Nate Silver è la star dei sondaggisti con il mandato di rassicuratore-in-chief degli obamiani

Matteo Matzuzzi

Tutti i sondaggisti dicono che le elezioni presidenziali di martedì prossimo sono incerte, che la vittoria si deciderà per una manciata di voti in pochi e selezionati stati. I grandi network vivisezionano le mappe dell’Ohio per capire se peserà di più il voto degli operai del settore automobilistico di Toledo o di quelli del carbone delle aree orientali. Studi sofisticati spiegano che per indovinare chi andrà alla Casa Bianca per i prossimi quattro anni basta tenere d’occhio tre contee dello stato, cartina di tornasole degli umori della nazione. C’è un uomo, però, che non è d’accordo.

    Roma. Tutti i sondaggisti dicono che le elezioni presidenziali di martedì prossimo sono incerte, che la vittoria si deciderà per una manciata di voti in pochi e selezionati stati. I grandi network vivisezionano le mappe dell’Ohio per capire se peserà di più il voto degli operai del settore automobilistico di Toledo o di quelli del carbone delle aree orientali. Studi sofisticati spiegano che per indovinare chi andrà alla Casa Bianca per i prossimi quattro anni basta tenere d’occhio tre contee dello stato, cartina di tornasole degli umori della nazione. C’è un uomo, però, che non è d’accordo. Per lui, alla fine, Barack Obama la spunterà con un distacco di circa 60 grandi elettori sul rivale repubblicano Mitt Romney. Non una vittoria epocale né landslide: una rielezione tranquilla.
    E’ Nate Silver, trentaquattrenne statistico laureatosi all’Università di Chicago, diventato celebre per aver previsto correttamente, quattro anni fa, l’esito delle elezioni presidenziali in 49 stati su 50. Sbagliò soltanto l’Indiana, che assegnò a John McCain quando invece anche lì vinse il candidato democratico, anche se con un margine dell’1 per cento. Sempre nel 2008, Silver indovinò il risultato di tutte e trentacinque le sfide per i seggi al Senato in palio quell’anno. Da allora è diventato un guru, il mago dei numeri capace di capire dove va il paese.

    Lo fa con un modello matematico, dice. Basta prendere i sondaggi che quotidianamente vengono pubblicati sia a livello nazionale sia nei singoli stati, soppesarli in base al coefficiente di accuratezza, eliminare quelli troppo partigiani e calcolarne la media. Non su un giorno soltanto, però, ma su più giorni, in modo da stemperare i “bounce”, i rimbalzi, delle convention e gli effetti immediati (e spesso dirompenti) dei dibattiti. Il suo blog FiveThirtyEight – ospitato dal New York Times – è diventato il rifugio per i democratici in cerca di rassicurazioni: nonostante i sondaggi di Rasmussen continuino a segnalare che il momentum di Romney non è mai finito, e che anzi l’ex governatore del Massachusetts intravede il traguardo, Silver dice che Obama ha il 77 per cento delle possibilità di farcela. I conservatori non ci stanno, e c’è già chi profetizza una “one-term celebrity” per colui che John Cassidy sul New Yorker ha definito “l’astrologo della politica” americana. Se Romney vincerà, per Silver sarà la fine, ha scritto Dylan Byers su Politico. David Brooks, sul New York Times, si mostra scettico, dice che non si può ridurre la politica a mera conta algebrica, che è impossibile entrare nella testa di milioni di americani e capire le loro intenzioni e come reagiscono agli eventi fluidi e continui della campagna elettorale. Nate Silver reagisce alle critiche tirando fuori ancora una volta i numeri: “Dire che Romney ha il venticinque o il venti per cento di possibilità di vincere non significa dire che non può vincere”.

    Queste spiegazioni non bastano all’ala più dura del conservatorismo americano, quella rappresentata da UnSkewed polls, il sito che si ripromette di svelare il grande imbroglio liberal che vuole nascondere la realtà delle cose, e cioè che Romney è avanti di quasi otto punti sul presidente uscente. Il fondatore del sito, Dean Chambers, ha scritto un editoriale per denunciare l’inattendibilità di Nate Silver, che “con quella statura così minuta e quella voce così flebile” non va preso sul serio. E poi, dice Chambers, “è troppo effeminato per analizzare i sondaggi”. Il titolare di FiveThirtyEight ci scherza su, commenta divertito su Twitter le accuse rabbiose di chi contesta le sue previsioni. D’altronde i suoi modelli non sono improvvisati: ha iniziato nel 2003 studiando le prestazioni dei giocatori di baseball della Major League, quindi si è buttato sulla politica firmando le sue ricerche con lo pseudonimo “Poblano”, mantenuto fino al 2008, quando ha rivelato ai lettori la sua vera identità. Ha scritto un libro (appena pubblicato) diventato presto un bestseller. Pluripremiato come titolare del “miglior blog politico” d’America, Silver rassicura chi lo vede come il megafono di Obama: “Dopotutto il modello dà ancora possibilità a Romney di vincere”.

    • Matteo Matzuzzi
    • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.