostiene una campagna che vuole negare quel diritto, perché incrementerebbe il ricorso all’aborto clandestino. I dati dell’Istituto superiore di sanità (definitivi per il 2011 e preliminari per il 2012) sui quali la relazione è basata, lo confermano e “relativamente all’obiezione di coscienza e all’accesso ai servizi – dichiara il ministro Lorenzin – indicano che la legge ha avuto complessivamente una applicazione efficace. Stiamo lavorando per verificare, insieme alle regioni la presenza di eventuali criticità locali per giungere al più presto al loro superamento”. Rimane il fatto che, da trent’anni a questa parte, gli obiettori sono cresciuti del 17.3 per cento a fronte di un dimezzamento, nello stesso periodo, delle interruzioni volontarie di gravidanza (significa che ogni medico non obiettore effettua in media 1,7 aborti a settimana). Si conferma inoltre la tendenza al calo degli aborti,  secondo tutti gli indicatori. I dati preliminari indicano che nel 2012 sono stati effettuati 105.968 aborti, meno 4,9 per cento rispetto al dato definitivo del 2011 (111.415 casi), con un decremento del 54,9 per cento rispetto al 1982, anno in cui in Italia si è registrato il più alto ricorso all’aborto volontario (234.801 casi). Cala per la prima volta la percentuale di straniere che ricorre all’aborto, e il tasso di abortività (numero di Ivg per mille donne in età feconda, tra 15-49 anni) nel 2012 è risultato pari a 7,8 per 1.000, contro l’8 del 2011. Valore tra i più bassi dei paesi industrializzati.

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