Che cosa cambia con Monti in corsa per le politiche, alla testa di una lista centrista?

Giuliano Ferrara

Che cosa cambia con Mario Monti in corsa per le politiche, alla testa di una lista centrista? Parecchio. Intanto la prevedibile affermazione del Pd e dei suoi alleati trova in teoria un argine politico serio; c’è ora un interlocutore difficile, un “estraneo” molto diverso dai tecnici puri del prodismo-d’alemismo come Ciampi e Padoa-Schioppa, con cui trattare la formazione del governo, la sua guida, il suo programma, e la carica di capo dello stato: di questo parla il fastidio di Massimo D’Alema, il suo strambo veto “morale” alla investitura democratica di Monti e dei suoi.

    Anticipiamo stralci dell'editoriale di Giuliano Ferrara che sarà pubblicato nel Foglio di domani.

    Che cosa cambia con Mario Monti in corsa per le politiche, alla testa di una lista centrista? Parecchio. Intanto la prevedibile affermazione del Pd e dei suoi alleati trova in teoria un argine politico serio; c’è ora un interlocutore difficile, un “estraneo” molto diverso dai tecnici puri del prodismo-d’alemismo come Ciampi e Padoa-Schioppa, con cui trattare la formazione del governo, la sua guida, il suo programma, e la carica di capo dello stato: di questo parla il fastidio di Massimo D’Alema, il suo strambo veto “morale” alla investitura democratica di Monti e dei suoi. Berlusconi, Grillo e la Lega avranno campo libero in quella che si annuncia come una disgraziata rincorsa demagogica antifiscale e antieuropea, sempre suscettibile di trovare qualche robusto consenso ma oggi sulla carta anacronistica. Vedremo. Dipenderà tutto dalla capacità di persuasione dal basso di una proposta politica e di programma che fino ad ora è stata convincente (con riserve) ma solo dall’alto, formalizzata come una necessità imposta dalle circostanze e da “color che sanno e possono”. Bisogna anche vedere la ricettività popolare della faccenda. […]

    Monti in politica che cerca voti è comunque una nuova anomalia. […] Insomma, l’anomalia è in questo: il sistema dei partiti non è rinato a tanti anni dalla sua morte nei primi anni Novanta, quello bipolare e di alternativa fondato sulle coalizioni costruite intorno alla funzione carismatica dei leader si è impantanato e dissolto, e ora un uomo che sembrava destinato alla terzietà, alla cultura di governo e alla prefigurazione ideologica europea, una specie di Jean Monnet, di cattolico liberale aperto al mercato e al marchio sociale dell’economia capitalistica, fa una scelta di coalizione, dunque si schiera, e prova a rilanciare dal basso quel che era nato dall’alto.

    […] Ora c’è una novità assoluta da osservare: un centro un po’ più robusto del solito è una cosa tutto sommato minore, un progetto di consenso e di coalizione sociale guidato da un portavoce della borghesia industriale e finanziaria ostile alla concertazione, e sostenuto da Sergio Marchionne, è un’altra cosa, forse anche più interessante.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.