Come e perché è crollato il processo del secolo a Goldman Sachs

Ugo Bertone

“Ho detto così perché mi volevate fregare”. Ma che dice, Pellegrini? “Sì, voi della Sec mi stavate addosso, mi facevate domande trabocchetto. Insomma, ho detto quello che volevate…”. Matthew Martens, il capo dei legali della Sec, insiste, ma non troppo: guai a fare la figura dell’aguzzino davanti a una giuria popolare. Ma l’autogol è pesante. Pellegrini era il teste chiave della causa del secolo: la Sec (l’autorità di Borsa in America) contro Fabrice Tourre, già dirigente di Goldman Sachs. Ovvero il popolo degli Stati Uniti contro la banca che, pur di non farsi processare, ha pagato una multa di 550 milioni di dollari.

    “Ho detto così perché mi volevate fregare”. Ma che dice, Pellegrini? “Sì, voi della Sec mi stavate addosso, mi facevate domande trabocchetto. Insomma, ho detto quello che volevate…”. Matthew Martens, il capo dei legali della Sec, insiste, ma non troppo: guai a fare la figura dell’aguzzino davanti a una giuria popolare. Ma l’autogol è pesante. Pellegrini era il teste chiave della causa del secolo: la Sec (l’autorità di Borsa in America) contro Fabrice Tourre, già dirigente di Goldman Sachs. Ovvero il popolo degli Stati Uniti contro la banca che, pur di non farsi processare, ha pagato una multa di 550 milioni di dollari. La banca è “too big to jail” (“troppo grande per essere arrestata”), come ha scritto il Wall Street Journal, soprattutto ora che sui big bancari piovono di nuovo utili favolosi: vale per Goldman, così come per Bank of America, Morgan Stanley o Jp Morgan, che in soli tre mesi ha guadagnato 6,7 miliardi di dollari; roba da mangiarsi, se volesse, il Monte dei Paschi di Siena in un sol boccone.

    Non è, insomma, il processo contro un giovanotto megalomane che si divertiva a firmarsi “il favoloso Fab” in email in cui si vantava di vender bidoni “a vedove ed orfani” e che, nel frattempo, ha fatto penitenza come volontario in Ruanda (facendo buoni affari nel caffè, però). Ma è una causa esemplare, quella che ci vuole per dare forza alle richieste dell’America di Main Street, quella che accomuna la democratica Elizabeth Warren e il vecchio leone John McCain, lo sfidante di Obama: basta con le banche universali, è la loro proposta di legge, torniamo alle vecchie regole del New Deal. Possibile che un processo del genere, preparato per anni dall’accusa, studiato nei minimi particolari dalla difesa (pagata da Goldman Sachs), possa riservare una sorpresa degna di “Un giorno in pretura”? Quel che non poteva succedere, se non nei romanzi di John Grisham, è capitato martedì quando sul banco dei testimoni, è arrivato Paolo Pellegrini, 56 anni, matematico romano con il bernoccolo della finanza, già povero in canna, ma che nel 2008 è riuscito a far guadagnare 15 miliardi di dollari al suo boss, John Paulson, scommettendo sul tracollo del mercato immobiliare. Una scommessa sofisticata, con un effetto leva da capogiro (punto uno per guadagnare 1.000-1.500 volte), reso possibile anche dai cocktail micidiali messi a punto da Fabrice Tourre. Il gioco, in parole poverissime, consisteva nel creare un prodotto in cui infilare titoli e crediti delle società immobiliari più a “rischio crollo”, in caso di discesa dei prezzi del mattone, assegnare al “titolo-bidone” il rating dell’emittente (ovvero la tripla A di Goldman) e rifilare il prodotto ai gestori in giro per il mondo.

    Fin qui il ruolo della banca. Il fondo di Paulson completava l’opera vendendo allo scoperto il titolo, per giunta con un impegno finanziario imitato. Una truffa da Totò dell’era digitale, sospetta la Sec. Ma quando mai, replica Pellegrini, citando il primo incontro con Aca, una delle società clienti: “Io sono stato chiaro fin dall’inizio: ad Aca sapevano delle nostre intenzioni”. Le stesse cose sostenute da Tourre nel corso di una deposizione al Senato: “Ma davvero credete – aveva detto – che i gestori di mezzo mondo a caccia di alte commissioni e buoni rendimenti da proporre ai fondi pensione non sappiano quel che vanno a comprare?”. Pellegrini, il jolly che la Sec intendeva giocare per conquistare la giuria, non si è mosso da quella posizione. Dopo tre matrimoni, altrettanti licenziamenti e l’improvvisa fortuna (la moglie scoprì per caso al bancomat che avevano 42 milioni di dollari), resta un po’ il bambino bastian contrario che, per far dispetto ai genitori, entrambi fisici e disinteressati al denaro, decise di costruire una banca con i Lego. Alla faccia della Sec.