Sessualmente scorretto, dal containment al roll back (con paradossi)

Giuliano Ferrara

Questo articolo-manifesto di Elvira Banotti si presenta come il lungo telegramma di George Kennan, il documento strategico americano all'origine, subito dopo la Seconda guerra mondiale, delle politiche di containment del comunismo mondiale, cioè l'idea di un assedio passivo e del sabotaggio al posto del conflitto, ma in realtà è un tentativo di roll back, la controffensiva diretta, una specie di guerra di Corea, ciò che fu, per così dire, l'altra faccia della Guerra fredda. L'oggetto non è ovviamente il comunismo mondiale ma il dominio della correttezza ideologica e politica.

    Questo articolo-manifesto di Elvira Banotti si presenta come il lungo telegramma di George Kennan, il documento strategico americano all’origine, subito dopo la Seconda guerra mondiale, delle politiche di containment del comunismo mondiale, cioè l’idea di un assedio passivo e del sabotaggio al posto del conflitto, ma in realtà è un tentativo di roll back, la controffensiva diretta, una specie di guerra di Corea, ciò che fu, per così dire, l’altra faccia della Guerra fredda. L’oggetto non è ovviamente il comunismo mondiale ma il dominio della correttezza ideologica e politica. Le donne e il sesso liberato, nella concezione di Banotti, sono vittime del pensiero e della prassi dominante a carattere repressivo e neopuritano. Le assonanze con molte idee battagliere del Foglio, pur nella diversità strutturale del discorso, sono chiare. E, nel caso specifico, va sottolineata come un terreno comune la critica feroce della filosofia di Ilda Boccassini e delle culture narrative omo-orientate, schermo ideologico di una falsa liberazione della libido e della donna moderna.

    Banotti animò i gruppi di Rivolta femminile e, come vede il lettore, esige un’impostazione radicale della questione delle donne, degli uomini, del sesso, della libertà e della decenza. Senza accondiscendere alla vulgata contemporanea e alle sue trappole. Per un giornale a suo modo devoto e papista, ma non disponibile alla falsificazione della libertà, può sembrare paradossale l’adozione di queste tesi, il cui risvolto è un atteggiamento demolitorio, alla Nietzsche, della genealogia della morale e della teatralità liturgica della chiesa cattolica. Ma il paradosso dovrebbe nutrire l’intelligenza delle cose, se ben congegnato e orientato al bello e al vero.

    Ora anche a destra s’ode uno squillo di tromba superconformista, ed era scontato che succedesse. Tanto più che opportunismo politico e civile, e dottrinarismo chiesastico nel senso peggiore del termine, hanno spesso condannato la destra in Italia a un discorso inefficace, privo, anche nella difesa di tesi giuste, di quel buonumore e di quella ardimentosa razionalità laica che era l’implicito della predicazione di un Ratzinger. Spesso idee in controtendenza sono state in questo contesto avvilite a ideologia episcopalista-prefettizia, e si è fatta la guardia al bidone della secolarizzazione etica senza attenzione al tema immenso della libertà umana.

    L’idea corrente, che si diffonde per ogni dove, è però oggi questa. Una pillola esclude la dimensione procreativa dell’unirsi e libera la donna dalla schiavitù restituendole (sic) il piacere sessuale; l’aborto è una pillola avvelenata anch’esso, ormai; il divorzio ha devastato la famiglia tradizionale, come dicono le inchieste dei migliori sociologi; il palloncino sessuoprotettivo è la bandiera dell’istruzione pubblica e della profilassi universale, colorata, con i colori commerciali dei Benetton; i figli si fabbricano per ogni uso possibile, dal farmaco alla consolazione dei desideri e alle ambizioni eugenetiche di ogni specie; che cosa volete che sia a questo punto, con la strage delle bambine in Asia e dei bambini senza distinzione di genere in occidente, il matrimonio gay?

    Dominano malinconicamente l’immaginazione europea e occidentale un suicidio indecifrabile nella cattedrale, gli scontri di piazza a Parigi, l’impressione di grandi battaglie destinate alla retroguardia anche se frequentate da milioni di persone atterrite dall’idea della filiazione senza babbo né mamma. Prepariamoci tutti, senza distinzione né opposizione, a battere anche quella strada, il mariage pour tous, che alla fine è la strada della maggioranza, e sarà anche la via della maggioranza della chiesa cristiana e cattolica, visto che ciò che decide sono i numeri, anche nel panorama di un cristianesimo costruito, secondo le prescrizioni degli storici in voga oggi, come un affresco della moralità e delle devozioni private del popolo di Dio.

    Invece è bene che una minoranza, con argomenti laici e strafottenti ma anche con i suoi comprensibili patetismi, con la sua carità non dottrinaria, continui a battersi contro questa infelice idea del vivere alla carlona, dell’accoppiarsi senza significati in un delirio di cattivo romanticismo, del promettersi ma senza speranza, dell’educarsi alla diseducazione, della fabbricazione pseudolibidinosa di un mondo di desideri troppo soddisfatti per essere veri diritti di libertà.

    Come ha ricordato Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, a Silvia Ronchey sulla Stampa di sabato, “la libertà” è la cosa più misteriosa che ci sia. Il suo disvelamento nelle parole dei trasgressivi con tutto l’occorrente di cucina e il corredo di nozze e le requisitorie della pm in crociata contro le giovani donne, quelli citati nel manifesto pugnace della Elvira Banotti, è una orrenda mistificazione. Certe idee saranno minoranza, ma valgono la pena di essere concepite e del piacere, non solo intellettuale, che procurano a chi se le intesta.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.