La vittoria di Hamas

Carlo Panella

Ahmet Davutoglu, ministro degli Esteri della Turchia, in lacrime in una corsia dell’ospedale di Gaza: è la foto che campeggiava ieri sulle prime pagine dei media musulmani e nulla come questo scatto mostra la vittoria politica che Hamas ha sinora conseguito con la sua offensiva di razzi contro Israele. Per la prima volta, attorno e dietro all’avventurismo jihadista di Hamas si è schierato non soltanto il mondo arabo ma anche il più grande e potente stato musulmano del Mediterraneo.

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    Ahmet Davutoglu, ministro degli Esteri della Turchia, in lacrime in una corsia dell’ospedale di Gaza: è la foto che campeggiava ieri sulle prime pagine dei media musulmani e nulla come questo scatto mostra la vittoria politica che Hamas ha sinora conseguito con la sua offensiva di razzi contro Israele. Per la prima volta, attorno e dietro all’avventurismo jihadista di Hamas si è schierato non soltanto il mondo arabo (dieci ministri degli Esteri della Lega araba si sono recati, quasi in pellegrinaggio, a Gaza in questi giorni) ma anche il più grande e potente stato musulmano del Mediterraneo, che di Israele, fino a quattro anni fa, era fedele alleato: la Turchia. Nel 2008, le critiche di Ankara e dei paesi arabi a Israele erano state soltanto verbali e Hamas subì l’operazione Piombo fuso a Gaza in un sostanziale isolamento nel mondo arabo-musulmano. L’attentato di ieri a Tel Aviv, rivendicato dalle Brigate al Aqsa di Fatah e dal Jihad islamico, dimostra che l’aggressività bellicosa di Hamas è riuscita a mettere in difficoltà Abu Mazen, già costretto a coprirla a malincuore: Hamas “esercita egemonia” sui suoi uomini. A questo rafforzamento di Hamas, Israele contrappone una vittoria militare: ha colpito e ucciso dall’aria tre “generali” di Hamas, ha distrutto i depositi di armi e razzi e Iron Dome ha dimostrato di essere efficiente. Israele ha smosso dall’apatia Barack Obama, che ha riconosciuto il diritto di Gerusalemme di rispondere con le armi ai razzi lanciati da Gaza e ora preme sul presidente egiziano, Mohammed Morsi, perché si dimostri disposto a tessere una mediazione efficace a lungo termine.

    Israele può sperare di ottenere, nei prossimi giorni, una garanzia egiziana e internazionale sulla cessazione del lancio dei razzi da Gaza. Se vi riuscisse, il dividendo politico sinora acquisito da Hamas scemerebbe, di molto. Ma al momento il cessate il fuoco assomiglia all’ennesima “hudna”, la tradizionale tregua islamica, e Hamas ha celebrato la sua vittoria “militare e politica” in conferenza stampa ieri sera.

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