Sotto le gonne dell'establishment

William Ward

A Scotland Yard e nelle altre sedi regionali della polizia regna il più grande imbarazzo sul caso del grande intrattenitore e filantropo, Sir Jimmy Savile, ora mostrificato come pedofilo. E lo scandlo varca anche l’oceano, oltre a coinvolgere establishment, reali e Rupert Murdoch, reduce dai suoi guai in terra britannica. Nel migliore di casi la polizia fa la figura dei fessi che non hanno capito a tempo debito quello che succedeva, ma per quanto riguarda alcuni responsabili aleggia di peggio: il sospetto di collusione e di corruzione da parte di Sir Jimmy, che nel suo attico di Leeds amava ricevere i massimi esponenti della polizia.

    Londra. A Scotland Yard e nelle altre sedi regionali della polizia regna il più grande imbarazzo sul caso del grande intrattenitore e filantropo, Sir Jimmy Savile, ora mostrificato come pedofilo. E lo scandlo varca anche l’oceano, oltre a coinvolgere establishment, reali e Rupert Murdoch, reduce dai suoi guai in terra britannica. Nel migliore di casi la polizia fa la figura dei fessi che non hanno capito a tempo debito quello che succedeva, ma per quanto riguarda alcuni responsabili aleggia di peggio: il sospetto di collusione e di corruzione da parte di Sir Jimmy, che nel suo attico di Leeds amava ricevere i massimi esponenti della polizia. Ma al settimo piano di Broadcasting House, la celebre sede in stile Art Deco della Bbc a Langham Place, nel pieno centro di Londra, sono forse ancora più agitati, e si respira un’atmosfera preoccupata, che potrebbe far sospettare un estremo “cover up”, il silenziamento di alcuni protagonisti, nel tentativo di proteggere almeno i nomi più importanti.

    Per il momento, l’unica figura ad aver pagato un prezzo alto è Peter Rippon, il direttore di Newsnight, l’ammiraglio dell’approfondimento delle news, il cui anchorman Jeremy Paxman è il più feroce intervistatore dell’intera corporation. Rippon aveva preso la decisione di sopprimere un lungo servizio di denuncia contro Savile nel dicembre scorso, e ad avergli dato l’ok era l’allora capo delle news della Bbc, George Entwhistle, che da un mese ne è il nuovo direttore generale (scelta voluta fortemente dal potentissimo Lord Patten, l’ex governatore di Hong Kong, tuttora rettore dell’Università di Oxford e da un anno nuovo presidente dell’ente radiotelevisivo britannico).

    A Rippon, per ora sospeso dall’incarico, è stato vietato di parlare con i media, comprensibilmente curiosi di ascoltare la sua versione dei fatti. Secondo il Daily Telegraph, il motivo che aveva convinto a suo tempo Rippon a insabbiare il servizio scottante su Savile era la scarsa fiducia nei giovani redattori che l’avevano preparato. Data la natura del dossier, la decisione può essere stata dettata da normale prudenza; che però, con il senno di poi, rasenta “la connivenza con gli interessi aziendali” a scapito del dovere di informare. Nella catena di comando verticale c’è nel mirino il nuovo direttore generale George Entwhistle, che ha già fatto una pessima figura davanti alla commissione media del Parlamento, la settimana scorsa: perché, come responsabile delle news, non si era interessato al dossier, ma aveva invece deciso in “solo dieci secondi” di non approfondire il caso.

    Tutte le testate del gruppo News International di Murdoch – il Times e il Sunday Times, il tabloid Sun e il Sun on Sunday – gongolano. Hanno buon gioco nell’evidenziare ogni particolare del duplice caso (la dabbenaggine del principe Carlo è particolarmente gustosa per l’anti Windsor Rupert Murdoch) e non perdono l’occasione di una rivincita per le ripetute umilazioni subite dall’ora soppresso News of the World, dai suoi executive e dai suoi vari direttori e inviati, a causa della scandalo delle intercettazioni telefoniche. Ma fanno impressione soprattutto la rabbia e l’indignazione espresse dalle altre testate di centro destra, arcirivali del gruppo Murdoch: il Daily e Sunday Telegraph, il Daily Mail e la sua edizione domenicale, il Mail on Sunday, il serale londinese Evening Standard, e il Daily e Sunday Express. Giornali che in passato sono state molto indulgenti con il simpatico Sir Jimmy Savile, ma che nei confronti della Bbc, hanno spesso avuto da ridire.

    Le loro posizioni critiche nei confronti della “Zietta Bbc” (detta “Aunty”, zia, per atteggiamenti considerati troppo paternalistici) nascono dalla critica verso le sue opinioni politiche e culturali appiattite sul “liberal consensus” (quell’insieme di convinzioni e pregiudizi tipico delle “chattering classes” benestanti delle “Home Counties”, spesso definite “radical chic”) nonostante lo statuto che da ottant’anni imporrebbe solennemente alla Bbc un’assoluta neutralità su tutte le questioni controverse; ma, da almeno quindici anni, il risentimento verso la Bbc è soprattutto di natura finanziaria. Come emittente di stato, riceve annualmente diversi miliardi di sterline attraverso il canone (più di duecento sterline) e ha avuto il permesso del governo di espandersi nel mondo della rete, dove ora gode di un’egemonia assoluta rispetto ai suoi rivali cartacei. Persino le testate di carta di sinistra, il Guardian, l’Observer e l’Independent – e poi, il neutrale Financial Times – non hanno potuto limitarsi a una difesa d’ufficio dei loro fratelli e sorelle nascosti sotto le ampie gonne di Aunty Bbc; anche loro stavolta sono stati assai critici con Broadcasting House per via del mancato rigore editoriale e aziendale nei confronti del “mostro” Savile. Molte voci autorevoli a Londra adesso chiedono la testa di Lord Patten, George Entwistle e di diversi altri dirigenti meno noti: colpevoli non solo di omertà e collusione, ma anche perché “tipici – ha scritto sul Telegraph l’autorevole columnist Peter Osborne – di quella casta di persone elitarie, arroganti, presuntuose, autoreferenziali e mentalmente chiuse, indifferenti verso le persone normali e sprezzanti nei confronti dei valori morali di chi non la pensa come loro. E Patten è il peggiore di tutti”.

    A rendere la pena della Bbc una cosa planetaria, si è unita all’anatema un’altra testata liberal di influenza mondiale, il New York Times, che sta seguendo la vicenda Savile-Bbc con spirito di vero protagoni- smo. Non solo perché si vanta di pubblicare “All the News that’s fit to print”, ma anche perché in questi tempi dominati sempre di più da Internet, sia il canale Bbc America sia il sito online della Bbc stanno rubando audience nel ricco e benestante bacino dei liberal statunitensi. C’è anche dell’altro. A metà novembre dovrebbe partire il mandato del nuovo Chief Executive del New York Times, Mark Thompson, fino a qualche mese fa direttore generale della Bbc. Preferito a tutti i rivali americani per il know-how acquisito nell’operazione di espansione on line della Bbc, tanto criticata dai rivali in patria quanto ammirata all’estero. Thompson era il dg al tempo del “cover up” (pardon, dell’accantonamento) dei dossier sul pedofilo Savile, ma in re- centi interviste ha raccontato versioni piuttosto contraddittorie dell’accaduto. Al Times di Murdoch ha detto che “si era formato l’impressione che il dossier su Savile fosse di natura criminale”, mentre al Times americano ha detto “di non avere avuto la minima idea di nulla”. Al Nyt, sia Margaret Sullivan, “public editor” (ombudsman), sia il columnist Joe Nocera si sono chiesti in due diversi articoli se una figura appa- rentemente compromessa come Thompson fosse ancora “fit” – adatta – a gestire il New York Times: “Mark Thompson emerge ora come una persona “willfully – volutamente – ignorante” alla Bbc. Questo ci fa riflettere: che diavolo di Chief Executive del New York Times potrebbe essere?”.