Il cabaret 2012 di Grillo ci ha rimbecillito e divertito. Adesso sipario

Giuliano Ferrara

Sono contento che Grillo abbia confessato di essere un vecchio attore annoiato che ha scelto la politica come un nuovo, eccitante e chiassoso spartito per la recita dell'ultima commedia, luci della ribalta accese su un estremo cabaret, Calvero style. Avevo segnalato questa circostanza esistenziale in tv e sul Foglio, mi sembrava di averla azzeccata, le cazzate anche divertenti del comico genovese avevano il sapore della moglie molto giovane, dell'avventura alla caccia di stimoli in un'epoca di serenità obbligata e monotona.

    Sono contento che Grillo abbia confessato di essere un vecchio attore annoiato che ha scelto la politica come un nuovo, eccitante e chiassoso spartito per la recita dell'ultima commedia, luci della ribalta accese su un estremo cabaret, Calvero style. Avevo segnalato questa circostanza esistenziale in tv e sul Foglio, mi sembrava di averla azzeccata, le cazzate anche divertenti del comico genovese avevano il sapore della moglie molto giovane, dell'avventura alla caccia di stimoli in un'epoca di serenità obbligata e monotona. Grillo ha detto in un recente comizio, poco prima di gettarsi dal palco in braccio al suo pubblico, che non voleva finire in pantofole, non voleva finire la sua vita senza aver fatto questa specie di rivoluzione che consiste nel rimbecillire ulteriormente l'opinione pubblica, già parecchio infantilizzata dal nostro amato Berlusconi e dalle procedure extrademocratiche, tutorie, a balia, scelte per combattere la crisi, e farla sua a colpi di vaffanculo e altre logoclastie non proprio impeccabili ma efficienti.

    Quanti voti gli diamo, allo scampato pensionato? L'offerta gli dice male, ormai. Berlusconi non fu, come lui, destinato a guidare in condominio con un Casaleggio da sballo apocalittico una pattuglia di minoranza settaria: si presentò come la cuoca di Lenin che ambiva direttamente alla guida dello stato, e quasi quasi lo ha estinto, lo stato, come voleva fare teoricamente il bolscevico a stare ai suoi pamphlet politici. Bersani è duro da smantellare, perché in una sua primaria di quartiere si mobilita più democrazia di movimento che in tutte le piazze vaffanculate da Grillo. Anche con Monti butta male. Gli puoi dare dell'energumeno anticostituzionale, la definizione passa, ma l'hashtag #tornaacasamonti è una scopiazzatura di tienimidacontoMonti, meno sorprendente e meno musicale, eppoi Monti realizza quel certo bisogno di protezione che Grillo voleva paradossalmente incarnare con i suoi deliri sull'economia e sull'euro, naturalmente al contrario. Continuo a pensare che un buon numero di cretini e di giocherelloni voterà Grillo, perché l'ottusità è parte del dna umano, è radicata, e anche una certa tendenza al gioco, perfino intelligente e sapida, fa parte della nostra storia genetica. Ma “un buon numero” non vuol dire quello sfracello che si prevedeva con molta corrività nelle settimane scorse in tutte le testate e le tv commerciali. Al dunque lo spettro della pantofola potrebbe riapparire, come testimonianza di declino, sull'orizzonte di quel testone leonino e di quell'oratore brillante, polmonare, imbroglione. Il 2012 comunque lui se l'è preso, è l'anno in cui abbiamo contemperato tante cose anche troppo serie con una poco seria ma amabilmente truffaldina, divertente, divagante, cioè la politica di Grillo. Vediamo se il 2013 si getterà tra le sue braccia: ne dubito. Auguri a tutti e a tutte (come si dice tra i liberal sensibili agli auguri di genere).

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.