I figli prediletti del multiculturalismo

Giulio Meotti

L'Independent, giornale mai incline alle generalizzazioni sull'islam, un anno fa ha pubblicato un dossier choc: “L'islamizzazione della Gran Bretagna”. Vi si raccontava il fenomeno impressionante dei convertiti alla religione coranica. Stando alle ricostruzioni, uno di loro, Michael Adebolajo, due giorni fa ha assassinato un soldato a Woolwich, Londra. Dopo la conversione, Michael si fa chiamare “Mujaheed”. Un mese fa un raid coordinato tra polizia e servizi segreti a Stratford, nella zona est di Londra, ha portato all'arresto di Richard Dart, un altro convertito all'islam figlio di due insegnanti. Il giovane è stato convertito da Anjem Choudary, celebre imam noto per un filmato pubblicato dal Sun.

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    L’Independent, giornale mai incline alle generalizzazioni sull’islam, un anno fa ha pubblicato un dossier choc: “L’islamizzazione della Gran Bretagna”. Vi si raccontava il fenomeno impressionante dei convertiti alla religione coranica. Stando alle ricostruzioni, uno di loro, Michael Adebolajo, due giorni fa ha assassinato un soldato a Woolwich, Londra. Dopo la conversione, Michael si fa chiamare “Mujaheed”. Un mese fa un raid coordinato tra polizia e servizi segreti a Stratford, nella zona est di Londra, ha portato all’arresto di Richard Dart, un altro convertito all’islam figlio di due insegnanti. Il giovane è stato convertito da Anjem Choudary, celebre imam noto per un filmato pubblicato dal Sun. Il giornale britannico ha mandato una squadra di reporter in incognito a una riunione di islamisti nell’East London, in occasione dell’anniversario dell’11 settembre. Choudary sostiene che un’esplosione demografica permetterà ai musulmani di prendere il controllo del paese e che questo sarà finalmente governato in base alla sharia. “L’islam è superiore e non sarà mai sorpassato. La bandiera dell’islam sarà issata a Downing Street”. L’imam è anche noto per le minacce di morte a Martin Rynja, l’editore di “The Jewel of Medina”, il saggio della giornalista americana Sherry Jones sulla vita della terza moglie di Maometto.

    Un sondaggio del gruppo interreligioso Faith Matters ha rivelato che il numero di britannici convertiti all’islam ha superato la soglia delle centomila unità, e che ci sono fino a cinquemila nuove conversioni ogni anno. Iniziò il musicista londinese Cat Stevens, alias Yousuf Islam, e proseguì Richard Reid, il terrorista che voleva far saltare in aria il volo 63 Parigi-Miami dell’American Airlines con l’esplosivo nelle scarpe e che si è convertito all’islam in una prigione inglese. Ma anche negli attentati del 7 luglio 2005 c’era un convertito, Germaine Lindsay, “un padre e un marito amorevole”. Quando si fece saltare in aria a Kings Cross, sua moglie aspettava il secondo figlio. Germaine aveva appena comprato un seggiolino auto per il bimbo. Anche la moglie di Lindsay, Samantha Lewthwaite, si è convertita all’islam e si batte con gli Shahab somali. Per il 70 per cento questi “novizi dell’islam” sono bianchi e fra i motivi addotti per la conversione molti citano “la mancanza di moralità” e “il permissivismo sessuale” della società inglese. In una trasmissione della Bbc, Dart viene filmato mentre denuncia la cultura britannica che sta diventando “più omosessuale” con “uomini che si vestono come le donne”.

    Le conversioni all’islam in Inghilterra sono aumentate di molto negli ultimi dieci anni. Prima dell’attacco alle Torri Gemelle, i convertiti erano 60 mila. Da allora sono raddoppiati. Da questo grande bacino vengono spesso i terroristi della porta accanto che sfuggono al setaccio del “profiling”: non si distinguono dai milioni di teenager che popolano il paese, se non per la barba che si lasciano crescere o il halwar kameez, il caffettano tipico dei musulmani asiatici. Gli studi hanno rilevato che la grande maggioranza delle donne convertite ha adottato l’hijab (il velo islamico) dopo la conversione. E’ un mondo che sembra volersi separare e isolare.
    Micidiali complotti terroristici contro obiettivi inglesi hanno visto spesso come protagonisti i convertiti all’islam. Come quello di Trevor Brooks, alias Abu Izzadeen, figlio di cristiani giamaicani, che tre anni fa aveva istigato il “gruppo di Birmingham” a rapire, torturare e filmare la decapitazione di un soldato inglese. Nel 2004 l’imam aveva tenuto un sermone alla moschea di Regent Park: “Colui che entra nell’esercito britannico e americano è kaffir e l’unica punizione è il taglio della testa”. Il 2 luglio 2005, cinque giorni prima che venisse sferrato l’attacco al cuore di Londra con i kamikaze, Izzadeen aveva detto: “Instillate il terrore nei cuori dei kuffar” (i non musulmani).

    Altri celebri convertiti hanno pianificato attacchi contro obiettivi inglesi, soprattutto il complotto di attacchi suicidi su aerei diretti dalla Gran Bretagna negli Stati Uniti nell’estate del 2006. Nel gruppo c’era anche Don Stewart-Shite, che avrebbe adottato il nome Abdul Waheed dopo essersi convertito al Corano, figlio di un funzionario del Partito conservatore e di una fervente cristiana metodista, mentre la sorella faceva la pubblicità per Gucci. Oppure Brian Young, ventotto anni, di origine indiana, cresciuto in una famiglia cristiana e che si converte all’islam per amore di una ragazza musulmana che aveva sposato e che gli aveva dato un figlio. I vicini lo descrivono come “un ragazzo riservato, una persona gradevole”.

    Il libretto rosso di questi convertiti si intitola “Edarat al-Wahsh”, governare in un mondo selvaggio. Auspica la creazione in Europa di “società parallele” accanto a quelle già esistenti, “sotto gli stessi occhi delle autorità, come società segrete con le proprie regole, valori e forze”. Devono costituirsi robuste minoranze musulmane, inziando a “dare alle zone dove i musulmani vivono un’apparenza chiaramente islamica”, imponendo speciali stili di abbigliamento alle donne e barbe agli uomini e la costruzione di minareti. Poi si comincierà a imporre la sharia, come già avviene con ottanta corti. Queste “zone selvagge”, come le chiama l’opuscolo, offriranno la copertura per il jihad. L’obiettivo è far sì che l’“infedele” esca di casa ogni mattina con la paura di non rientrarci più. I non musulmani alla fine si sottometteranno: “L’occidente non ha lo stomaco per una lunga battaglia”.

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    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.