Perché troppo “sexting” travolge anche le mogli (ma i Clinton non c'entrano)

Federico Sarica

L’analisi attorno al ritorno sulla scena dello scandalo Anthony Weiner – il politico americano che non ha fatto in tempo a preparare il suo rientro politico dopo lo scandalo dei tweet proibiti del 2011, che subito si è ritrovato per le mani un’altra imbarazzante vicenda di sexting – ha preso nelle ultime ore la forma di due grandi domande. La prima: perché lo fa? – dove per “farlo” s’intende sia l’attività digitale a sfondo sessuale di Weiner, sia la sua decisione di non ritirarsi dalla corsa per le primarie democratiche a sindaco di New York, nonostante l’ovvio e notevole tracollo pubblico di popolarità e credibilità.

    L’analisi attorno al ritorno sulla scena dello scandalo Anthony Weiner – il politico americano che non ha fatto in tempo a preparare il suo rientro politico dopo lo scandalo dei tweet proibiti del 2011, che subito si è ritrovato per le mani un’altra imbarazzante vicenda di sexting – ha preso nelle ultime ore la forma di due grandi domande. La prima: perché lo fa? – dove per “farlo” s’intende sia l’attività digitale a sfondo sessuale di Weiner, sia la sua decisione di non ritirarsi dalla corsa per le primarie democratiche a sindaco di New York, nonostante l’ovvio e notevole tracollo pubblico di popolarità e credibilità (gli ultimi sondaggi lo danno spacciato in quarta posizione, con il 53 per cento degli elettori dell’asinello che gli chiede di farsi da parte). Seconda domanda: perché lei gli è rimasta a fianco? – dove per lei s’intende Huma Abedin, la moglie di Weiner, nota per il talento dimostrato nella sua prolifica attività al seguito di Hillary Clinton, e rea agli occhi dell’opinione pubblica di essersi inspiegabilmente schierata a sostegno dell’indifendibile marito anche alla luce delle ultime imbarazzanti scoperte.

    Le svariate analisi psicologiche della recidività di Carlos Danger – il nickname con cui Weiner si è presentato, nudo, alle sue partner digitali – sono state riassunte e raccontate sull’Atlantic da Joseph Burgo, saggista e psicoterapeuta, il quale ha risposto con una bella dose di scetticismo a chi si limita continuamente a bollare (e un po’ anche a giustificare) come dipendenza qualsiasi tipo di devianza dall’etichetta universalmente accettata. C’è un fattore di dipendenza nel comportamento di Weiner – sostiene Burgo – ma guai a sottovalutare un elemento che si troverebbe ancora più in profondità: una dose massiccia di narcisismo, quel bisogno di sentirsi ribadire quotidianamente – anche dalle proprie compagne di chat, e anche e soprattutto per quel che riguarda le proprie doti fisiche e sessuali, un tutt’uno con quelle di uomo pubblico e politico, secondo Burgo – “non ho mai voluto nessuno come desidero te. Sei perfetto”, come pare gli scrivesse Sydney Leathers, colei che ha fatto esplodere lo scandalo.

    Basta il narcisismo per giustificare anche la decisione di non ritirarsi da parte di Weiner, il quale continua imperterrito a presentarsi a comizi e interviste? Probabilmente a questo va aggiunta una grossa dose di sfacciataggine, la strategia di provare a giocare il ruolo del ribelle fino in fondo, come ha notato Maureen Dowd sul New York Times, cercando di far leva da una parte sull’inconsistenza degli avversari, incapaci di scaldare il cuore degli elettori, dall’altra sul tentativo difficilissimo di rimettersi in sintonia con questi ultimi recitando il ruolo dell’outsider, che gioca a carte scoperte e non ha niente da perdere: “Non mollo, non è così che facciamo a New York”, ha ribadito in un video nelle ultime ore. Mossa disperata, se è vero quel che riportano i giornali, e cioè che la poca gente che si presenta ancora ai suoi incontri pubblici non stia facendo altro che chiedergli: come pensi che io possa crederti ancora?

    Chi gli ha creduto, o ha recitato la parte di quella che, è stata appunto la moglie, fra lo stupore e lo sdegno dei molti che non sono riusciti a capacitarsi della sua scelta di presentarsi in conferenza stampa a fianco del marito. In tanti hanno parlato di un errore che rischia di compromettere un sicuro e roseo futuro politico della bella Huma. In realtà ieri il sempre ben informato Politico ha anticipato un articolo in uscita sulla rivista People, in cui Huma Abedin pare sostenga di aver deciso di agire così solamente per salvaguardare il figlio avuto da Weiner, di non averlo fatto per nulla a cuor leggero e di essere consapevole che tutto questo intaccherà non poco la sua immagine pubblica.

    Non si contano in questo senso i retroscena che giocano su un suo possibile allontanamento dai suoi genitori politici adottivi, Bill e Hillary Clinton, sostenuti anche dal fatto che da ieri la Abedin sia ufficialmente in ferie dal suo ruolo a fianco dell’ex segretario di stato. In questo senso, sempre Politico ha ricostruito come in realtà nell’entourage di Hillary si stia lavorando per capire come prendere definitivamente le distanze da Weiner (che intanto nel suo slancio di ribellismo le ha già prese di suo, “non mi occupo di chi non vota a New York”, ha detto a proposito), cercando di recuperare a tempo pieno le notevoli potenzialità di Huma, su cui pare i Clinton contino ancora molto, motivo per cui, anche se non hanno condiviso la sua scelta, la rispettano. Nessuno più dei Clinton ha saputo impartire la lezione secondo la quale solo una cosa riesce a far passare in secondo piano gli scandali: la statura politica. E’ valso per loro, e sono forse pronti a scommettere che varrà anche per Huma Abedin, la quale, sebbene in difficoltà, ha ancora tutto politicamente da dimostrare. Al contrario del marito, di cui gli elettori ricordano soltanto le chat e quel giro di parole con cui ancora ieri Weiner non è riuscito a dire quel che tutti s’aspettano: ho smesso con quel “sexting” forsennato, questa volta è vero.