Contro i moralizzatori a 5 stelle. Modesta difesa dello spirito corruttibile

Federico Tarquini

“La politica come la morale hanno smentito il punto di partenza con il punto d’arrivo, le loro opinioni con la loro condotta, o la loro condotta con le loro opinioni. Non c’è stata logica, nel governo, come nei singoli. Per questo non esiste più morale”. Ad ascoltare le parole offerte lunedì da Napolitano sul fanatismo delle “campagne moralizzatrici” non possono non tornare in mente le famose righe con cui Honoré de Balzac, nel suo “Illusioni perdute”, ha reso visibile una parte oscura del potere e della politica, quella più aderente alla volubilità degli spiriti umani, trasmettendo ai suoi lettori una lectio magistralis sui costumi correnti all’epoca della Restaurazione.

Rizzini Occupare stanca, e i grillini l’hanno capito già prima di cominciare

    “La politica come la morale hanno smentito il punto di partenza con il punto d’arrivo, le loro opinioni con la loro condotta, o la loro condotta con le loro opinioni. Non c’è stata logica, nel governo, come nei singoli. Per questo non esiste più morale”. Ad ascoltare le parole offerte lunedì da Napolitano sul fanatismo delle “campagne moralizzatrici” non possono non tornare in mente le famose righe con cui Honoré de Balzac, nel suo “Illusioni perdute”, ha reso visibile una parte oscura del potere e della politica, quella più aderente alla volubilità degli spiriti umani, trasmettendo ai suoi lettori una lectio magistralis sui costumi correnti all’epoca della Restaurazione.  I costumi, già. A quanto si apprende dalle cronache di questi giorni la rivendicazione di “costumi buoni”, fortunatamente non ancora della buon costume, è una delle lame più affilate con cui il Movimento 5 stelle vorrebbe affettare il ventre della Casta. Aspirazione lodevole. Ma ciò che difetta ai tanti “cittadini” che hanno occupato gli scranni in Parlamento è quella capacità balzachiana di ripassare la storia, e comprendere gli aspetti ambigui e inevitabili del potere. Come se non fosse ovvio che le piccole e grandi corruzioni che il potere esige dagli spiriti ambiziosi non sono semplicemente disfunzione del sistema, ma al contrario parte costituzionale del sistema stesso. La tesi è scandalosa, eppure per far politica è necessario, nei limiti del lecito e della legalità, corrompersi e saper corrompere, altrimenti si è condannati a un immobile ascetismo. Finendo per essere, in quel caso sì, veramente antipolitici.

    Nel periodo post elettorale il 5 stelle sembra preoccuparsi principalmente di scongiurare qualsiasi contatto con gli appestati della politica italiana. Questa particolare ipocondria si avvera nei tanti niet che i grillini ripetono agli organi d’informazione, grandi untori, e agli altri partiti politici, pericolosissimi agenti patogeni. Tutto ciò, ci mancherebbe, per preservare la propria integrità fisica e morale. In realtà la vera malattia che ciclicamente ci colpisce è questa escrescenza di moralismo senza se e senza ma che conduce alle retoriche negative del magna magna e a quelle piccole inquisizioni da retrobottega. Al contrario i migliori governanti che l’occidente ha prodotto sono spesso stati dei cinici di professione, talvolta traditori degli alleati, e sempre alfieri d’interessi di parte, che però a tempo debito hanno saputo essere mediatori, conciliatori, protettori del bene comune, insomma uomini di stato. Con queste affermazioni non si vuole mettere in valore la corruzione tout court. Guai!

    Eppure per comprendere tale problema pare opportuno riflettere anche sulle conseguenze che l’ideologizzazione del suo speculare opposto, l’incorruttibilità, possono generare in un campo con regole e costumi particolarissimi come quello della politica. Insomma: ci vuole molto per capire che è necessario compromettersi per fare politica? Il concetto che qui si vuole affermare è che il buon governo sa giocare sul limite che divide l’arte della mediazione dalla deriva della corruzione. Il cuore della politica, d’altro canto, è sempre la relazione tra persone, e mai la salvaguardia della morale individuale. Pertanto colui che interpreta al meglio il mandato politico è sempre un uomo che conosce il peccato perché qualche volta è stato peccatore. D’altronde, come ricordato da Balzac, gli uomini di spirito, gli ambiziosi e le persone di successo sanno adattarsi al costume del luogo e alla moda del tempo, rispettandone le regole e mettendo in atto strategie adatte al contesto. Conoscono insomma il mondo perché ne sono stati corrotti. Ebbene, cari grillini, vi consigliamo di riflettere su queste virtù.
    Nel mondo in cui siete entrati, quello del potere mondano, diverso da quello della piazza, serve il physique du rôle per camminare lungo la propria strada, e talvolta una spiccata inclinazione verso l’azzardo per non sbagliare gioco. Aprendovi al mondo, per quanto osceno possa essere, forse perderete  integrità e illusioni, ma solo così potrete dimostrare quanto e se valete.

    Rizzini Occupare stanca, e i grillini l’hanno capito già prima di cominciare