Cortesie per i boia

Stefano Di Michele

Si sa, è primavera, ma loro come fogliame d’autunno stanno: tremuli e provvisori. Così, invece di darsi una regolata, i politici si danno l’ennesima zappata sui piedi – o più prosaici (utili?) calci altrove. E’ che sono vanitosi, i poveretti, terribilmente vanitosi, insopportabilmente vanitosi. Pur di apparire tutto fanno: torte in faccia in televisione, canto e ballo, si fanno intervistare da gente con costumi coperti di soldi, si fanno urlare in coro da tre tipini, dopo aver risposto a certe domande, “questa è proprio una ca…, una vera cazza…, una gigantesca strepitosa cazzata!”.

    Si sa, è primavera, ma loro come fogliame d’autunno stanno: tremuli e provvisori. Così, invece di darsi una regolata, i politici si danno l’ennesima zappata sui piedi – o più prosaici (utili?) calci altrove. E’ che sono vanitosi, i poveretti, terribilmente vanitosi, insopportabilmente vanitosi. Pur di apparire – la vanità stessa impedisce di avvertire il danno che causa loro proprio il mostrarsi – tutto fanno: torte in faccia in televisione, canto e ballo, si fanno intervistare da gente con costumi coperti di soldi, si fanno urlare in coro da tre tipini (a televisiva sfottente indignazione, un po’ grillini antemarcia e un po’ sorcini post Renato Zero), dopo aver risposto a certe domande, “questa è proprio una ca…, una vera cazza…, una gigantesca strepitosa cazzata!”, e giù risate, così da essere scorticati e sfottuti, e quasi sempre in silenzio restano, senza pelle e senza fiato e un po’ pure senza vergogna – il farsi prendere per il culo come necessario viatico per l’accettabilità sociale. Oppure finte interviste con certe figuracce da sprofondare per la vergogna – fatte apposta per farli calare nel ridicolo, e loro nel ridicolo si rotolano beati, con improbabili successive giustificazioni: andavo di fretta, non avevo capito, mi sono spiegato male… Sarà che hanno la coda di paglia, i politici. Sarà che molti sanno che poco valgono, e il loro poco valore è spendibile forse solo sul mercato del cazzeggio. Sarà che l’aria che tira questo dice: se vuoi sembrare un politico serio davanti al popolo, un po’ buffone per il popolo ti devi fare.

    Bisogna avere una certa considerazione di sé – considerazione di sé che onestamente non sempre si vede, e non meno onestamente non sempre si pretende – per sottrarsi a questo aggrovigliarsi dove la rassegnazione (ma solo in minima parte) va sottobraccio a vanità sconfinata e insensata. Si attrezza il politico di media caratura a patetiche cortesie per la gogna che gli toccherà, per l’abile boia mediatico che lo massacrerà – derisione che autoingannandosi spaccerà poi per popolarità: un patetico simpatico. Il misero contentino, nell’èra in cui a un politico non viene riservata la centesima parte della considerazione e del rispetto che toccano a un calciatore discotecaro, a un giornalista pataccaro, a un’attricetta che inciampa persino su “Il pranzo è servito!”. Cane spesso da bastonare (e non sempre a torto da bastonare), che come bestia rassegnata la schiena offre al bastone e intanto grato lecca la mano che il nodoso randello tiene. Adesso si segnalano due nuovi programmi – entrambi con scenografia da barberia, a buona metafora: sapone negli occhi, rasoio sulla gola. Nel primo, “Shampoo per tutti”, su TgCom24 Luigi Galluzzo e Massimiliano Lenzi si pongono il seguente quesito – tra la politologia e la tricologia: “Barba o capelli? Meglio lo shampoo, e laviamo la testa alla politica italiana”, tutto si svolge presso il capace barbiere Mario, a due passi dalla Camera, con i politici pronti a farsi insaponare e massaggiare il cuoio capelluto, così i due baldissimi cronisti “laveranno la testa” ai nuovi arrivati – sistematizzando l’inedita figura dello sciampista ammonitore. Poi c’è “Reputescion”, su La3, condotto da Andrea Scanzi del Fatto, di suo un po’ prezzemolino ma sempre vibrante. Dove l’intento è valutare “personaggi di spicco del mondo della politica, ecc. ecc.”, su “base scientifica”, cribbio!, “quanto vali sul Web” – se fosse mai possibile farsi una reputazione sul Web. Così, felici, il capo porgono i cittadini politici: sperando nell’altrui pietà, e forse poco fidandosi di qualche loro qualità.