Alfano e il tiro al piccione di Matteo

Giuliano Ferrara

Angelino Alfano ha portato alle Camere un rapporto del capo della polizia, che non è un passante. Dal rapporto si deduce che gli organi di pubblica sicurezza, autorizzati da quattro diversi livelli della magistratura, hanno rimpatriato la moglie e la figlioletta di un oligarca kazaco fattosi politico al quale viene attribuito, non senza contestazioni, lo status di dissidente. Lo hanno fatto in tempi stretti, con modalità anomale e l’assistenza del governo di Astana e della sua ambasciata a Roma.

Leggi Alfano batte il partito di Rep. con l’aiuto del capo della poliziaNome per nome, così da Prodi in poi siamo diventati partner dei kazachi

    Angelino Alfano ha portato alle Camere un rapporto del capo della polizia, che non è un passante. Dal rapporto si deduce che gli organi di pubblica sicurezza, autorizzati da quattro diversi livelli della magistratura, hanno rimpatriato la moglie e la figlioletta di un oligarca kazaco fattosi politico al quale viene attribuito, non senza contestazioni, lo status di dissidente. Lo hanno fatto in tempi stretti, con modalità anomale e l’assistenza del governo di Astana e della sua ambasciata a Roma; si dicono convinti di aver compiuto qualcosa di ordinario e assicurano di aver fermato il flusso informativo in merito al caso al livello del gabinetto del ministro dell’Interno (il capo del gabinetto si è dimesso) e alla segreteria del dipartimento di pubblica sicurezza (il prefetto-segretario è stato proposto da Alfano per l’avvicendamento). Né il Viminale né la Farnesina né Palazzo Chigi sapevano alcunché dei risvolti gravi della storia, e dello status possibile della persona rimpatriata (la signora non aveva richiesto asilo politico essendo clandestina da circa un anno a Roma, il marito è in una complicata situazione di diritto con le autorità britanniche e risulta uccel di bosco nonostante abbia ottenuto un asilo condizionato a Londra). Tecnicamente è un 2 a 0 con il partito di Repubblica, che vuole le dimissioni di Alfano e possibilmente la crisi del governo Letta per “manifesta irresponsabilità”. Non sapere che cosa succede nella catena di comando per l’autorità politica è grave, ma se non te lo dicono, per malizia o per equivoco, e tu, sia pure con un ritardo imbarazzante rispetto all’evento, prendi misure di riforma e di sanzione, allora è un altro discorso. 2 a 0 per Alfano, dunque.

    Il sottotesto è chiaro, proprio perché indicibile. La ragion di stato governa i rapporti di Londra e di Roma con Astana e il suo regime. E’ una ragione intrinsecamente legata a rapporti economici cospicui, e strategici perché incentrati nel campo dell’energia, produzione e distribuzione. E’ dai tempi di Mattei che la questione degli idrocarburi influenza le scelte politiche italiane, nel contesto conforme occidentale, tutto. Restano dunque il diritto al sospetto, alla propaganda, al chiasso, ma le carte del ministro dell’Interno ieri alle Camere erano in regola, ed è tipico degli esecutivi che di fronte a una defaillance della burocrazia dirigente siano i ministri in carica a provvedere e mandare. Altro che dimissioni.

    Poi c’è il problema dell’accelerazione possibile della crisi di governo, intrecciata da un lato alle perplessità giudiziarie del leader della destra, che però sono in sonno da qualche tempo; e dall’altro alla situazione drammatica del Pd, dove Matteo Renzi, l’uomo che vuole il bipolarismo e anche il voto degli elettori moderati dell’altro schieramento, su queste basi complicate promette la vittoria che Bersani ha mancato. Lo fa alzando la voce, in un tour politico estivo di successo che terrorizza la nomenclatura, e induce comportamenti biforcuti nella pancia di quel partito: molti lì vogliono la botte piena del governo di larga coalizione, e la moglie ubriaca di una crisi al buio per salvarsi la faccia. 

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.