L'ultimo Lutero

Paolo Rodari

Helmut Schüller, “il nuovo Martin Lutero” come lo chiamano in Austria, non è più “monsignore”. Il Vaticano, infatti, gli ha revocato il titolo onorifico di “cappellano di Sua Santità” che deteneva anche a motivo della sua azione come vicario generale a fianco del primate d’Austria, il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, e l’ha fatto tornare semplice prete. E’ l’ultimo atto, simbolico e proprio per questo più significativo, di una battaglia a colpi bassi che si stanno scambiando il Vaticano e la Pfarrer-Initiative.

    Helmut Schüller, “il nuovo Martin Lutero” come lo chiamano in Austria, non è più “monsignore”. Il Vaticano, infatti, gli ha revocato il titolo onorifico di “cappellano di Sua Santità” che deteneva anche a motivo della sua azione come vicario generale a fianco del primate d’Austria, il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, e l’ha fatto tornare semplice prete. E’ l’ultimo atto, simbolico e proprio per questo più significativo, di una battaglia a colpi bassi che si stanno scambiando il Vaticano e la Pfarrer-Initiative. Guidata da Schüller, l’associazione di preti dissidenti austriaci lotta da tempo per riformare la chiesa cattolica chiedendo, a furia di petizioni e chiamate alla rivolta, l’abolizione del celibato ecclesiastico, l’ammissione delle donne all’ordinazione sacerdotale, un maggior peso dei fedeli e del clero locale nella scelta dei vescovi, la richiesta di un ruolo attivo dei laici in campo liturgico, nella predicazione e nell’eucaristia.

    L’azione del Vaticano arriva a poche ore da un annuncio che ha disturbato molto le gerarchie. Schüller, davanti alla stampa tedesca, ha detto pochi giorni fa che nel 2013 convocherà in Germania un raduno mondiale di preti dissidenti. Movimenti analoghi a quello austriaco sono nati nei principali paesi europei, negli Stati Uniti e in Australia. Dice, infatti, Schüller che i problemi sollevati dalla Pfarrer-Initiative non riguardano soltanto “pochi parroci austriaci” anche perché “non sono problemi tipicamente europei”. Per questo “è utile continuare a mettersi in rete”.

    Quella di queste ore non è la prima iniziativa del Vaticano. Il cerchio attorno a Schüller si è già stretto nei mesi scorsi. E’ stato in particolare Schönborn, nell’estate scorsa, a chiedere ai ribelli in una lettera pubblicata nell’edizione estiva del periodico Thema Kirche di abbassare i toni e di tornare all’obbedienza. Ma risposte significative, di fatto, ancora non sono arrivate. Anzi, Peter Paul Kaspar, cappellano dell’Accademia e degli artisti di Linz, uno dei leader della Pfarrer-Initiative, ha scritto una contro-lettera al cardinale citando il caso di un giovane omosessuale eletto nel consiglio pastorale di Stützenhofen per il quale in molti hanno chiesto le dimissioni. Kaspar ha presentato questo caso come un esempio di disobbedienza, o meglio di obbedienza alla propria coscienza invece che alle leggi romane. Ma la linea del Papa è chiara e non cambierà in futuro: la disobbedienza non è la via giusta per riformare la chiesa, perché si rischia, invece, di trasformarla “secondo i nostri desideri e le nostre idee”.