Perché scaviamo nella novità di oggi: la democrazia a trazione elitaria

Giuliano Ferrara

Lo sforzo che facciamo è quello non già di parteggiare per la democrazia, per la sovranità che appartiene al popolo, per la Costituzione, il che sarebbe banale o almeno inutilmente encomiastico: no, vogliamo descrivere un tema, che si è preso il proscenio senza dubbio, ma anche in uno stato di stuporosa omissione, nessuno che ne rifletta, che ne parli in modo sufficientemente aperto.

Leggi Un democratico riluttante - La semidemocrazia di Monti: parla Gardels - Evviva i tecnocrati! Parla Goulard - L’areopago delle elite di Marco Valerio Lo Prete

    Al direttore - Utile, il resoconto di Marco Valerio Lo Prete, apparso sul Foglio,  della presentazione del libro scritto a quattro mani da Mario Monti e Sylvie Goulard in tema di “élite”. La discussione si è aggirata sul rapporto tra élite tecnocratiche e democrazia: un rapporto sentito, mi pare di aver compreso, se non come conflittuale certo non di omogeneità conseguenziaria. Sembra che oggi sia necessario far posto a élite – variamente tecnocratiche, meritocratiche – accantonando un po’, se non scalzando, i processi democratici. Io credo che questa visione sia equivoca e pericolosa, oltre che non nuova: i miei ricordi risalgono fino alle giovanili letture dei Pareto, Mosca, Michels. Quest’ultimo temeva la deriva delle democrazie verso élite oligarchiche: puntuale, arrivò il fascismo italiano ed europeo. Mi pare strano che nel dibattito di questi giorni – il dibattito generale, non quello specifico sul libro di Monti – non si sia visto un parallelo pericolo, e ci si rifugi nell’invocare l’arrivo (da dove? dal cielo?) di élite tecnocratiche e simili. Il ragionamento è viziato da una cecità di fondo. Non è che la democrazia va corretta ed equilibrata con nuove élite a essa estranee, quanto invece è necessario raddrizzare e far funzionare la democrazia, fuori dalla quale non vi è nulla di auspicabile. La salvezza dalle crisi attuali non può venire da oligarchie elitarie, ma dal combattere il pericolo costituito – di sicuro in Italia, tanto per dire – da una partitocrazia che sta uccidendo (o ha già ucciso) lo stato di diritto, nocciolo di ogni democrazia. Cordialmente
    Angiolo Bandinelli

    Lo sforzo che facciamo, e le invenzioni e investigazioni giornalistiche di Lo Prete rendono l’opera possibile, è quello non già di parteggiare per la democrazia, per la sovranità che appartiene al popolo, per la Costituzione, il che sarebbe banale o almeno inutilmente encomiastico, roba da apologetica repubblicana che va benissimo se affidata alla comicità corriva di un imbonitore, e all’accento insapore e flebile di chi segue il mainstream politico: no, vogliamo descrivere un tema, che si è preso il proscenio senza dubbio, ma anche in uno stato di stuporosa omissione, nessuno che ne rifletta, che ne parli in modo sufficientemente aperto. Allora. L’offerta cosiddetta politica consiste oggi di un polo riformista nel senso della vecchia cultura della sinistra socialdemocratica; di un polo diciamo così populista democratico, nel senso di Berlusconi e della sua riscoperta di antichi e sfolgoranti toni di campagna elettorale e ideologica; e di una cosa che non è il Terzo Polo, non è un nuovo partito, ma si configura come una aggregazione di centristi intorno a una “scelta civica”, cioè a liste non politiche vagliate da consulenti del governo, intestate alla responsabilità di un premier non eletto, di un senatore nominato a vita dall’alto, e questo nel quadro di un consapevole ed energico appello a considerare, perfino con Norberto Bobbio, che la democrazia senza competenze, senza élite, non significa molto. E’ un fatto, nuovo, di cui discutere, senza rispolverare soltanto luoghi comuni.

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    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.