Il governo francese e la laicità a tutti i costi che passa per la scuola

Giulio Meotti

A Parigi il ministro dell’Istruzione, Vincent Peillon, autore di un saggio dal titolo emblematico “La Rivoluzione francese non è finita”, va avanti con la sua rifondazione della scuola. Dopo la decisione di portare nelle aule l’“ora di morale laica”, arriva adesso la “carta della laicità”, una sorta di abbecedario ideologico secolarista da appendere in ogni scuola. Il documento – che dovrebbe aprirsi con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 e con la citazione della legge del 1905 sulla separazione della chiesa e dello stato – sarà messo a punto nelle prossime settimane.

    A Parigi il ministro dell’Istruzione, Vincent Peillon, autore di un saggio dal titolo emblematico “La Rivoluzione francese non è finita”, va avanti con la sua rifondazione della scuola. Dopo la decisione di portare nelle aule l’“ora di morale laica”, arriva adesso la “carta della laicità”, una sorta di abbecedario ideologico secolarista da appendere in ogni scuola. Il documento – che dovrebbe aprirsi con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789 e con la citazione della legge del 1905 sulla separazione della chiesa e dello stato – sarà messo a punto nelle prossime settimane.
    Per distinguersi dalla “laïcité positive” dell’ex presidente Nicolas Sarkozy (mutuata sul modello americano di religione civile) e la “laïcité identitaire” di Marine Le Pen (“la morale laica è la morale che viene dalla religione cristiana”), Peillon sta promuovendo un progetto di “laïcité d’opposition”, una laicità militante e aggressiva. L’idea di una carta laica da appendere negli edifici scolastici riprende un progetto del 2007 dell’allora premier Dominique de Villepin, che lanciò un “vademecum del buon cittadino laico”. Nella visione di Peillon e Hollande è la scuola, molto più che la famiglia, il luogo dove inculcare i valori della République. Vivien Hoch ha appena pubblicato un libro su Peillon “profeta di una religione laica” e facitore di una “trasformazione progressista” della società. Secondo il teologo Xavier Lacroix, Peillon intende portare nelle scuole “un’etica minimalista”. Non più la vecchia educazione civica, ma qualcosa di “più ampio”, che si pone come obiettivo la “costruzione del cittadino”.

    Un progetto che piace ai francesi (secondo il Point, il novanta per cento approva l’iniziativa). Le organizzazioni cattoliche, già sul piede di guerra per l’introduzione del matrimonio gay in Francia, sono all’attacco del progetto scolastico, che nelle parole del ministro Peillon deve aiutare “a distinguere il bene e il male, comprendere i propri diritti, ma soprattutto i propri doveri, cogliere l’importanza delle virtù e dei valori”. E se il predecessore di Peillon al ministero, Luc Chatel, paragona la morale laica a scuola alla concezione di scuola che aveva il maresciallo Pétain, il filosofo François Ewald scrive che nel progetto di Peillon la scuola, di totalitaria memoria, deve “forgiare un nuovo essere”. In nessun altro paese democratico ci si era mai posti infatti l’obiettivo dell’adesione dei cittadini alla laicità. Il parlamentare e filosofo Christian Vanneste è ancora più duro: “Il governo intende costringere gli uomini a essere liberi. I giacobini sono tornati”. Ma la scuola di Peillon non piace molto neppure al Monde, l’organo progressista di Francia, che in un intervento dei filosofi Fabienne Brugère e Guillaume le Blanc ha scritto che la morale laica “fa eco a una concezione vecchia della nazione e dell’identità”. Nella bozza di Peillon si parla di una lotta “contro ogni genere di determinismo”, famigliare, etnico, sociale, intellettuale. La “pedagogia della laicità” dovrebbe essere esposta in classe perché i ragazzi imparino “ciò che rende una vita felice o buona”. Allo studio c’è anche una precedente proposta dell’allora ministro dell’Educazione, Valérie Pécresse, ovvero un “diploma” sulla laicità.

    Nei giorni scorsi il ministro dell’Interno, Manuel Valls, anche lui autore di un libro sulla laicità, ha annunciato che il governo, tramite i prefetti, terrà sotto osservazione i gruppi sospetti di “patologia religiosa”, ovvero islamisti, ebrei, ortodossi e cattolici militanti. “In questo progetto di estremismo secolarista si compara in modo fraudolento una scelta di vita con atti terroristici e criminali”, ha risposto la giornalista francese di Present, Jeanne Smits. Da ultima c’è anche l’istituzione di un “Osservatorio nazionale sulla laicità”, come annunciato dal presidente Hollande. Un vecchio progetto voluto ma mai realizzato da Jacques Chirac. E intanto una bella inchiesta del Figaro elenca le materie scolastiche che nel calderone comunitario di Francia sono diventate impossibili da insegnare agli alunni: le crociate, la Shoah, l’evoluzionismo, la storia d’Israele o la guerra d’Algeria.

    • Giulio Meotti
    • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.