A rischio gli aiuti europei

Cipro si ribella alla “lezione morale” Ue, così l'emergenza non finisce

David Carretta

Bruxelles. La zona euro è di nuovo in stato di emergenza, dopo che il Parlamento di Cipro ieri si è ribellato al “prelievo di stabilità” sui depositi bancari, chiesto dall’Eurogruppo in cambio di un prestito da 10 miliardi di euro. Il governo di Nicosia aveva escluso i depositi sotto i 20 mila euro, mantenendo il prelievo al 6,75 per cento per quelli sotto i 100 mila euro e al 9,99 per cento per quelli superiori. Ma non è bastato ai parlamentari ciprioti che, pronti ad assumersi il rischio di una bancarotta e un’uscita dall’euro, hanno bocciato il prelievo con 36 “no” e 19 astensioni. Il presidente Nicos Anastasiades aveva ammesso di non avere la maggioranza per una misura “considerata ingiusta”.

    Bruxelles. La zona euro è di nuovo in stato di emergenza, dopo che il Parlamento di Cipro ieri si è ribellato al “prelievo di stabilità” sui depositi bancari, chiesto dall’Eurogruppo in cambio di un prestito da 10 miliardi di euro. Il governo di Nicosia aveva escluso i depositi sotto i 20 mila euro, mantenendo il prelievo al 6,75 per cento per quelli sotto i 100 mila euro e al 9,99 per cento per quelli superiori. Ma non è bastato ai parlamentari ciprioti che, pronti ad assumersi il rischio di una bancarotta e un’uscita dall’euro, hanno bocciato il prelievo con 36 “no” e 19 astensioni. Il presidente Nicos Anastasiades aveva ammesso di non avere la maggioranza per una misura “considerata ingiusta”. Il ministro delle Finanze, Michael Sarris, è volato a Mosca per chiedere aiuto alla Russia. Quello della Difesa, Fotis Fotiou, ha evocato un “piano B”. Ma, senza i 5,8 miliardi del prelievo sui depositi, Cipro non avrà alcun aiuto, ha avvertito il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem.

    Fuori dall’isola c’è chi tira un sospiro dopo la bocciatura del prelievo. La maggior parte degli analisti concordano: la decisione di toccare i depositi bancari – compresi quelli sotto i 100 mila euro, garantiti contro il fallimento di una banca – può avere ripercussioni sistemiche sul resto della zona euro, provocando una fuga di capitali dai paesi in difficoltà. Violando un tabù, la moneta unica ha scelto il salto nel vuoto, come con la passeggiata del duo Merkel-Sarkozy sulla spiaggia di Deauville, che nel 2010 aprì le porte alla ristrutturazione del debito della Grecia e alla fine della sacralità dei titoli pubblici emessi nella zona euro. All’epoca il contagio a Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia fu immediato. Per rassicurare i mercati, ieri Dijsselbloem ha promesso che il prelievo forzoso non si ripeterà in altri paesi. Eppure qualche voce si è alzata per dire che il “raid” su Cipro è giusto non solo contro l’azzardo morale, ma anche semplicemente per la morale.
    Secondo Simon Nixon, analista del Wall Street Journal, il bailout cipriota avrebbe potuto essere ricordato come “un passo decisivo” per uscire dalla crisi. “L’accordo segna una vittoria dell’approccio tedesco”. L’azzardo morale è sempre stato nel mirino di Berlino: chi ha investito male i suoi soldi in titoli pubblici o privati deve subirne le conseguenze. “Una risposta alla crisi fondata sulla ristrutturazione dei debiti – dei governi o delle banche – alla fine ha più possibilità di riportare i bilanci pubblici e delle banche in una posizione sostenibile”, ha spiegato Nixon. La stessa Commissione, quando ha proposto il “bail-in” come metodo per salvare le banche, ha previsto di far pagare obbligazionisti, azionisti e “depositanti ricchi”, prima di un intervento dello stato con la sua garanzia sui depositi fino a 100 mila euro. Su Cipro la “preferenza della Troika era chiaramente di un prelievo limitato ai depositi sopra i 100 mila euro”, dice al Foglio una fonte Ue. Ma il presidente Nicos Anastasiades si è opposto per evitare di veder fuggire i grandi investitori – innanzitutto russi – con un prelievo del 15,3 per cento.

    Più tasse, per non spremere i russi
    Nei corridoi comunitari, anche la morale viene usata per giustificare l’esperimento cipriota. L’isola è diventata la Svizzera del Mediterraneo, grazie al suo status di mezzo paradiso fiscale offshore. Le sue banche contano 68 miliardi di depositi, di cui 38 miliardi sopra i 100 mila euro. Gli oligarchi russi hanno contributo massicciamente a creare una bolla finanziaria che vale otto volte il pil. Il Guardian ha elencato alcune delle vittime dell’esproprio europeo: il magnate russo dell’acciaio Alexander Abramov; il norvegese John Fredriksen che ha fatto fortuna esportando il petrolio degli ayatollah durante la guerra Iran-Iraq; il re israeliano dei casino online Teddy Sagi. Nemmeno i britannici che hanno deciso di godersi la pensione sotto il sole cipriota ci rimetterebbero più di tanto. Negli ultimi cinque anni gli interessi sui depositi hanno reso il 24 per cento, più del doppio che in Germania. Con un prelievo al 6,75 per cento, i correntisti con meno di 100 mila euro perderebbero poco più di un anno di interessi. L’alternativa sarebbe una durissima cura di austerità alla greca: taglio di pensioni, stipendi e servizi pubblici, aumento delle tasse, recessione prolungata. “C’è un’altra alternativa: l’uscita dall’euro”, ricordano a Bruxelles: un pericolo sistemico che rischia di travolgere tutti e che solo i parlamentari ciprioti hanno deciso di correre.