Ora il flop di Grillo non è più solo una mia fissazione

Giuliano Ferrara

Quando dicevo che Grillo è un pallone gonfiato, e che le sue performance sono un flop, e che in Sicilia il suo candidato è arrivato terzo, tutti a darmi addosso e a prendermi in giro. Ora che ha fatto in rete le sue primarie, e con tutta l’assistenza della setta astrologica casaleggiana ha raccolto meno partecipanti di quanti ne abbia raccolti a pagamento e muovendo le gambe il Tabacci del Pd, ora il suo flop con molta circospezione lo riconoscono in parecchi. Bene. Confermo rispettosamente e in tutta modestia. Grillo è un attore comico con difetti ma bravo, popolare, persuasivo, divertente. E’ un uomo impegnato da sempre in iperboli civili e politiche.

Leggi Faccia da Grillo di Marianna Rizzini

    Quando dicevo che Grillo è un pallone gonfiato, e che le sue performance sono un flop, e che in Sicilia il suo candidato è arrivato terzo, tutti a darmi addosso e a prendermi in giro. Ora che ha fatto in rete le sue primarie, e con tutta l’assistenza della setta astrologica casaleggiana ha raccolto meno partecipanti di quanti ne abbia raccolti a pagamento e muovendo le gambe il Tabacci del Pd, ora il suo flop con molta circospezione lo riconoscono in parecchi. Bene.

    Confermo rispettosamente e in tutta modestia. Grillo è un attore comico con difetti ma bravo, popolare, persuasivo, divertente. E’ un uomo impegnato da sempre in iperboli civili e politiche. Ha trovato nella trivialità e nella più sofisticata pretesa di innovazione, il vaffanculo in rete e in piazza con una dose massiccia di utopismi ecologici e apocalittici, la sua più recente misura di tribuno censore di un ceto politico indebolito dalle campagne contro la casta e dai suoi stessi comportamenti abulici, dalle sue debolezze, dalla piccola e grande corruttela che lo circonda. La sua vera forza, come quella dei magistrati e dei moralisti insinceri, banali, ottimisti, sta nella complicità dei media. Grillo ha creato il nulla dal nulla, e le televisioni e i giornali celebrano da tempo il nulla con toni apologetici, basta guardare al caso Saviano, sicché vanno per la maggiore le parolacce, gli sbuffi di sorriso, le intemerate cazzone, gli show e le nuotate, il finto schierarsi contro tutto e tutti, i toni da difensore civico della moltitudine impotente derubata dal sistema, tutto questo apparato retorico estremamente prevedibile, tipico delle fasi di crisi, populista senza costrutto e senza senso, potenza di fuoco antidemocratica, linguaggio squadristico molto italiano, italianissimo.

    Ma è ovviamente un fuoco fatuo, che solo a essere ipocriti si può trattare con rispetto contegnoso, considerazione politologica. Ora arriva quel furbetto di Benigni, che gioca la carta della Costituzione e dell’unità, e noi scemetti patriottici ci commuoveremo con gli stessi riflessi che ci portano alla distruttiva e belluina prospettiva indicata da Grillo nei suoi comiziacci da cabaret nichilista, però nella direzione inversa. Vedrete che non resisterà alla tentazione di sputare su Benigni nazionalpopolare, supremo rilegittimatore delle istituzioni nello show di regime del 17 dicembre su Raiuno, e lo spettacolo della sua furia sarà gustoso.

    Grillo è un Calvero annoiato, malinconico, alla fine anche molto simpatico perché in rivolta contro sé stesso, che corre un’avventura perdente, fatta di equivoci presto in via di dissoluzione, e può prendere tanti voti inutili, ma solo in un turbine di imbecillità particolarmente evidente dal fatto che quei pochi seguaci in rete, quella pletora di dementi che si sono candidati via video, sono sottomessi alla protezione dell’ala marciante della stupidità settaria, la Casaleggio e associati, quindi senza prospettiva, come dimostrano i casi vari che hanno già sputtanato quella gioiosa macchina da guerra. Via, alla fine per quanto in politica si possa lavorare molto di pancia, un po’ di cervello e di cultura servono, e da quelle parti, checché ne dica il sussiegoso autore televisivo Serra, c’è solo sottocultura.

    • Giuliano Ferrara Fondatore
    • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.