Egitto, la tattica di al Nour

Carlo Panella

La strage di ieri nella caserma della Guardia repubblicana segna una svolta decisiva della crisi egiziana e forse non sbaglia Mohammed Badie, guida spirituale della Fratellanza musulmana, nel prevedere che “il generale Abdel Fattah al Sisi trasformerà l’Egitto in una nuova Siria”. Sul piano politico, il massacro è stato provocato dalla scelta speculare di al Sisi e dei Fratelli musulmani di abbandonare la mediazione scegliendo il terreno della contrapposizione militare, nella più classica tradizione jihadista. La strage fa saltare il raccordo di Tamarrod (l’opposizione al presidente deposto, Mohammed Morsi) e di al Sisi col movimento salafita al Nour.

Peduzzi L’ansia di “Mamma America” in Egitto

    La strage di ieri nella caserma della Guardia repubblicana segna una svolta decisiva della crisi egiziana e forse non sbaglia Mohammed Badie, guida spirituale della Fratellanza musulmana, nel prevedere che “il generale Abdel Fattah al Sisi trasformerà l’Egitto in una nuova Siria”. Sul piano politico, il massacro è stato provocato dalla scelta speculare di al Sisi e dei Fratelli musulmani di abbandonare la mediazione scegliendo il terreno della contrapposizione militare, nella più classica tradizione jihadista. La strage fa saltare il raccordo di Tamarrod (l’opposizione al presidente deposto, Mohammed Morsi) e di al Sisi col movimento salafita al Nour.

    Il secondo movimento islamista egiziano (che ottenne un eccellente 24,7 per cento alle parlamentari) ha tentato di proporsi come mediatore per la trattativa con Tamarrod che Morsi ha rifiutato. Al Nour era affiancato dai piccoli partiti islamisti al Wasat e persino da al Jamaa al Islamyia, che era al governo. Younis Makhyoun, leader di al Nour, aveva compreso l’esito irreparabile dell’irrigidimento di Morsi nei confronti di Tamarrod e sette giorni fa lo ha esortato “a fare concessioni alla piazza per evitare un bagno di sangue”. Questa strategia in apparenza era molto strana, dato che al Nour, al Wasat e Jamaa al Islamyia sono su posizioni molto più dogmatiche della Fratellanza, ma è comprensibile sotto il profilo della realpolitik. Il settimanale al Ahram spiega l’inusuale intelligenza tattica dei salafiti egiziani con “l’aspirazione di al Nour di assumere il rango di primo partito islamista d’Egitto, verificata la rivalità feroce, l’acrimonia, che ha diviso i Fratelli musulmani e al Nour negli ultimi mesi, a causa della marginalizzazione di quest’ultima da ogni carica operata dalla Confraternita che ha sempre tentato di favorire scissioni nel partito rivale. Il tutto aggravato dalle divergenze  dottrinarie tra la Fratellanza e l’Appello salafita, l’organizzazione religiosa di cui Nour è il partito politico”. La ricerca di consensi nell’elettorato moderato della Fratellanza ha fatto sì che al Nour fiancheggiasse Tamarrod, ma senza partecipare alle manifestazioni, così come ha rifiutato l’ultimatum a Morsi da parte di al Sisi, concentrandosi sulla richiesta di elezioni politiche anticipate e di un referendum che decida se tenere o no presidenziali anticipate. Al Nour ha tentato di costruire una posizione intermedia tra Morsi e i liberali, nell’intento di spaccare i Fratelli musulmani. Questa strategia è stata completata da viaggi in Francia, Germania, Austria, Belgio e Spagna e dalla preparazione di visite in Russia e negli Stati Uniti per presentarsi come unico interlocutore islamista in Egitto.

    Ora la strage della Guardia nazionale ha fatto comprendere ad al Nour che nessuna mediazione è più possibile con generali che applicano la stessa politica del macello utilizzata a piazza Tahrir per difendere il regime di Mubarak. Nader Bakkar, portavoce di al Nour, ha dichiarato: “Abbiamo deciso di ritirarci immediatamente dai negoziati per la formazione del nuovo governo in risposta ai massacri; ma non resteremo in silenzio, volevamo evitare lo spargimento di sangue, ma ora ne scorre a fiumi”. Così al Sisi indebolisce Tamarrod, ricompone il fronte islamista e impedisce la formazione di un governo rappresentativo. Ma forse punta soltanto a rafforzare se stesso.

    Peduzzi L’ansia di “Mamma America” in Egitto