Confindustriali improduttivi ma iperattivi nel caos elettorale

Alberto Brambilla

Ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha affermato che il governo tecnico ha “esaurito il suo compito”, dubbioso su cosa accadrà è preoccupato perché l’incertezza politica incide sulle scelte di famiglie e investitori.  Eppure c’è un po’ di Confindustria dappertutto nel rimescolamento politico italiano, mentre sembra fallito l’approccio conciliante con la Cgil inaugurato da Squinzi stesso.

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    Roma. Ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha affermato che il governo tecnico ha “esaurito il suo compito”, dubbioso su cosa accadrà è preoccupato perché l’incertezza politica incide sulle scelte di famiglie e investitori.  Eppure c’è un po’ di Confindustria dappertutto nel rimescolamento politico italiano, mentre sembra fallito l’approccio conciliante con la Cgil inaugurato da Squinzi stesso. L’abbraccio tra lui e la segretaria Susanna Camusso è un ricordo cancellato dalla lunga trattativa sulla produttività che sembra arrivata al dunque con un’intesa separata (la Uil ha confermato ieri che firmerà). Il governo ha convocato le parti sociali firmatarie per mercoledì prossimo. Una contraria e contrariata Camusso chiede però che il confronto prosegua: il testo “non è condivisibile”. Strappo che segna una pausa nella concertazione avviata da Squinzi. Impostazione questa che scontenta alcuni imprenditori (allergici alla fraternizzazione col sindacato) che di ciò si lamentano spesso in camera caritatis con Alberto Bombassei, presidente di Brembo, sconfitto nell’elezione per la presidenza di Confindustria da Squinzi. Le categorie “squinziani” e “bombasseiani”, i due cartelli elettorali per la corsa al vertice, sono anacronistiche dato il contesto: in un’associazione composta da diverse anime con simpatie variegate, gli ex, gli esponenti di spicco e gli effettivi di Confindustria adesso consigliano, presenziano, o cercano un ruolo nella caotica scena politica nazionale. Sabato scorso l’ex numero uno di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, si è posto a capo di un movimento trasversale utile a coagulare consenso elettorale per dare una “casa” al presidente del Consiglio, Mario Monti, affinché decida di correre per un secondo mandato. In prima fila alla convention romana c’era Bombassei (seduto vicino al sindacalista della Cisl, Raffaele Bonanni, e l’economista di ItaliaFutura Nicola Rossi).

    Nessun discorso  né dichiarazioni ufficiali. E a quanto pare, spiegano dal suo entourage, nessuna velleità politica per ora: “E’ una persona con cui Montezemolo ha lavorato bene e c’è una stretta amicizia, punto”, dicono al Foglio. Il balzo potrebbe invece farlo Emma Marcegaglia, molto concentrata sulle attività dell’azienda e la famiglia ma orientata verso l’Udc. Anche lei ex numero uno di Confindustria, è stata cooptata alla convention del partito di Pier Ferdinando Casini a Chianciano Terme, l’8 settembre scorso. La platea l’aveva già acclamata segretario al posto di Lorenzo Cesa. Se dovesse rispettare la “best practice” inclusa nello statuto della Confindustria siciliana – da lei elogiata pubblicamente – non dovrebbe assumere incarichi politici per almeno tre anni da quando ha lasciato la carica confindustriale (era il 25 maggio 2012). Eppure da Casini c’era. E’ stata corteggiata anche dal movimento Fermare il declino (Fid). Ma qui il legame con Viale dell’Astronomia diventa molto sfumato. Fid è guidato da Oscar Giannino, giornalista di Radio24 (edita dal Gruppo 24 Ore controllato da Confindustria). Punta agli italiani indecisi e delusi per presentarsi alle prossime elezioni regionali di Lombardia (senza allearsi con il Pdl, notizia di ieri), Lazio, Friuli Venezia Giulia, e forse alle politiche. All’inaugurazione romana del Fid, l’ex direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, ha parlato dal palco di un’economia da “sburocratizzare” ed è stato uno dei primi 250 firmatari del manifesto. Fuori da Fid, ma sempre a livello regionale, nel Lazio, indiscrezioni danno per possibile candidato alla presidenza Aurelio Regina, vicepresidente di Confindustria (nominato da Squinzi). Le voci si sprecano al punto che è stato soprannominato “Aurelio Regione”. Dalla sua cerchia più stretta arrivano smentite. Anche perché nel caso dovrebbe lasciare la carica confindustriale appena acquisita.

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    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.