Il senatore compromesso

Redazione

Mercoledì il senatore John McCain ha aperto la porta sbagliata al Congresso e si è ritrovato davanti Barack Obama riunito con i congressmen democratici.  Il repubblicano ha chiesto scusa e si è eclissato, ma non prima di ricevere quella che lui descrive come una divertita risata generale e altri come uno scroscio di applausi, versione dei fatti non inverosimile, visto che McCain da nemico giurato di campagne presidenziali acrimoniose e senza storia si è trasformato nella sponda ideale per dare sostanza bipartisan ai progetti politici del presidente.

    Mercoledì il senatore John McCain ha aperto la porta sbagliata al Congresso e si è ritrovato davanti Barack Obama riunito con i congressmen democratici.  Il repubblicano ha chiesto scusa e si è eclissato, ma non prima di ricevere quella che lui descrive come una divertita risata generale e altri come uno scroscio di applausi, versione dei fatti non inverosimile, visto che McCain da nemico giurato di campagne presidenziali acrimoniose e senza storia si è trasformato nella sponda ideale per dare sostanza bipartisan ai progetti politici del presidente.

    La lunga intervista al magazine liberal New Republic in cui McCain, fra le altre cose, picchia sulla “schizofrenia di Fox News”, assale i libertari che vogliono spaccare il Partito repubblicano, manifesta consonanze obamiane sul budget e sulla riforma dell’immigrazione e dice che in un’eventuale corsa presidenziale fra Rand Paul e Hillary Clinton non saprebbe chi votare è stata soltanto l’esplicitazione del suo status di uomo del compromesso. Mentre il Gop si scagliava a corpo morto contro l’angusta offerta di Obama sul budget (abbassare le tasse per le aziende in cambio della fine di certi privilegi per le grandi corporation), McCain parlava di un “buon inizio” e la discrepanza fra il maverick e la linea ufficiale del partito è ormai parte di un trend generale. Il senatore incassa spesso complimenti dagli avversari per le sue pulsioni realiste e ha maturato una particolare capacità di far irritare i repubblicani alla Camera. Ormai è più facile trovare lodi del senatore sul New York Times che sulla National Review, il bastione del conservatorismo.

    Eppure l’unico dossier sul quale McCain non riceve le attenzioni della Casa Bianca è quello su cui Obama è più debole, la politica estera. Il falco del senato dice che l’inazione in Siria è “uno dei capitoli più vergognosi della storia americana” ed è furioso per la posizione di debolezza da cui l’Amministrazione si trova a negoziare con la Russia sul caso dello spione Edward Snowden. Per aumentare la leva nelle trattative interne la curva democratica applaude con trasporto McCain. E si gira dall’altra parte quando il suo eroe bipartisan pronuncia verità sconvenienti.